AGI - La moda? “È senza confini”. Ecco perché Edward Enninful, il caporedattore di origini ghanesi dell’edizione britannica di Vogue tende a rendere i media - e il mondo - un luogo più accoglienti. Il suo schema, emerso negli ultimi cinque anni, da quando ricopre la carica anche di direttore editoriale europeo di Condè Nast, è stato questo: ogni volta che esce un nuovo numero della rivista, essa diventa immediatamente una parte dello zeitgest, lo spirito del tempo e e di quello culturale: la copertina spesso diventa virale e le immagini interne vengono condivise e ricondivise in continuazione sui social media.
La sua rubrica mensile catalizza 1,3 milioni di follower su Instagram, precisa il New York Times dedicandogli un ritratto.
Certo, molto dipende anche dall’immagine e da chi c’è in copertina, se c sono celebrità o modelli della nuova generazione africana, ma un fatto è certo: dal 2017 British Vogue è diventata la rivista di moda da non perdere.
Il segreto? Lo racconta nel libro di memoria “Un uomo visibile” da poco in libreria, nel quale dopo aver accompagnato il lettori attraverso il racconto della sua infanzia in Ghana (la gioia di sfogliare le riviste Ebony, Jet e Time nel parrucchiere di sua zia: “Era un grosso problema in Ghana comprare riviste americane"), esprime anche alcuni concetti della sua filosofia editoriale: nel 2017, British Vogue "aveva indebolito il suo tono creativo, parlando quasi esclusivamente ad un gruppo residuo britannico di classe medio-alta", scrive. “La rivista mi è sembrata come se si stesse allontanando sempre più dal cuore pulsante del paese, per non parlare del mondo in generale. Non pensavo riflettesse la Gran Bretagna che conoscevo e di cui mi sentivo parte”.
E secondo il Times “questa Gran Bretagna è quella che celebra la diversità della sua gente, qualcosa per cui Enninful ha lavorato al fine di mettere in evidenza, non solo a British Vogue ma durante i suoi tre decenni nella moda, un settore che descrive come ‘senza confini’”. Perciò iiconosce che quando è arrivato a Vogue ha smesso “di ribellarsi alla moda commerciale, accettando di farne parte”.
Tuttavia, ora “il suo impegno per l'inclusività, per ritrarre un mondo reale e accogliente per coloro che sono stati precedentemente esclusi, non è mai svanito. ‘Sono diventato noto allo staff come 'il ragazzo che spara le ragazze nere'", scrive, "il che è piuttosto riduttivo, ma per me andava bene se almeno significava più donne di colore in copertina e lungo le pagine".
In definitiva, annota in conclusione il Times, “Un uomo visibile” parla di “una vita nel mondo dei media e della moda, ma parla anche di un uomo dalle molte identità che trova la sua voce in un mondo che non ha sempre voluto ascoltarla. Ed Enninful, alla fine, “rende quel mondo un posto più bello e accogliente di come l'ha trovato lui”.