AGI - Mettiamola giù semplice: chi, meglio di Google, può creare un telefono che sfrutti al massimo le funzionalità di Google se non Google? Sembra un gioco di parole, ma con l’arrivo sul mercato del nuovo Pixel 6a – lanciato il 21 luglio ma in distribuzione da un paio di settimane – la casa di Mountain View ha dimostrato di voler puntare sulla diffusione dei suoi smartphone più di quanto non abbia fatto con i fratelli maggiori 6 e 6 Pro, ottime macchine arrivate in Italia senza troppa spinta.
E senza perdersi troppo in orpelli pleonastici, il 6a è il telefono giusto per chi non vuole spendere un patrimonio, avere uno smartphone con ottime prestazioni e quell’attenzione in più alla sicurezza su cui non tutti si impegnano.
Non a caso il Pixel 6a monta il processore proprietario Tensor, lo stesso del Pixel 6 Pro, che garantisce fluidità e temperatura di esercizio ottimali e, lasciando la parte la potenza fine a se stessa, sfrutta il machine learning e quindi la capacità di calcolo dell’Intelligenza artificiale, in tutti quegli aspetti che servono nell’uso quotidiano come l’ottimizzazione della parte fotografica e soprattutto la gestione dell’energia. Il risultato è che, per esempio, nel tempo l’autonomia invece di peggiorare migliora.
Sempre in tema di energia, la batteria da 4410 mAh è ottimizzata dal processore al punto da durare senza problemi un’intera giornata, mentre la ricarica non va oltre i 18 Watt e per giunta solo con il cavo perché manca la ricarica wireless.
Come era già successo con i primi modelli e come è tornato a essere con il 6 e il 6 Pro, il comparto fotografico è di livello, grazie al software che fa miracoli e compensa i limiti di un hardware che in parte ricalca quello di tre modelli precedenti. La doppia fotocamera posteriore ha un obiettivo ultra-wide, con la ‘Gomma magica’ si possono rimuovere dallo sfondo persone o oggetti indesiderati e ‘Viso nitido’ aumenta la nitidezza dei volti in movimento.
Unica la funzione ‘traduzione dal vivo’ che, essendo residente nello smartphone, non ha bisogno di ricezione per fare traduzioni simultanee ovunque ci si trovi.
Possono lasciare perplessi il taglio di memoria – appena 128 giga di storage – e il display da 60 Hz laddove tutti gli smartphone di quella fascia arrivano a 90 Hz e alcuni si spingono a 120. Ma per quanto riguarda la memoria bisogna tenere conto che il Pixel fa affidamento in toto sull’ecosistema e quindi parte dall’assunto che chi ha a disposizione il cloud di Google non dovrebbe avere ragione di riempire il telefono di immagini e video.
Ma torniamo al punto di partenza: la sicurezza. Sul 6a è presente il chip Titan M2 che garantisce la la conservazione dei dati personali e aiuta a proteggere telefono, account e password conservando in un solo posto tutte le impostazioni di sicurezza. Un elemento che, insieme a un pacchetto di servizi che include il rilevamento incidenti, può fare la differenza.
Il design è quello, ormai riconoscibilissimo, degli altri Pixel, con la camera bar che ne è il tratto distintivo. Il prezzo è ragionevole ma non economico: 459 euro, che non sono pochi se si pensa alla versione ‘lite’ della serie, ma è il giusto costo per chi è alla ricerca di uno smartphone con prestazioni da impiego ‘serio’ e non di un giocattolino pieno di amenità da usare una volta sola nella vita.