In Italia la sperimentazione sul campo dei Taser, le pistole elettriche, deve ancora concretamente iniziare, ma già c’è chi contesta l’applicazione e le regole attualmente previste per tale strumento, chiedendo di renderle più permissive. Soprattutto, in ballo sembra esserci l’identità che dovrebbero assumere queste pistole nel nostro Paese. Per ora infatti sarebbero considerate “arma propria”, e il loro utilizzo dovrebbe essere consentito esclusivamente nei casi previsti dalla vigente normativa sulle armi. Ma questa definizione potrebbe cambiare, anche perché a premere per modificarla ci sono le forze di polizia, che vorrebbero rendere i Taser uno strumento intermedio tra l’arma da fuoco e il manganello, estendendone gli ambiti di utilizzo.
La sperimentazione in sei città
Ma facciamo un passo indietro. Come è noto, a marzo viene diramata una circolare della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, che dà il via libera a una sperimentazione del Taser - le pistole che trasmettono una scarica elettrica con l’obiettivo di immobilizzare una persona - in sei città: Milano, Brindisi, Caserta, Catania, Padova e Reggio Emilia. Uomini delle volanti (ma anche dell’Arma) dovranno seguire una fase di formazione nel rispetto di alcune linee guida e, viene riportato da alcuni media, di un disciplinare approvato dal Ministero della Sanità (di cui parliamo dopo). La sperimentazione è stata resa possibile da un emendamento infilato nel decreto legge sulla sicurezza degli stadi del 2014, sotto l’ex ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Quale modello sarà usato
A venire utilizzato è il modello X2 del Taser, prodotto dalla società americana Axon (che prima si chiamava appunto Taser, ma un anno fa ha cambiato nome). Sono pistole che sparano due dardi, collegati a fili conduttori, che trasmettono una scarica elettrica di 5 secondi. Il modello X2, introdotto nel 2011, secondo una indagine di Reuters trasmetterebbe 63 microcoulomb di elettricità, dimezzando quella di precedenti e contestati modelli, come l’X26. (Il riferimento che si trova a volte ai 50mila volt sarebbe impreciso, perché va misurata la carica che raggiunge il corpo). Tuttavia la carica effettivamente trasmessa può variare a seconda delle circostanze, o di cosa colpiscono i dardi (vestiti o pelle). AGI ha contattato il produttore Axon per avere dettagli su questo e altri aspetti, ma in questa fase di test preferisce non rilasciare commenti.
Le linee guida tecnico-operative sulla sperimentazione
Ad ogni modo, nemmeno nelle “linee guida tecnico-operative sull’avvio della sperimentazione della pistola elettrica denominata Taser modello X2”, emanate a febbraio per la prova sul campo italiana, ci sono questi dettagli. Ci sono però delle indicazioni giuridiche ed operative. Il Taser è “un’arma propria”, secondo l’attuale normativa sulle armi - spiega il documento - “che fa uso di impulsi elettrici con la proiezione a corto raggio di due dardi, che rimangono collegati all’arma per mezzo di fili conduttori, per inibire le funzioni motorie”. Ha una doppia cartuccia “che consente di replicare il doppio colpo”; “una durata determinata e massima di 5 secondi della scarica”; “possibilità di rinviare gli impulsi elettrici”.
Uso alternativo all’arma da fuoco
La parte centrale però sono i presupposti d’uso. “Il suo utilizzo è consentito esclusivamente nei casi previsti dalla vigente normativa per l’uso delle armi. L’utilizzo dell’arma in argomento è alternativo a quello dell’arma da fuoco, nei casi in cui sia necessario immobilizzare temporaneamente il soggetto”. E sotto la voce “precauzioni”, il documento si limita ad osservare che l’uso dell’arma deve considerare il contesto e i rischi associati con la caduta; la condizione di vulnerabilità del soggetto da colpire (attingere, si dice in gergo), e nello specifico un “evidente stato di gravidanza o disabilità motoria”; o ancora, nel caso ci sia rischio di incendi, esplosioni o il soggetto sia ricoperto di liquidi infiammabili.
Le richieste dei sindacati di polizia
Ora, lo scorso 19 aprile si è svolto un incontro fra il Direttore Centrale per gli Affari Generali della Polizia di Stato, Prefetto Filippo Dispenza, e i sindacati di polizia per un esame di alcune nuove dotazioni tra cui il Taser. In questa occasione alcune sigle hanno chiesto esplicitamente di modificare le linee guida. Tra questi il Coisp, che in un documento sull’esito dell’incontro ha espresso preoccupazione per i limiti di utilizzo derivanti dalla normativa italiana. “Abbiamo chiesto la modifica delle attuali linee guida”, conferma il segretario generale del Coisp, Domenico Pianese, ad AGI. “Vogliamo che sia introdotta una normativa ad hoc per il Taser, che sia considerato uno strumento di difesa degli operatori di polizia e che non sia classificato come un’arma”. Per Pianese il Taser dovrebbe essere “uno strumento intermedio fra l’arma da fuoco e lo sfollagente”, ma se invece “viene inquadrato come un’arma si incorre nelle stesse limitazioni delle armi che di fatto lo renderebbero inutilizzabile”.
In quanto alla sperimentazione - che, dice Pianese, ancora non è davvero partita, dovrebbe farlo entro l’estate - si tratta di dotare del personale di polizia, dopo averlo formato, di pistole Taser durante il turno di servizio, “e solo se ci saranno le condizioni per poterlo utilizzare sarà sperimentato, ma potrebbe anche succedere che non venga mai impiegato”.
“Taser come dipositivo intermedio”
Sulle linee guida intanto un altro sindacato di polizia, l’Fsp (ex Ugl), va ancora più nel dettaglio, e in una lettera inviata al ministero dell’Interno, chiede una serie di modifiche al testo. Tra queste domanda che il Taser sia definito un “dispositivo intermedio tra gli attuali strumenti di coazione fisica e l’arma da fuoco”. E che il suo utilizzo invece di “essere alternativo all’arma da fuoco” dove sia “necessario” immobilizzare qualcuno, debba essere “previsto altresì nei casi in cui si renda consigliato” farlo. L’Ugl vuole anche togliere indicazioni sulla “distanza consigliabile” di massima (fra i 3 e i 7 metri) per fare il tiro, in quanto facilmente sindacabile, e vuole eliminare anche la frase in cui si dice di considerare il contesto e i rischi associati alla caduta della persona.
Rischi e indicazioni di utilizzo
Questo è un aspetto interessante perché è uno dei pochi dove in effetti ci sono delle indicazioni di cautela dello stesso produttore. Axon afferma che non esistano vittime la cui morte sia stata causata direttamente dalla scarica del Taser (alcune indagini giornalistiche come vedremo sostengono il contrario). E tuttavia, riferisce Reuters, la stessa azienda avrebbe ammesso che di 24 morti per il Taser, la maggior parte sia stata dovuta a cadute in cui si erano spaccati la testa o il collo, o a causa di incendi.
D’altra parte, secondo la già citata indagine di Reuters, Axon avrebbe fornito alla polizia americana delle pagine sulle precauzioni nell’utilizzo del Taser, in cui si metteva in guardia da alcune categorie più a rischio. Tra queste ci sarebbero le donne incinte, i bambini, gli anziani, persone particolarmente fragili, persone sotto l’effetto di sostanze e con problemi cardiaci. Di tutte queste categorie non si fa riferimento nelle linee guida sulla sperimentazione italiana, ad eccezione di donne “in evidente stato di gravidanza”.
Esistono indicazioni del Ministero della Salute?
Non è nemmeno chiaro se queste indicazioni esistano nel già citato disciplinare del Ministero della Salute. AGI ha chiesto informazioni al Ministero in proposito ma non ha avuto risposta. Nemmeno i sindacati, dice ancora Pianese, avrebbero avuto per ora informazioni di sorta su documenti del ministero della Salute, o su possibili effetti del Taser, o su categorie e situazioni a rischio, al di fuori di quelle succinte delle linee guida. Gli unici che sembrano preoccuparsene sono quelli del sindacato di polizia Siulp-Cgil, secondo il quale “l’Amministrazione dovrà garantire che l’eventuale utilizzo del Taser né possa nuocere alla salute (ad esempio per chi abbia patologie cardiache) del soggetto nei cui confronti verrebbe utilizzato né vi possano essere conseguenze penali, amministrative e civili a carico dell’utilizzatore, ovvero l’operatore di Polizia”.
Axon in Italia
Axon ha iniziato la sua penetrazione nel mercato europeo qualche anno fa. Insieme al suo rebranding, per cui nel 2017 ha cambiato nome, l’azienda ha iniziato a estendere la sua gamma di prodotti, includendo videocamere indossabili e servizi cloud dove salvare registrazioni. Nei mesi scorsi la polizia municipale di alcune città italiane (tra cui Treviso, Savona, Padova, Salerno) ha iniziato a usare alcune di queste videocamere indossabili (body cam) per riprendere situazioni critiche in strada, ma solo quando l’operatore decida di far partire la ripresa. Axon fornisce anche videocamere da abbinare ai Taser, che dovrebbero azionarsi quando le pistole sono estratte, ma a quanto risulta ad AGI la sperimentazione in corso in Italia non include l’uso di tali body cam.
Gli studi sui rischi
Come già accennato, secondo l’azienda i rischi di mortalità o gravi ferimenti causati direttamente dal Taser sarebbero bassissimi. Axon, dal suo stesso sito, rimanda a uno studio del 2009, in base al quale il 99,75 per cento dei sospetti colpiti col Taser non avrebbero subito danni gravi. Una indagine Reuters dell’anno scorso però tratteggia un quadro diverso. L’agenzia giornalistica ha documentato, negli Stati Uniti - dove il Taser è diffuso in maniera massiccia - 1.005 casi in cui delle persone sono morte successivamente a essere state anche colpite col Taser, a partire dall’inizio degli anni Duemila. Il problema è che in molti di quei casi è difficile risalire a cosa sia effettivamente successo, oltre all’uso del Taser. Tuttavia Reuters ha analizzato le autopsie di 712 di questi casi e in 153 episodi (cioè in più di un quinto), il Taser veniva citato come una causa o un fattore che ha contribuito. Molte delle altre autopsie citavano una combinazione di condizioni mediche e cardiache, l’abuso di sostanze e altre forme di trauma. Negli Stati Uniti ci sono anche molti episodi in cui il Taser è stato abusato dalla polizia che ha inflitto più scariche di quelle consigliate o in contesti in cui non avrebbe dovuto usarlo. L’indagine di Reuters mostra anche come sono effettivamente usate le pistole elettriche negli Stati Uniti. Un quarto delle persone morte soffrivano di problemi mentali; in nove incidenti su dieci, la vittima non era armata.
“Uno dei problemi principali è la mancanza di ricerca indipendente e di studi di qualità”, dichiara ad AGI James Brophy, professore al dipartimento di medicina ed epidemiologia della McGill University, e già membro della commissione canadese incaricata di analizzare l’impatto delle pistole elettriche, che nel 2013 concluse che non ci fossero abbastanza elementi per valutare i rischi effettivi di tali armi. “Ovviamente i Taser sono più sicuri delle pallottole ma non sono neppure interamente innocui”, prosegue Brophy. “Nel complesso, il rischio di mortalità è basso, ma non zero, per cui favorirei sempre, se possibile, interventi senza Taser. E lo eviterei laddove ci siano condizioni cardiache preesistenti, anche se è impossibile saperlo al momento del suo utilizzo. Lo eviterei anche su persone sotto effetto di stupefacenti, così come eviterei shock ripetuti e spari al torace perché sembrerebbero incrementare il rischio di mortalità”.
Le associazioni per i diritti
Chi è nettamente contrario all’introduzione del Taser in Italia sono associazioni come Antigone, che si occupa di diritti nel sistema penale. Non appena era uscita notizia della nota della Direzione Anticrimine sul via libera alla sperimentazione, l’associazione aveva espresso subito la sua contrarietà. “Il punto principale è che, laddove sono usate, le pistole elettriche non sono alternative alla pistola tradizionale ma al manganello”, commenta ad AGI Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. “Quindi si assiste a un aumento della violenza, non a una sua diminuzione. Gli organismi internazionali per la prevenzione della tortura dicono che l’uso di questi strumenti si presta facilmente ad abusi; inoltre finisce per essere alternativo a pratiche normali di ordine pubblico, anche perché la criminalità vera e il terrorista si muovono con la pistola”.
Nelle scorse settimane, è stata anche presentata un’interrogazione parlamentare al ministero dell’Interno e della Salute, a firma di Fratoianni e Palazzotto (LeU), in cui fra le altre cose si chiede “se il Ministero della salute abbia svolto o intenda svolgere un’indagine in relazione alla sperimentazione della pistola elettrica Taser, con particolare riguardo ai rischi sulla salute, come previsto dalla legge, in particolare a tutela delle categorie più vulnerabili (donne incinte, minori, malati di cuore e anziani)”, e “quali siano i costi della sperimentazione sopra richiamata e le aziende coinvolte, considerato che per gli interroganti sarebbe più utile investire queste risorse in formazione delle forze di Polizia o in strumenti logistici (autovetture, vestiario)” ecc.
Del ministero della Salute abbiamo già detto prima. In quanto ai costi la domanda è a sua volta interessante, anche considerato il fatto che un Taser X2, secondo il suo manuale, avrebbe una “vita utile” di cinque anni.