I primi taxi-robot potrebbe essere sulle strade nel 2020. Almeno questo è quanto sostiene Jensen Huang, amministratore delegato di Nvidia, il colosso californiano dei chip che sviluppa tecnologie anche per le auto a guida autonoma. Questo non deve sorprendere: è di Nvidia infatti l'intelligenza artificiale utilizzata finora da molte delle industrie automobilistiche. Processori potenti in grado di sostituire l'uomo al volante. Parlando a Tel Aviv alla Nvidia GPU Technology Conference, Huang ha indicato che già dal 2019 vedremo attivi numerosi progetti pilota, ma il 2020 sarà l'anno decisivo, il momento di non ritorno in cui i taxi automatizzati di livello 5 (il massimo della classificazione del SAE americano) diventeranno realtà. La notizia è stata pubblicata dalla rivista dell'ACI L'Automobile, sul suo sito Internet.
Rivoluzione nelle grandi città
La conferenza di Nvidia, incentrata sull'intelligenza artificiale, si è svolta per la prima volta in Israele per celebrare il ricco bacino locale di talenti e annunciare contemporaneamente la creazione di un team di sviluppo nel paese. Cervelli che creano cervelli. Come riporta The Times of Israel, Huang pensa che la rivoluzione del robot-taxi partirà dalle metropoli e dalle città completamente mappate digitalmente e che presentano zone a traffico controllato, con chiare suddivisioni tra corsie per gli autobus, aree pedonali e piste ciclabili, per esempio New York, o San Francisco. Taxi che potranno correre senza conducente su corsie dedicate. Veicoli completamente automatizzati "per tutti", sempre secondo Huang, saranno invece vendita a partire dal 2021.
Occhi digitali sulla strada
Nvidia, che ha sede centrale a Santa Clara, quindici miglia a sud di Palo Alto, ha creato processori e software per le auto a guida autonoma (Nvidia Drive PX e Nvidia Drive IX) che hanno una capacità di elaborazione dei dati enorme (la piattaforma più evoluta arriva a 320.000 miliardi di calcoli al secondo) ma con un consumo limitato di energia. Nvidia produce processori anche per altre applicazioni, per esempio per la grafica al computer e i videogiochi o l'automazione dei magazzini, ma ha una specializzazione in intelligenza artificiale e visual computing: proprio quello che serve all'auto-robot che deve "vedere e ascoltare" l'ambiente circostante e prendere in tempo reale decisioni basate sulle informazioni raccolte (un semaforo rosso, un ostacolo sulla carreggiata, una strada chiusa che obbliga a cambiare tragitto, un pedone che attraversa all'improvviso).
Incubo o progresso?
Le tecnologie per l'intelligenza artificiale rendono possibile addirittura una “automazione dell'automazione", in cui è il software a scrivere il software e le macchine si programmano e imparano da sole. Huang ha presentato alla platea di sviluppatori e manager presenti a Tel Aviv il processore Nvidia Holodeck, che permette di creare laboratori virtuali di sviluppo dove vengono addestrati i robot. L'automazione è un'importante occasione di sviluppo industriale e di innovazione (oggi per esempio l'Europa è prima al mondo per numero di aziende che producono robot per usi professionali, secondo i dati di settore dell'IFR), ma anche una sfida senza precedenti con implicazioni etiche e sociali, come dimostrano gli interventi del numero uno di Tesla e SpaceX Elon Musk, che vuole spingere il governo americano a regolare la diffusione delle macchine intelligenti prima che l'umanità sia sopraffatta e costretta a trasferirsi su Marte (magari con un razzo SpaceX), o la distopia illustrata sull'ultima copertina del New Yorker, con i robot pienamente sostituiti agli esseri umani, ridotti a mendicanti sui marciapiedi di città conquistate dagli automi. Ma il 2020 non è lontano: al di là di incubi da fantascienza, vedremo se le auto-robot ci sapranno almeno portare da casa al lavoro.