Nel 1989 l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare era già il più grande laboratorio di fisica del mondo: luogo dove lavoravano alcune delle menti più capaci del pianeta, su computer incompatibili tra loro. Per ovviare a questo problema, Tim Berners-Lee (poi diventato Sir) immaginò una struttura unificante per collegare le informazioni tra computer diversi e nel marzo 1989 scrisse “Information Management: Una proposta”. Nel 1991 questa visione della connettività universale era diventata il World Wide Web.
Da allora, il web ha festeggiato numerose “prime volte”: il primo sito (1990), il primo ordine online per farsi portare a casa una pizza (1994), la prima connessione Internet nello spazio (2010). Quella che fu l’intuizione di Berners-Lee per ovviare a un problema prettamente logistico e interno al Cern, stava per rivelarsi una vera propria rivoluzione, degna di affiancare quella del vapore.
Oggi vengono prodotti circa 2,5 quintilioni di byte di informazioni ogni giorno, più o meno equivalenti a un unico film in buona qualità lungo 227 milioni di anni. Tra questi anche quelli degli italiani, di cui il 41,9 per cento è convinto che una delle caratteristiche più positive dell’avvento del web e di Internet sia che tali strumenti permettono di connettere le persone tra loro nel mondo.
A rivelarlo è uno studio condotto da Opinion Matters, che tra marzo e ottobre di quest’anno ha cercato di capire quale sia la percezione del mondo connesso nei Paesi di Europa, Medio Oriente e Africa. Lo studio, commissionato da Cisco, evidenzia come il 37 per cento degli italiani abbia dichiarato che “non potrebbe più vivere senza Internet”: affermazione che gratificherebbe senz’altro Sir Berners-Lee, a patto che venga usato per unire, anziché dividere.
Negli ultimi anni si è parlato molto delle criticità del web - o di chi lo usa più che altro -, con riferimento alle reti di bot che sui social network cercano di orientare l’opinione pubblica o dei sempre più frequenti attacchi operati da criminali informatici che mirano alle identità degli utenti. Un altro tema imperante nell’era del mondo connesso è anche quello dell’intolleranza, che si è fatta strada sul web unendo i pareri più divisivi: paradossi dell’iper-connettività.
Eppure lo studio di Opinion Matters rivela che il 59 per cento degli italiani si aspetta che Internet permetta un migliore accesso all’educazione nei prossimi 30 anni, mentre il 44 per cento vuole che diventi un mezzo per creare uguaglianza sociale. Nobili intenti, anche se la prima affermazione è anche la materia fondante di tutto il concetto di web, mentre la seconda non può che essere responsabilità di chi lo usa.
Tuttavia, la gran parte degli intervistati italiani riconosce il ruolo del web nel creare la possibilità di informarsi meglio e rimanere aggiornati (79%), oltre alle immancabili opportunità di intrattenimento (71%).
Ma guardando alle funzioni più professionali dei nostri personal computer, per oltre la metà degli italiani (51, 90%), Internet ha aumentato la produttività e permesso di lavorare in modo diverso (50,5%), mentre un terzo degli intervistati ci vede uno strumento utile ad acquisire nuove competenze (33%).
Riguardo il lavoro, il 43 per cento dei cittadini italiani riconosce che il più grande merito del web sia l’aver creato nuovo modi di lavorare, mentre per il 41 per cento ha il merito di aver connesso di più le persone e aver dato una voce per esprimersi a tutti (27%).
Ma nella ricerca uno sguardo va anche al futuro: secondo gli italiani intervistati, nei prossimi trent’anni Internet dovrebbe migliorare l’accesso all’educazione, mentre il 58 per cento vede nel web uno strumento per migliorare l’accesso ai servizi sanitari. Il 44 per cento individua nel web un mezzo per creare uguaglianza nella società o per facilitare la creazione di nuove opportunità di reddito (50%).
Ma ciò che ne sarà di Internet e del web è unicamente una responsabilità degli utenti, che oltre a usufruire di questo fantastico strumento potrebbero diventarne anche custodi. Così come un'aiuola pubblica o una piazza sono responsabilità di tutti, anche il mondo virtuale potrebbe essere oggetto delle cure di chi lo “abita” (a lungo ci hanno pensato gli hacker buoni), investendo sulla condivisione senza barriere e sulla sicurezza informatica. Potrebbe essere un’idea per un regalo di compleanno.