Su e giù dai cinquanta colli di San Francisco, da oggi, scorrazzano anche le biciclette elettriche di Uber. Rosse e griffate con il nome Jump – quello della startup che le produce -, le ebike di Uber sono spinte da un motore che sprigiona 250 watt e raggiungono le 20 miglia, poco più di 30 chilometri orari, di velocità. Niente conducente, però: l’utente deve prenotarle tramite l’app di Uber e andarle a prendere.
Progetto pilota
La città californiana, dove il servizio di taxi privato è nato oramai nove anni fa, è la prima ad aver attivato il bike sharing di Uber. Il progetto Uber bike by Jump di San Francisco, annunciato il 31 gennaio ma ufficialmente attivo dal 5 febbraio, mette a disposizione 250 bici. I mezzi sono di Jump, mentre Uber promette di diffonderne l’utilizzo grazie al suo vasto pubblico di utenti. Per il momento Jump ha trovato un accordo con la San Francisco Municipal Transportation Authority SFMTA), l’ente che gestisce il trasporto pubblico della città, per avviare il progetto pilota di prova di nove mesi. Al termine, a inizio novembre, la flotta raddoppierà di numero e scatteranno altri nove mesi di tempo.
“Un guerriero che affronta la collina”
Per trovare il mezzo più vicino è sufficiente aprire l’app e selezionare l’etichetta bike dal menu principale. Il meccanismo per prenotare la bici è lo stesso utilizzato per chiamare un’auto, ma in questo caso l’utente ottiene un pin che gli servirà per sbloccare la bici una volta che l’avrà raggiunta. Il motore elettrico promette di dare una mano sulle rampe più dure della città - “ti sentirai come un guerriero che affronta la collina”, promette il sito.
Attenzione a dove parcheggi
Quando la pedalata sarà conclusa basterà parcheggiare la bici alle rastrelliere pubbliche. Uniche avvertenze: assicurarsi che nessun’altra Jump bike sia già legata nello stesso punto e soprattutto verificare che la zona in cui la si lascia sia inclusa nell’area coperta dal servizio. Altrimenti scatta una multa da 25 dollari. A proposito di prezzi: l’affitto costa due dollari per la prima mezzora di utilizzo, poi scatta la tariffazione a minuto: 7 centesimi al minuto.
Pro e contro
“Il nostro obiettivo è mettere in connessione diverse parti della città e offrire un’alternativa accessibile ai tradizionali mezzi di trasporto”. Il CEO di Jump, Ryan Rzepeck, ha affidato a un post su Medium il perché della collaborazione con Uber. “Più persone in bici significano città più ecologiche e vivibili”, ha scritto. Ma non tutto fila sempre liscio: il free-floating – cioè il servizio di bike sharing con parcheggio fuori dalle rastrelliere – ha rivelato i suoi limiti quando gli utenti hanno cominciato a scaraventare le biciclette in terra, dimostrando noncuranza e scarso senso civico. Da fenomeno social – con l’hashtag bikelitter – il problema è diventato globale.
“In Jump meno dell’1% dei mezzi ha avuto problemi di parcheggio selvaggio”, ha spiegato Rzepeck. La società, che negli ultimi otto anni ha sviluppato anche 15 mila bici tradizionali, ha raccolto dati che l’hanno spinta a entrare sul mercato delle ebike: “Abbiamo visto che chi usa bici elettriche copre una distanza tripla di quelle normali. È la soluzione copre quel gap tra automobili e pedali”.