Tante cose potevano andare male. Ed Elon Musk, che con la sua SpaceX punta a rendere i viaggi spaziali il business del futuro, aveva messo le mani in avanti elencando lui stesso le diverse evenienze che avrebbero potuto far fallire il lancio del Falcon Heavy, il più potente razzo mai costruito dopo il Saturn V della Nasa. Così potente da poter trasportare nello spazio un Boeing 737 a pieno carico, sostiene la stessa SpaceX. A bordo, però, c'era solo una Tesla Roadster di un rosso fiammante, una delle auto elettriche prodotte dalla casa automobilistica di Musk, il quale aveva stimato per l'esperimento un 50% di probabilità di successo. E invece, finora, sembra che tutto sia proceduto alla perfezione e il primo viaggio di un astronauta su Marte è da oggi più vicino.
La folla intervenuta a Cape Canaveral per assistere al lancio, seguito da milioni di persone in diretta streaming, ha accolto con un boato il conto alla rovescia che ha preceduto l'accensione dei ventisette motori. Il timore era che le vibrazioni li potessero far collidere. Un'ulteriore incognita era rappresentata dalle bassissime temperature dei carburanti, che avrebbero potuto causare incrostazioni di ghiaccio un cui eventuale distacco avrebbe comportato ulteriori danni, in caso di contatto con i propulsori. Il razzo che farà da prototipo a quelli destinati a raggiungere il pianeta rosso ha quindi superato con successo la velocità del suono, resistendo alle onde d'urto supersoniche senza danni strutturali.
Un secondo boato ha accolto il distacco dei propulsori, versioni modificate del vecchio Falcon 9 di Space X. In sala controllo partono le note di 'Life on Mars' di David Bowie. E vengono diffuse le immagini, girate da una telecamera interna, che mostrano la Tesla nello spazio, con a bordo un manichino. Poi giunge la notizia dell'atterraggio dei due propulsori laterali, discesi in perfetto ordine a Cape Canaveral. Anche questo è un momento rivoluzionario: i due vettori potranno essere infatti riutilizzati, una possibilità ritenuta impensabile fino a pochi anni fa. Ha invece mancato il suo obiettivo il propulsore centrale, che si è inabissato nell'Atlantico senza atterrare sulla nave drone alla quale era destinato.
Tutto a posto, quindi? È ancora presto per dirlo. Bisognerà attendere la conclusione delle sei ore di crociera nello spazio profondo, che servono a testare la capacità del Falcon Heavy di trasportare satelliti in orbite remote. Sei ore nelle quali il razzo attraverserà la cintura di Van Allen, un'area dello spazio prossimo alla Terra ad alta attività radioattiva. Si teme che le radiazioni possano "friggere" i circuiti elettronici del veicolo. O, ancora, il carburante potrebbe congelarsi e l'ossigeno vaporizzarsi, tutti incidenti che impedirebbero al Falcon Heavy di avvicinarsi all'orbita marziana. Ma, per adesso, si festeggia.