Tutto pronto a San Francisco per la nuova edizione della Gdc, la ‘Game Developers Conference’ che negli ultimi anni è riuscita a ritagliarsi un ruolo centrale nel mondo dell’industria videoludica. Dal 18 al 22 marzo, presso il Moscone Center della città californiana, sviluppatori e big del settore si incontreranno e presenteranno le novità a cui stanno lavorando a un pubblico di addetti ai lavori.
Quest’anno tutti gli occhi sono però puntati su una data: il 19 marzo, ore 19 in Italia. È prevista infatti per quell'ora la conferenza di Google che potrebbe segnare una svolta per tutto il settore. Di certo al momento c'è solo che il colosso di Mountain View presenterà qualcosa, ma il messaggio di annuncio del suo keynote, “All will be revealed”, non fa altro che aumentare le domande e la curiosità.
I rumors della stampa americana, di settore e non solo, prevedono una grossa notizia: Google potrebbe infatti, il condizionale resta d'obbligo, presentare una sua console di videogiochi ed entrare ufficialmente nel business del gaming dalla porta principale.
Conosciuta con il nome in codice di 'Project Yeti', di questa possibile console di Google si parla ormai da circa un anno, e potrebbe essere un hardware con tanto di controller dedicato ma con profonde differenze rispetto ai prodotti attualmente sul mercato. Yeti sarebbe infatti dedicata al gaming in streaming, la nuova frontiera del settore su cui anche le altre grandi aziende si sono lanciate negli ultimi anni. Invece di disporre del classico gioco sulla propria console, su supporto fisico o scaricato, il gaming in streaming prevede che l'utente finale si colleghi a un servizio in cloud e giochi grazie alla sua connessione a internet: il gioco non è insomma in suo possesso e anche l'hardware che elabora la grafica e reagisce ai suoi comandi non è il suo, ma si tratta di un server a chilometri di distanza.
La console di Google sarebbe quindi un hardware molto semplice che si limiterebbe a fare da interfaccia tra l'utente e il servizio di cloud, senza però avere particolare capacità computazionale: di conseguenza potrebbe avrebbe un prezzo molto basso. A dare credito all'arrivo di Google nel settore c'è anche l'esperienza che l'azienda ha maturato di recente con il suo servizio 'Project Stream': un test riservato a pochi utenti statunitensi che hanno potuto giocare all'ultimo 'Assassin's Creed Odyssey' di Ubisoft direttamente dal browser del proprio computer senza scaricare il gioco. Esperimento che, a giudicare dai video che circolano sul web, ha dato ottimi risultati.
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Google non sarebbe in ogni caso la prima azienda a interessarsi a questo settore di mercato; sempre alla Gdc, Microsoft presenterà il suo servizio ‘Project xCloud’ per giocare in streaming anche su mobile, mentre Sony ha da poco lanciato anche in Italia ‘PlayStation Now’ che permette di accedere a un parco di oltre 600 giochi in streaming pagando un abbonamento mensile. Secondo altri rumors inoltre, starebbero lavorando a prodotti simili anche colossi come Amazon e Apple.
La sfida di tutte queste aziende è quella di diventare la “Netflix dei videogiochi”: fornire cioè, magari attraverso un abbonamento mensile, l'accesso a un ampio numero di titoli. Non mancano ovviamente le incognite: per far funzionare un servizio del genere serve un grosso numero di server ben distribuiti nel mondo per ridurre al minimo i ritardi nella trasmissione (lag) che in un videogioco possono causare la sconfitta in una partita. Non a caso i nomi dei big al lavoro su questi servizi sono quelli dei proprietari delle più grandi server farm al mondo.
Di più: la buona riuscita di prodotti come questo dipende anche dalla velocità delle connessioni a internet degli utenti finali che spesso, e l'Italia ne è un esempio, se lontani dai grossi centri sono esclusi da connessioni capaci di sostenere una trasmissione di dati importante come quella necessaria a giocare in streaming a un videogame di nuova generazione.