La fiducia degli utenti nei confronti di Facebook scricchiola dopo lo scandalo di Cambridge Analytica, società accusata di aver impiegato un’app collegata al social network per ricavare, senza consenso, i dati di cinquanta milioni di profili per fini propagandistici. Secondo Una ricerca Reuters/Ipsos pubblicata sabato, meno della metà degli utenti americani di Facebook crede che Menlo Park rispetti le leggi statunitensi sulla privacy. Il domenicale tedesco Bild am Sonntag ha condotto uno studio parallelo in Germania, scoprendo che il 60 per cento dei tedeschi teme che i social network abbiamo un impatto negativo sulla democrazia.
Nel frattempo, proprio sulla carta stampata, il fondatore e amministratore delegato di Facebook, Mark Zuckerberg, ha acquistato degli spazi pubblicitari per scusarsi con gli utenti del social network.
“Abbiamo la responsabilità di proteggere le vostre informazioni - si legge -. Se non ci riusciamo, non meritiamo di trattarle”. Il messaggio è comparso su diversi giornali tra cui Wall Street Journal, New York Times, Washington Post e sul britannico The Observer. La pubblicità appare come un semplice testo in campo bianco firmato da Zuckerberg, e una piccola immagine raffigurante il logo del social media.
Il Senatore statunitense Mark Warner, vertice democratico della Commissione sui servizi segreti, ha dichiarato in un’intervista alla Nbc che Zuckerberg dovrebbe testimoniare in persona davanti ai giudici americani, e che le aziende informatiche sono riluttanti a confrontarsi con “l’oscuro ventre dei social media”, secondo quanto riportato da Reuters.
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Il 17 marzo, sulla base delle rivelazioni del whistleblower Christopher Wylie, il settimanale britannico The Observer aveva rivelato l’esistenza e il funzionamento della società Cambridge Analytica (che non ha nulla a che fare con la prestigiosa università), la quale è specializzata nel fornire servizi di spin doctoring mirati a condizionare l’opinione pubblica per scopi politici.
Il whistleblower aveva riferito di come un accademico chiamato Aleksandr Kogan sia stato in grado, con la sua azienda, di raccogliere dati su dati di comuni cittadini grazie ad un questionario su Facebook per poi girarli a Cambridge Analytica. I titolari dei dati erano del tutto ignari della vera natura dell’operazione. Cambridge Analytica è ritenuta responsabile di aver utilizzato le informazioni in suo possesso sia in favore di Donald Trump per la sua elezione a Presidente degli Stati Uniti, sia per il referendum sulla Brexit, nel quale ha lavorato sul fronte dei “leave”.
Pochi giorni dopo un’inchiesta del canale privato Channel 4 ha rivelato la prassi di Cambridge Analytica di ricorrere a raccolte illegali di dati, e tecniche di demolizione dell’immagine dei candidati avversari, persino ricorrendo all’utilizzo di prostitute. Alcuni dirigenti si vantano di aver preso parte alla campagna presidenziale americana del 2016 dalla parte di Donald Trump, mettendo su operazioni denigratorie contro Hillary Clinton.
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Sandy Parakilas, responsabile tra il 2011 e il 2012 del settore di Facebook preposto a tutelare la privacy dei dati, ha ammesso che i vertici dell’azienda erano stati avvertiti dell’esistenza di falle nel sistema, e che altre società oltre a Cambridge Analytica erano riuscite ad avere accesso ai dati degli utenti.