O ltre un miliardo di tonnellate di cibo buttato ogni anno, a tanto ammonta lo spreco alimentare nel mondo. Per combattere questa piaga, c’è chi ha inventato un app, Olio, che mette in contatto possessori di cibo ‘indesiderato’ con chi invece quello stesso cibo lo accetta volentieri. E’ un modo per andare a toccare il problema dritto al cuore, lì nelle case dove con facilità si butta invece di condividere e regalare.
Lo spreco alimentare costa 165 miliardi di dollari all’anno alle famiglie americane
Negli Stati Uniti lo spreco alimentare costa alle famiglie 165 miliardi di dollari, in Gran Bretagna mediamente la perdita è di circa 700 sterline all’anno per famiglia, mentre in Italia il Food Sustainability Index della Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition evidenziava come il consumatore finale arriva a gettare una media di 110,5 chilogrammi di cibo all’anno.
Il funzionamento è semplice: si prende l’alimento che non si vuole, gli si fa una foto e lo si posta dando istruzioni per il recupero. Si vengono così a creare anche dei legami con la comunità circostante, un modo per conoscersi. Per non parlare di bar e panifici che possono smaltire l’invenduto della giornata senza sprecare.
Dal trasloco (con il frigo pieno) al lancio dell’app nel 2015
Una rivoluzione partita nel 2015 da Tessa Cook, figlia di un produttore di latticini dello Yorkshire, insieme a Saasha Celestial-One, nata in una famiglia hippy dell’Iowa, che ha condiviso il progetto fin da subito con entusiasmo. Tutto è nato banalmente da un trasloco: Tessa doveva lasciare a casa ma si è accorta di avere il frigo pieno di cibo che sarebbe finito nella spazzatura. Lo ha preso e ha cominciato a fare il giro del vicinato per regalarlo: un’impresa.
Lì ha capito che si poteva fare qualcosa e ha coinvolto una vecchia amica di Stanford, Saasha: “Sono cresciuta in maniera frugale: quando vedo le persone buttare roba perfettamente buona esco pazza”, ha raccontato.
Da allora, l’app è stata scaricata oltre 180mila volte, ha ‘guadagnato’ 11mila volontari e oltre 207mila persone l’hanno usata, facendo sì che venissero ‘salvati’ 254.164 prodotti. Il vero scoglio è riuscire ad aggregare quante più persone possibili in una stessa area, in modo da facilitare la condivisione. Funziona molto bene negli Stati Uniti, in Svezia e a Londra, e ha collaborato anche con le catene inglesi di supermarket Sainsbury’s e Morrison’s in iniziative per ridurre lo spreco alimentare.
E non deve per forza trattarsi di un’iniziativa caritevole fine a se stessa: per le due fondatrici di Olio, il profitto non è in conflitto con la natura sociale del progetto. L’idea è di guadagnare rivolgendosi a chi vuole un accesso prioritario alle liste di cibo e aggiungendo annunci. Senza dimenticare lo scopo primario: “Il nostro obiettivo ambizioso è che centinaia di milioni di persone in tutto il mondo usino Olio per condividere le nostre risorse più preziose invece che buttarle nella spazzatura”.