R oma - Addio agli autografi, ora anche la fama di un Vip si cattura con un selfie. Per intere generazioni l'autografo ha avvicinato la star al suo ammiratore, il campione al tifoso, la celebrità all'uomo comune. Bastava una penna e un pezzo di carta, un pallone o una maglietta per strappare una firma e portarsi a casa un pizzico di fama del Vip di turno. Si spingeva e si sgomitava tra la folla di fan pur di ottenere l'autografo della star amata e poi soddisfatti lo si conservava come cimelio da esibire ad amici e parenti in occasioni importanti. Ma ormai questo souvenir è andato in soffitta soppiantato dal selfie, la foto col cellulare, la testimonianza elettronica che cancella la parola scritta. "Gli autografi non vengono più richiesti,", conferma Pippo Baudo, "oggi i fan vogliono un documento più sostanzioso e la foto testimonia un contatto diretto con il personaggio famoso. Da me vengono sia persone giovani che più mature e tutti vogliono un selfie. Ciò che più mi meraviglia sono i molti bambini che mi chiedono una foto, credo che mi abbiano visto in qualche vecchio filmato visto che da tempo non faccio spettacoli in televisione".
I vantaggi del selfie sono numerosi: più rapidità, più soddisfazione (accanto alla star ci siamo proprio noi, nessuno può dubitare dell'autenticità) e più condivisione, in pochi secondi è subito in rete per l'invidia degli amici. Una testimonianza tecnologica che non sbiadirà con gli anni, con l'unica preoccupazione di venire bene in quello scatto non ripetibile. Per il Vip il selfie offre quanto meno il vantaggio di risparmiarsi i crampi alle dita degli autografi in batteria. E qualche volta può essere anche una grande soddisfazione, come racconta l'attrice Anna Foglietta, reduce dal successo del film 'Perfetti Sconosciuti'. "Ques'anno al Giffoni Film Festival penso di aver fatto circa 300 selfie in mezz'ora, ed è stato emozionante vedere questi ragazzi pieni di entusiasmo che desideravano fare una foto con me. L'immagine a differenza dell'autografo lascia un ricordo più forte e più vivo e il fan diventa il protagonista insieme al Vip".
Il primo selfie risale agli inizi del XX secolo, quando Anastasia Nikolaevna, granduchessa russa, con la sua Kodak Brownie si fece un autoscatto allo specchio. Oggi scattare un selfie e postarlo su social media è diventata una vera e propria mania e la parola, ormai di uso comune, è stata anche scelta come termine dell’anno 2013 dalla Oxford Dictonary. Nel linguaggio dei giovani spesso viene declinata in base alla situazione e allo scopo dello scatto. Si parla di hairfie se si vogliono mettere in risalto i capelli, belfie se è il lato b a farla da padrone, welfie se lo scatto è stato fatto in ufficio e drelfie se si vuole condividere una bevuta tra amici. I numeri record dei selfie, complici le fotocamere sugli schermi degli smartphone e i social network, hanno messo in evidenza delle caratteristiche comuni: nella maggior parte dei casi si vede il braccio che sostiene lo smartphone o lo scatto viene fatto allo specchio. I luoghi preferiti sono le camere da letto o gli specchi dei bagni e spesso i protagonisti non guardano nell'obiettivo.