Dopo la "tempesta perfetta" che lo scorso giugno costrinse il cofondatore Travis Kalanick alle dimissioni, il consiglio direttivo di Uber ha scelto il suo successore alla guida di una delle startup più ricche e famose del mondo. Si tratta di Dara Khosrowshahi, da dodici anni numero uno di Expedia, una compagnia 'outsider' rispetto agli altri giganti di internet, con sede a Bellevue, Washington, e non nella Silicon Valley. Al momento non sappiamo ancora se il manager di origini iraniane accetterà il nuovo incarico. I suoi profili social - a cominciare da Twitter, dove si definisce "fissato con i viaggi e la fantascienza", - per il momento tacciono. Khosrowshahi non sarebbe stato infatti la prima scelta del board di Uber, che aveva sondato senza successo Jeff Immelt, ex amministratore delegato di General Electric, e Meg Whitman, presidente di Hewlett Packard.
L'uomo che trasformò Expedia in un gigante
Kosrowshahi è nato in Iran nel 1969 e emigrò in Usa nel 1978 a seguito del padre, fuggito dal Paese in seguito alla rivoluzione khomeinista. Quando Dara aveva tredici anni, il genitore tornò in Iran per prendersi cura dell'anziano padre e venne arrestato dalle autorità di Teheran, che lo incarcerarono per sei anni. Il futuro top manager trascorse quindi gli anni dell'adolescenza con la madre e i suoi due fratelli nello Stato di New York. Laureatosi in ingegneria elettrica alla Brown University, Kosrowshahi nel 1991 inizia a lavorare come analista per la banca d'investimento Allen and Co., per poi passare a Usa Networks (oggi Iac) nel 1998. La media company nel 2001 spende due miliardi di dollari per acquisire la maggioranza di Expedia da Microsoft e sceglie Kosrowshahi per dirigerla. Con lui al timone, Expedia intraprende una fortunata campagna di acquisizioni - inglobando concorrenti come Trivago e Orbitz - e si trasforma in un gigante da 23 miliardi di dollari, con ricavi che quadruplicano in dieci anni, passando da 2,1 miliardi di dollari nel 2005 a 8,7 miliardi di dollari nel 2016. Numeri che nel 2015 gli garantirono un salario annuo da 95 milioni di dollari grazie a bonus e stock option. Quell'anno Kosrowshahi fu il Ceo più pagato tra quelli delle compagnie quotate sull'indice S&P 500. Tra le sue decisioni più delicate quella di abbandonare il mercato cinese, a causa di una concorrenza sui prezzi che definì "distruttiva".
Le sue due nemesi: Donald Trump e Google
Kosrowshahi non ha mai nascosto la sua avversione al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e fu tra i primi top manager della Silicon Valley, insieme a Jeff Bezos di Amazon, a scagliarsi contro la decisione di Trump di sospendere gli ingressi da alcuni Paesi a maggioranza musulmana, incluso l'Iran. Difficile pensarla diversamente per il figlio di un iraniano che ha cercato riparo in Usa. "Credo che con questo ordine esecutivo il nostro presidente sia regredito al gioco corto", scrisse Kosrowshahi in una lettera ai dipendenti, "così gli Usa potrebbero anche diventare un posto leggermente meno pericoloso dove vivere ma verrebbero certamente visti come una nazione più piccola, reazionaria piuttosto che visionaria". Da allora non ha mancato di criticare il presidente, anche di recente a proposito della discussa reazione ai fatti di Charlottesville.
Il vero nemico di Dara è però Google. Expedia fu una delle compagnie che depositò presso l'antitrust Ue il ricorso che portò Bruxelles a infliggere a Mountain View una multa da 2,4 miliardi per abuso di posizione dominante. Capitolo finale, per ora, di una battaglia che Kosrowshahi aveva già ingaggiato da tempo, avendo intuito come Google utilizzasse il suo motore di ricerca per portare i navigatori a scegliere i suoi servizi a scapito della concorrenza. Se sceglierà di approdare a Uber, questa nemesi non lo abbandonerà. Lo scorso febbraio la società ha infatti denunciato Google per furto di segreti industriali relativi al suo programma di auto che si guidano da sole.