L'algoritmo italiano che predice la grandezza della frutta

Stefano Benfenati
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Un algoritmo sviluppato in 30 anni di ricerca, un calibro digitale che registra rapidamente i dati ed una piattaforma in grado di trasformare il frutteto da reale a virtuale: sono gli ingredienti di Perfrutto, il servizio creato dall'agronomo bolognese Marco Zibordi, capace di prevedere scientificamente e a inizio stagione, le dimensioni finali di mele, pere o kiwi.

Una sorta di 'sfera di cristallo' 4.0, ad alto contenuto tecnologico che consente agli agricoltori di sapere in tempo reale la pezzatura finale dei frutti da cui, poi, dipenderà il prezzo di vendita. Più le mele sono grandi e più hanno valore. Così, nel caso di dimensioni insufficienti, le correzioni immediate (diradamento dei frutti, irrigazione o concimazione) hanno permesso di aumentare, per gli agricoltori, il fatturato fino al 40 per cento ad ettaro. Un sistema, unico al mondo, utilizzato in Italia e all'estero da piccoli frutticoltori fino a grandi marchi come Pink Lady o Jingold. Si tratta, in sintesi, di un supporto decisionale, racconta lo startupper all’Agi, applicato nel campo della frutta. Ed in un periodo di grandi cambiamenti climatici è particolarmente utile

Il vostro prodotto viene utilizzato direttamente dal cliente. Come funziona?

“Si scelgono casualmente dodici piante per ettaro e con il calibro digitale, dotato di un processore con memoria per la registrazione automatica dei dati, si misurano 20 frutti per ogni pianta. Questo quando mele, pere o kiwi sono ancora piccoli, verso giugno. Grazie al nostro algoritmo, il frutticoltore avrà nel giro di pochi minuti la stima scientifica delle dimensioni a fine raccolto. Se necessario, noi forniamo anche consulenza su come ottimizzare l'accrescimento della pezzatura, ad esempio, suggerendo il diradamento o interventi sul sistema di irrigazione”

Quali sono i vantaggi per i frutticoltori che utilizzano Perfrutto?

“Nel caso delle mele o di altri frutti è la pezzatura che determina il guadagno. Se già a giugno, quindi ad inizio stagione quando si hanno ancora due mesi prima della raccolta finale, capisco che c’è qualche problema nel processo di crescita dei frutti posso trovare una soluzione. Perfrutto è una sorta di gps che ti dice a che ora arriverai a destinazione. Se sei in ritardo devi accelerare”.

Ci sono altri vantaggi oltre agli aspetti relativi all’aumento di fatturato?

“Si. Tra i nostri clienti non ci sono solo i piccoli agricoltori ma anche le grandi cooperative del settore che sfruttano il nostro sistema per avere un quadro preciso del raccolto finale in termini dimensionali e di quantità in modo da razionalizzare la logistica e la vendita in quanto fornitori. Perfrutto rappresenta, poi, una ‘cartina tornasole’ anche per il consulente agronomo che ha un riscontro costante ed in tempo reale, delle eventuali misure correttive”.

Come è nata l’idea di commercializzare l’algoritmo predittivo?

“Ero dottorando con il docente dell'Alma Mater, Luca Corelli Grappadelli che fin dagli anni '80 aveva iniziato a raccogliere dati sull'accrescimento dei frutti a diverse latitudini in tutto il mondo. Quindi era già disponibile un vasto data base che permetteva di costruire algoritmi grazie ai quali si potevano fare previsioni. Noi abbiamo trasformato l'algoritmo da artigianale ad ‘industriale’ per poterlo lanciare sul mercato creando poi la piattaforma per l’elaborazione delle misurazioni e il calibro digitale”

Quando è nata la vostra start up?

“La società chiamata ‘Horticultural Knowledge’ è nata formalmente nel 2011 ma, di fatto, è diventata operativa nel 2016 quando ho deciso di lasciare la carriera accademica per dedicarmi a tempo pieno all'attività di imprenditore. Ora lavoriamo in Italia (30%) e all’estero (70%). Abbiamo clienti in diversi Paesi: Francia, Spagna, Portogallo, Marocco, Nuova Zelanda, Cile e stiamo iniziando anche in Iran e India”.

Come siete riusciti a finanziarvi nella fase iniziale?

“E’ stata fondamentale la campagna di equity crowdfunding sbarcata in Italia nel 2017 grazie a cui abbiamo raccolto 300mila euro. Questa esperienza è stata molto importante anche per allargare il nostro network di contatti”

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