I portatili di Huawei sono tornati in vendita sul sito di Microsoft. Ad accorgersene per primo è stato un utente su Twitter, WalkingCat, poi ripreso da TheVerge. I laptop del gruppo cinesi, che hanno Windows come sistema operativo, erano scomparsi dal sito dopo l'iscrizione di Huawei nella lista nera di Trump. Pace fatta? Calma.
Il ritorno dei portatili
Sul sito italiano, Microsoft vende solo i propri prodotti. Su quello in lingua inglese ci sono anche i dispositivi di marchi che montano Windows, come i portatili Huawei. Dopo qualche settimana di assenza, rieccoli. Sono tre: MateBook 13, MateBook e MateBook X Pro. Pochi clic e si possono acquistare. Un segnale, anche perché fino a ora Microsoft non si è pronunciata sul bando della Casa Bianca. La società si è, semplicemente, adeguata. La discussione si è concentrata a lungo su Google, perché le restrizioni di Android avrebbero un impatto più violento sulle prospettive di Huawei, che incassa molto di più dagli smartphone che dai portatili. Microsoft si è tenuta in disparte, senza troppo clamore. Adesso però, il gruppo guidato da Satya Nadella, ha parlato.
Cosa ci dice la scelta di Microsoft
Con il basso profilo tipico di Microsoft nell'era Nadella, il ritorno dei laptop Hauwei sul sito ufficiale è il modo che la società ha per dire quanto Shenzhen ha già ripetuto molte volte: mantenere gli accordi esistenti (con Windows sui portatili e Google sugli smartphone) sarebbe la soluzione migliore. Se non si dovesse verificare, il gruppo di Shenzhen dovrebbe sviluppare propri sistemi operativi e propri ecosistemi. E rischia di beccarsi – come ipotizzato dal fondatore Ren Zhengfei - un colpo da 30 miliardi di dollari in due anni. Microsoft, però, perderebbe un cliente importante. Per quanto sia – in apparenza – una minuzia, il ritorno dei MateBook racconta qualcosa di più ampio: anche nel caso in cui Trump confermasse la lista nera dopo lo “scongelamento” di agosto, il quadro sarebbe tutt'altro che definito. C'è da capire quanto spazio ci sia tra le increspature normative e – di conseguenza – quanto margine sarà concesso, più o meno tacitamente, alle società americane. Perché né Google né Microsoft né Huawei sanno con esattezza le conseguenze del domino innescato da Trump.