Sono 130 mila i lavoratori federali che nei prossimi dieci anni perderanno il posto, o dovranno modificare in maniera sostanziale le proprie mansioni, a causa dell'ingresso massiccio dell'intelligenza artificiale sostenuto da un piano lanciato dal presidente Trump.
Secondo i dati riportati da The Partnership for Public Service, no profit che monitora la qualità del pubblico impiego negli Stati Uniti, l'impatto sarà significativo. Soltanto all'Irs (equivalente dell'Agenzia delle entrate) saranno interessati 20 mila tra agenti e revisori fiscali, mentre spariranno 13 mila contabili e altrettanti analisti di budget. Le risorse umane perderanno 10 mila persone, i tecnici nel settore della sanità diminuiranno di oltre 5.500.L'impatto minore sarà sugli ispettori di volo (-4.300) e quelli sanitari (-3.000) ma, vista la delicatezza dei compiti, è minore solo per quello che riguarda le cifre.
I lavoratori che resteranno, stimati dal World Economic Forum in un milione e 400 mila persone, dovranno comunque seguire un aggiornamento professionale capillare, che costerà al bilancio federale 34 miliardi di dollari. Serviranno persone in grado di comprendere i robot e lavorare al loro fianco, caratteristiche che ai lavoratori federali adesso mancano.
In tutto questo l'amministrazione Trump gioca un ruolo decisivo: il presidente ha firmato un ordine esecutivo affinché le agenzie promuovano e sviluppino l'uso dell'intelligenza artificiale, in modo da rendere i dati governativi più accessibili alle industrie e accelerare la deregulation per le innovazioni tecnologiche. Il Pentagono è stato fra i primi ad adeguarsi al nuovo corso, affidando alla robotica parte della strategia del dipartimento della Difesa ma mantenendo la prevalenza del controllo umano sul campo di battaglia.