Non è solo l'emissione di derivati in Bitcoin, che verranno lanciatì lunedì prossimo dal Chicago Board Options Exchange, a segnare l'ingresso delle criptovalute nel mondo dell'alta finanza.
L'Australian Stock Exchange ha annunciato, dopo due anni di test, l'adozione della tecnologia blockchain, alla base delle transazioni in divisa virtuale, per le operazioni di liquidazione e regolamento (clearing and settlement) degli scambi a partire dal prossimo marzo.
"Dopo tanto hype intorno alle Distribute Ledger Technology, questo annuncio fornisce la prima prova significativa che questa tecnologia non tradirà il suo potenziale", commenta in una nota Blythe Masters, un ex Jp Morgan oggi alla guida della compagnia di software Digital Asset.
La borsa di Sydney è la prima al mondo ma potrebbe essere presto seguita dal Nasdaq, dal London Stock Exchange e dal Japan Exchange Group, tutte piazze che hanno già avviato la fase sperimentale, mentre sempre più banche d'affari - tra le quali l'italiana Banca Imi - stanno studiando l'utilizzo dei Database Distribuiti (grandi reti dove ogni partecipante gestisce un nodo in modo indipendente ma sotto il controllo consensuale degli altri) per la gestione del mercato dei derivati.
Le ragioni? La blockchain consentirebbe operazioni più rapide, più sicure e, soprattutto, più economiche, consentendo di garantire ai clienti tariffe più basse. Secondo Goldman Sachs, l'utilizzo della blockchain consentirebbe al settore di risparmiare sei miliardi di dollari all'anno, proprio grazie allo snellimento delle procedure di clearing and settlement, che sovente richiedono ancora di porre fisicamente una firma su documenti cartacei. Con la nuova tecnologia, sostiene la banca d'affari, verrebbero inoltre ridotti drasticamente sia il margine d'errore che le tempistiche. E con loro, il personale del settore: numerose mansioni svolte dai broker diventerebbero infatti non più necessarie.