AGI - A un mese dal primo via libera del Parlamento europeo sulla revisione della Direttiva sulle apparecchiature radio, la 2014/53, il Parlamento europeo e il Consiglio Ue hanno raggiunto un accordo sul caricabatterie universale.
La direttiva, punto di arrivo di un percorso lungo 10 anni, propone un unico caricatore, di forma Usb-C, per cellulari, tablet, e-reader, fotocamere digitali e altri dispositivi elettronici. Viene inoltre armonizzata la velocità di ricarica per i dispositivi che supportano la ricarica rapida, consentendo agli utenti di caricare i propri dispositivi alla stessa velocità con qualsiasi caricabatterie compatibile.
I consumatori non saranno più costretti ad acquistare un caricabatteria e un cavo nuovo per ogni device acquistato. L’ambiente ringrazia. Ogni anno vengono spediti in Europa mezzo miliardo di caricabatteria per dispositivi portatili, che generano dalle 11 alle 13 mila tonnellate di rifiuti elettronici l’anno.
In base alle nuove regole, dal 2024 si potrà utilizzare un caricabatterie per tutti i loro dispositivi elettronici portatili di piccole e medie dimensioni. Telefoni cellulari, tablet, e-reader, cuffie in-ear, fotocamere digitali, cuffie e auricolari, console per videogiochi portatili e altoparlanti portatili ricaricabili tramite cavo cablato dovranno essere dotati di una porta Usb di tipo C, indipendentemente dal loro produttore. Anche i laptop dovranno essere adeguati ai requisiti entro 40 mesi dall'entrata in vigore del testo.
La direttiva prevede inoltre che i consumatori dispongano di informazioni chiare sulle caratteristiche di carica dei nuovi dispositivi, rendendo più facile per loro verificare se i loro caricatori attuali sono compatibili. Gli acquirenti potranno anche scegliere di acquistare le nuove apparecchiature elettroniche con o senza dispositivo di ricarica. I nuovi obblighi, secondo le stime dell'Ue, porteranno a un maggiore riutilizzo dei caricabatterie e aiuteranno i consumatori a risparmiare fino a 250 milioni di euro all'anno sugli acquisti inutili di caricabatterie.
Un percorso lungo
"L'accordo è una tappa fondamentale dopo oltre di 10 anni di lavoro a questa direttiva" ha dichiarato il relatore del provvedimento al Parlamento europeo, Agius Saliba. Dieci anni che il Parlamento e la commissione parlamentare per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) chiedono una soluzione comune per i caricabatterie, invitando continuamente la Commissione ad agire (la proposta legislativa è stata presentata il 23 settembre 2021).
I tentativi di imporre un caricabatterie universale in tutto il territorio europeo risalgono al 2009, quando Apple, Samsung, Huawei e Nokia firmarono un accordo volontario per utilizzare uno standard comune. Negli anni successivi a questo accordo l’industria dell’elettronica si è uniformata a usare prese micro USB e poi USB-C, riducendo il numero di uscite di ricarica da più di 30 a solamente 3 (micro USB, USB-C e Lightning). Per i legislatori europei, questo approccio volontario non ha però raggiunto gli obiettivi di sostenibilità ambientale e di risparmio stabiliti inizialmente.
I produttori e il caso Apple
L’USB-C è già uno standard condiviso nel panorama dei dispositivi mobili. Tutti i principali produttori di smartphone al mondo, da Samsung a Xiaomi e Huawei, hanno adottato la porta di nuova generazione da qualche anno.
La maggior parte dei telefoni Android è dotata di porte di ricarica USB micro-B o è già passata allo standard USB-C più moderno. Apple è l’unica Big ad adottare un sistema diverso. Il caso Cupertino è emerso nel corso della presentazione della direttiva.
La regola del caricabatterie universale Usb-C "si applica a tutti, non è fatta per andare contro qualcuno - ha detto con chiarezza il commissario europeo al Mercato interno, Thierry Breton - siamo il primo mercato digitale al mondo e chi ci vuole entrare è obbligato a rispettare le nostre regole".
Il relatore del provvedimento al Parlamento europeo, Agius Saliba è stato chiaro: "Dal 2024 se Apple vorrà vendere i suoi dispositivi in Ue dovrà adottare il caricabatterie Usb-C. Su questo siamo stati molto chiari anche con loro, siamo stati a Cupertino e gliel'abbiamo detto".
Lo scorso autunno, quando è stata presentata la proposta legislativa, Apple aveva depositato un documento presso la Commissione. Secondo Cupertino "l’uso inappropriato degli standard soffoca l’innovazione e mina l’obiettivo di un’ampia interoperabilità". Secondo Apple gli standard vengono aggiornati su base continuativa e "la procedura per l’aggiornamento del testo giuridico comporterà ritardi significativi nel portare innovazioni e miglioramenti al mercato europeo".
Interoperabilità delle tecnologie di ricarica wireless
La direttiva sul caricabatterie unico è solo il primo passo e ha un orizzonte più ampio. Il legislatore europeo punta ad ottenere "l’interoperabilità delle tecnologie di ricarica wireless entro il 2026, migliorando le informazioni fornite ai consumatori con etichette dedicate. Stiamo anche ampliando la portata della proposta aggiungendo altri prodotti, come i computer portatili, che dovranno essere conformi alle nuove regole" aveva chiarito il relatore Alex Agius Saliba in occasione del primo via libera.
La ragione per cui si punta alla interoperabilità delle tecnologie di ricarica wireless è evidente: sono il futuro. In questo senso le aziende tecnologiche si stanno già muovendo verso un sistema universale di ricarica dei dispositivi elettronici (che sta prendendo piede senza alcun intervento ufficiale): lo standard Qi. Arrivare a questa data con una strategia comune (che vuol dire standard comuni) è uno degli obiettivi dei deputati alla Commissione.
I numeri
Nel 2020 sono stati venduti negli Stati dell’Unione Europea circa 420 milioni di telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici portatili. I consumatori possiedono in media circa tre caricabatteria per telefoni cellulari e ne usano due regolarmente.
Ciononostante il 38% dei consumatori dichiara di aver incontrato difficoltà almeno una volta nel ricaricare il proprio telefono cellulare perché i caricabatteria disponibili erano incompatibili. La situazione è fonte non solo di disagi ma anche di costi per i consumatori, che spendono circa 2,4 miliardi di euro l'anno per acquistare caricabatteria separati non compresi nell'acquisto dei dispositivi elettronici.