Ben 116 team formati nel corso della due giorni, 200 mentor sparsi in 24 città italiane (più una estera), 20 iscritti a San Francisco, più di 800 sviluppatori mobilitati, 80 community coinvolte in 16 regioni. Questi i primissimi numeri di Hack.Developers: l'hackathon che ha lanciato la sfida a centinaia di sviluppatori software per rispondere al processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Un'iniziativa del Team per la Trasformazione Digitale di Diego Piacentini, in collaborazione con Codemotion. "Non finisce qui. E' importante continuare a lavorare - ha detto in chiusura Mara Marzocchi, 42 anni, co-fondatrice di Codemotion - perché ogni progetto contribuisce a rendere l'Italia un Paese più digitale".
I cinque progetti selezionati
Degli 800 sviluppatori coinvolti, 70 hanno partecipato all'evento di Roma negli spazi di LUISS Enlabs (alla stazione Termini). La maratona di sviluppo si è chiusa nel primo pomeriggio con il caricamento dei progetti in gara per il Fast Rabbit, sulla piattaforma Github. Sono stati 5 i progetti selezionati:
- Library 18app (validazione dei voucher attraverso un QRCode),
- due progetti dedicati allo SPID,
- uno alla Carta d'Identità Elettronica
- e uno al design.
Nel corso della settimana poi la valutazione dei 3 team vincitori, che si aggiudicano buoni d’acquisto per corsi Coursera. Wise Turtle è invece il premio pensato per valorizzare i team che scelgono di continuare l’attività di sviluppo nelle settimane successive all’hackathon, per sviluppare progetti più complessi. In questo caso il termine ultimo per presentare i progetti è il 30 ottobre. Verranno premiati 5 team vincitori, anche in questo caso con buoni d’acquisto per corsi Coursera.
Il problema del gender gap
A Roma, fra i 20 componenti del Team per la Trasformazione Digitale di Diego Piacentini, c'era anche Floriana Ferrara, 49 anni, esperta in Intelligenza Artificiale e con un'impegno speciale contro il gender gap (è alla guida del progetto NERD - Non è Roba da Donne, nato da una iniziativa del Dipartimento di Informatica di Sapienza). "A Roma sì, hanno partecipato all'hackathon 70 sviluppatori, ma solo 6 ragazze.
Troppo poche. Bisogna impegnarsi di più - dice subito - iniziative come Hack.Developers in ogni caso sono utili. Servono perché abbiamo divulgato dei codici che prima non erano disponibili. Se quel codice non lo apri - spiega - non lo rendi neanche visibile a tutti gli sviluppatori. Ed è bellissimo che tanti sviluppatori si siano interessati a quello che volevamo. Qui abbiamo visto, creatività, innovazione, determinazione e voglia di fare".
Fra le 7 'challenge' a Roma gli sviluppatori si sono concentrati su SPID e 18app. A Firenze (dove hanno partecipato alla maratona 20 sviluppatori) per il Team per la Trasformazione Digitale c'era Simone Piunno. In Toscana, i progetti più hackerati sono stati SPID, 18app e Carta d'identità Elettronica. "Tanta partecipazione, voglia di fare insieme e senso di comunità", dice Simone, per il quale il risultato migliore è stato aver creato un gruppo di "lavoro di persone che sono in connessione e che propongono idee e progetti. E che che fa anche pressione su chi lavora nella PA, spingendolo a fare meglio. Una cosa del genere per la Pubblica Amministrazione non si era mai vista prima".
Cosa chiedono gli sviluppatori alla PA
Antimo, 34 anni, campano da anni a Roma, manager in Ernst & Young, fa parte del team TPCWare ed è nel gruppo dei tre progetti romani selezionati nel corso dell'hackathon. Il team di Antimo si è concentrato su SPID, lavorando sull'integrazione con i sistemi di sviluppo di applicazioni web e Mobile". Più precisamente, "il nostro lavoro - spiega Antimo - vuole semplificare l'utilizzo del sistema SPID e renderlo più accessibile agli altri sviluppatori".
Michele ha 42 anni, è un tecnico informatico. "Sì, Hack.Developers mi ha convinto: è un'iniziativa che è riuscita a far lavorare insieme esperti in tutta Italia". Michele ha lavorato sulla sfida sugli open data. "Lavoro nella Pubblica Amministrazione e sento il bisogno di una migliore organizzazione degli open data. Sono un mezzo per avere più trasparenza, soprattutto in tema di accesso agli atti".
Daniele, 46 anni, tarantino, a Roma da quasi 30 anni, invece, ha lavorato insieme al suo team alla Carta d'Identità Elettronica, nello specifico sui suoi usi quotidiani. Come la palestra. "Abbiamo creato un'app reale e funzionante grazie alla quale un cittadino può recarsi in una qualunque palestra, che, attraverso un software, può gestirne l'iscrizione con un semplice avvicinamento della carta. La carta stessa - aggiunge Daniele - trasferisce immediatamente tutti i dati anagrafici e grazie al software può attivare l'abbonamento". Il bilancio della manifestazione? "Un'iniziativa importante perché apre finalmente la PA all'open source, dando la possibilità a chiunque voglia contribuire a renderla migliore. Ed è la prima volta che una cosa simile succede in Italia".