Il 20 ottobre del 2016 migliaia di lattine di birra viaggiavano su un camion senza conducente: a firmare l’impresa era stata la startup Otto, a quei tempi acquistata da poco da Uber. Il presente invece si chiama Freight, ed è il servizio di consegne commerciali messo a punto direttamente da Uber. Che da qualche tempo ha cominciato a far viaggiare i suoi rimorchi proprio senza guidatore. E in attesa di scoprire se il futuro sarà a tinte fosche, almeno per i camionisti che rischiano di perdere il lavoro, la società statunitense celebra il traguardo.
“Uber è emozionata – ha scritto su Twitter il Ceo Dara Khosrowshahi – di sperimentare questa soluzione ibrida” di trasporto. Ibrida nel senso che Uber Freight integra una parte di viaggio tradizionale - ovvero con conducente - e una senza, priva cioè di una persona alla guida. Quella a guida autonoma riguarda il viaggio in autostrada: per ora a bordo rimane comunque qualcuno pronto a intervenire se necessario, ma l’obiettivo della società, scrive il New York Times, è quello di abolire del tutto il personale durante questi viaggi. In città, dove il traffico è più complicato e maggiori sono gli eventi a cui prestare attenzione al volante, saranno invece gli umani a guidare.
Arizona dream
L’annuncio di Uber è arrivato il 6 marzo, ma è già da qualche mese che sulle autostrade in Arizona viaggiano camion a guida autonoma. Ecco il video che celebra i suoi viaggi senza conducente.
Il meccanismo di Freight, scrive TechCrunch, funziona così: il rimorchio viene caricato normalmente da esseri umani che guidano poi il mezzo per alcuni chilometri, fino al primo punto di raccolta. Il camion prende poi la via dell’automazione: addio guidatore, insomma, e via per le autostrade americane. Fino al punto di raccolta più vicino alla destinazione, dove un altro conducente in carne e ossa prende il volante fino a consegnare il carico. Uber ha spiegato il meccanismo in questo video.
No comment sui dati
Uber ha mantenuto il massimo riserbo sui dati che riguardano i primi viaggi a guida autonoma di Freight. “Non rivelerà il numero di mezzi né quanti chilometri i suoi camion hanno percorso”, scrive il Nyt. No comment anche per quanto riguarda gli interventi che gli operatori a bordo hanno dovuto fare, e silenzio pure sul funzionamento degli hub di scambio tra i rimorchi guidati autonomamente e quelli dai conducente. E a proposito dei posti di lavoro, Uber spiega che, invece di mettere a rischio l’occupazione, l’automazione garantirà nuovi posti di lavoro. “Se i costi diminuiscono la domanda di trasporto aumenterà”, è l’equazione proposta dalla società. Ma allora, forse, a cambiare sarà la tipologia di lavoro: meno chilometri, spalmati non più su lunghe tratte ma nei brevi tratti tra hub e le località di destinazione.