AGI - Il vino naturale è davvero migliore? Se lo chiede il New York Times, sottolineando come il genere sia tra i più apprezzati del momento perché gli vengono associate alcune caratteristiche di minor impatto sul fisico, come meno mal di testa, inesistenti postumi da sbornia, nessun problema intestinale, alcuna sensazione di disidratazione.
Che la percezione, però, corrisponda al vero non è assolutamente dimostrabile scientificamente, anche se il fatto di bere una bevanda definita “naturale” può apparire che sia più sana. Ma è davvero così o si tratta solo di marketing?
Per rispondere all’interrogativo, il Times sostiene che prima di tutto bisogna esser d'accordo su ciò di cui si parla: a differenza dei prodotti con l'etichetta biologica certificata, “che devono aderire a una serie chiara e regolamentata di requisiti”, il vino naturale “è nel migliore dei casi il risultato di un insieme di principi” soggettivi e buone intensioni: come utilizzare uve da agricoltura biologica; non aggiungere il lievito né modificare i livelli d’acidità durante la fermentazione, non filtrare il prodotto finale per conservarne sapori e microbi, non aggiungere solfiti.
Secondo Anita Oberholster, esperta del settore dell'uva e del vino a presso l'Università della California a Davis, il termine “naturale” non è regolamentato, perciò quando un'azienda dice che sta vendendo vino naturale, “è impossibile sapere cosa stia effettivamente affermando". Uno degli argomenti ricorrenti è che i vini convenzionali possono essere carichi di pesticidi tossici, mentre i vini naturali - coltivati utilizzando pratiche di viticoltura biologica - non lo sono, ma secondo Oberholster, tutto il vino venduto negli Usa, convenzionale o meno, può contenere solo quantità infinitesimali di residui di pesticidi, dunque “i livelli sono molto al di sotto di qualsiasi cosa possa avere un impatto sulla salute umana”, pertanto non si hanno prove che esposizioni così piccole ai pesticidi possano influire sulla salute. Come non c’è alcuna prova che la sbornia “naturale” sia meno grave.
Idem per i solfiti: “A meno che non si sia tra quel 2 e il 3% che soffre di intolleranza ai solfiti, l'esposizione a quelli legalmente consentiti non influirà negativamente sulla salute”, sostiene Amarat Simonne, professore di sicurezza alimentare all'Università della Florida che ne ha studiato gli effetti. Come la convinzione che migliorerebbe la salute dell’intestino e che il rosso potrebbe avere benefici effetti digestivi. Nulla di dimostrato o dimostrabile.
Come comportarsi, allora? Scrive il Times: “Indipendentemente da come viene prodotto, il vino – o qualsiasi bevanda alcolica – può causare danni significativi”. E i pochi studi che sostengono che un consumo moderato di vino può dare alcuni benefici, come il miglioramento della salute del cuore o l'abbassamento del colesterolo, non sono approdati a conclusioni certe, ma i rischi per la salute, come cancro, ipertensione, malattie cardiache, ictus, malattie del fegato e demenza, solo per citarne alcuni, “sono numerosi e ben documentati” invece.
In conclusione? “Se piace il sapore del vino naturale o si vuole aderire all'agricoltura sostenibile, allora bevetelo”, scrive il quotidiano newyorkese, “ma potrebbe anche non esser salutare”, avverte.