AGI - Un tiro alla fune tra diritto alla privacy e tecnologia. ChatGPT al centro di una prova di forza delle piattaforme – in questo caso OpenAI – che puntano a esercitare il proprio potere sugli Stati approfittando di una mancata coesione a livello europeo.
Un vero e proprio braccio di ferro, tra Garante della privacy e il software di intelligenza artificiale che rischia di penalizzare le imprese italiane. Questa l’analisi di Stefano Epifani, presidente della Fondazione sostenibilità digitale dopo la decisione di OpenAI di sospendere ChatGPT in Italia dopo l’istruttoria aperta dal Garante per la raccolta considerata “illecita” di dati personali.
“Il Garante ha alzato la voce - osserva l’esperto conversando con l’AGI - e OpenAI ha tirato un pugno. Nel merito il Garante ha fatto bene ad alzare la voce ma nel metodo c’erano strade più efficaci tipo mettersi d’accordo prima con gli altri garanti europei e scegliere una strada condivisa”.
Per Epifani la scelta da parte di OpenAI di bloccare fin da subito l’accesso alla piattaforma “punta a fare pressione sul nostro Paese. Potevano aspettare 20 giorni invece hanno salutato l’Italia dopo poche ore”. E il pressing è soprattutto sull’Autorità italiana. “Il garante in questo momento è sottoposto a una pressione fortissima. Le piattaforme in questo momento si fanno forte della divisione europea. Invece bisognerebbe avere la forza di mettersi d’accordo. L’Europa, a confronto con gli altri blocchi mondiali, è un minestrone che però se messo insieme pesa tanto. La legge sulla privacy europea è una delle più avanzate al mondo e anche negli Usa la stanno prendendo come modello”.
Intanto il presidente della Fondazione sostenibilità digitale avvisa sui possibili rischi per il sistema Italia legato alla tecnologia di ChatGPT. Se questo blocco dovesse estendersi anche all’Application programming interface (API) “potrebbe creare uno svantaggio competitivo per le aziende che lavorano sulle applicazioni legate a questo tipo di intelligenza artificiale”.
Insomma la tecnologia legata alla ChatGPT, utilizzata in Italia da milioni di persone, non riguarda solamente studenti che la ‘sfruttano’ per i compiti in classe ma è legata ad un intero settore attivo ad esempio sulla stesura dei codici o aziende editoriali che lavorano sulla parte testuale. “Il vero tema - questa l'analisi di Epifani - è di tipo politico sociale: la scelta è se pesa di più la privacy o la necessità di correre sul tema dell’innovazione. Gli irrigidimenti rischiano di essere dannosi perché portano solo ad una polarizzazione e non a soluzioni condivise”