AGI - Da quando Elon Musk ha acquisito la proprietà di Twitter, alcuni dei suoi utenti sono migrati su Mastodon, una piattaforma social alternativa che vanta circa 4,5 milioni di account. Lo segnala il New York Times, secondo cui Mastodon oggi è la piattaforma più popolare.
Ma cos’è il cosiddetto “mastodonte”? Lanciato nel 2016 dallo sviluppatore di software Eugen Rochko, Mastodon si descrive come una "piattaforma di social media decentralizzata e open source gratuita" che punta ad essere una “valida alternativa a Twitter”.
Mutua il suo nome da “un parente estinto” di mammut ed elefante mentre il suo software “è stato sviluppato da Mastodon gGmbH”, un’organizzazione no-profit tedesca guidata sempre dallo stesso Rochko.
Essere open source, scrive il Times, significa che il codice sorgente originale di Mastodon “è disponibile pubblicamente e può essere ridistribuito e modificato” per cui “le persone possono contribuire al codice alla base di Mastodon trovando e correggendo bug, aggiungendo nuove funzionalità e traducendo la sua interfaccia in diverse lingue”.
Tant’è che “chiunque può creare la propria versione di Mastodon, con regole che si applicano solo a quella versione” dalle persone che ne fanno uso.
Ma in cosa differenzia Mastodon da Twitter? Il Times scrive che “Twitter è un unico social network, il che significa che le persone si iscrivono e condividono i contenuti solo su Twitter” mentre “Mastodon è una piattaforma federata, il che significa che è una raccolta di social network che si collegano tra loro ma sono di proprietà di persone o gruppi diversi”.
Poi, a differenza di Twitter, “Mastodon presenta i post in ordine cronologico, anziché in base a un algoritmo”, non ha pubblicità ed “è in gran parte finanziato in crowdfunding”, ovvero “la maggior parte dei server sono finanziati dalle persone che li utilizzano”, tramite Patreon, piattaforma di servizi di abbonamento spesso utilizzata dai creatori di contenuti.
Quanto alle modalità per far parte della community Mastodon, basta “creare un account su un server e questo sito web ospiterà account, profilo e feed” e mentre alcuni siti consentono la registrazione immediata, altri richiedono un'approvazione o un invito. “Ci sono almeno 4.000 server indipendenti, secondo le stime di fediverse.party”, conclude il quotidiano newyorkese.