È già finita la moda della GoPro? La telecamerina da montare sul casco della bici o con cui fare immersioni ha già fatto il suo tempo dopo tre anni di boom commerciale in tutto il mondo? La notizia è che l’azienda californiana che produce videocamere indossabili e droni, si avvia verso una possibile vendita o unione con altre aziende nel tentativo di salvare il marchio, dopo la pubblicazione dei risultati del quarto trimestre del 2017, che la danno in grave difficoltà. Con 340 milioni di dollari di guadagni negli ultimi tre mesi dell’anno concluso, rispetto ai 472 milioni di dollari attesi, la società si avvia a una profonda ristrutturazione, per la quale potrebbe affidarsi alla Jp Morgan Chase, come riportato da Cnbc.
“Se ci sarà l’opportunità di unirci con compagnie più grandi per rendere GoPro anche più grande - ha dichiarato l’amministratore delegato dell’azienda, Nick Woodman - sarebbe un’opzione che potremmo valutare”. La notizia arriva dopo la pubblicazione dei risultati preliminari del quarto trimestre del 2017, dai quali emerge una situazione di profonda crisi e la necessità di tagliare quasi trecento posti di lavoro (da 1254 a “meno di mille”) e di sospendere la produzione del drone Karma.
L’investimento di GoPro nel settore degli aeromobili si è rivelato una scommessa sbagliata: a quasi due anni dall’entrata in produzione di Karma, l’azienda fa sapere che ha sofferto gravi difficoltà a causa di regolamentazioni troppo stringenti sia negli Stati Uniti che in Europa, che ne hanno limitato la diffusione, “Nonostante fosse il secondo più diffuso per la sua fascia di prezzo”. La genesi di Karma non è stata comunque tra le più felici: a causa di un problema meccanico l’azienda era stata costretta a richiamare 2500 unità dopo appena poche settimane dalla messa in vendita, nel 2016, come riportato da Quartz. Tra le manovre decise dall’azienda, anche quella di ridurre il costo del suo ultimo prodotto, la Hero6Black, da 499 dollari a 399 dollari. L’amministratore delegato dell’azienda ha invece fatto sapere che il suo compenso nell’anno 2018 sarà ridotto alla cifra simbolica di un dollaro.
Alla notizia della disponibilità alla vendita di GoPro e del taglio del 20% dei posti di lavoro, le azioni dell’azienda sono scese l’otto gennaio del 33% a 5,04 dollari, segnando il più grave crollo dell’azienda dalla sua entrata in borsa nel 2014, riporta Bloomberg. La scommessa di Woodman sarà ora quella di riuscire a trascinare il marchio fuori dalla crisi, rendendosi disponibile all’aiuto di compagnie più grandi, capaci di tenere le GoPro sugli scaffali di tutto il mondo e ottimizzando la distribuzione del prodotto.