Da secoli l’uomo è ossessionato dall’idea di creare l’amante artificiale perfetta, un’idea che oggi non è più fantascienza. A breve si potrà dire addio alle vecchie bambole gonfiabili per dare il benvenuto ai sex robot che saranno in grado di parlare e muoversi attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale. A fronte di questo sviluppo tecnologico sorgono una serie di interrogativi ai quali è difficile rispondere.
- I robot del sesso cambieranno la nostra vita?
- C’è il rischio che la donna venga sempre di più considerata come un oggetto?
- I sex robot renderanno leciti desideri e perversioni che oggi sono considerati dei reati?
- Dove finisce il confine di ciò che è etico e ciò che non lo è?
A queste e ad altre domande ha cercato di rispondere Aimee van Wynsberghe, docente di etica e tecnologia all’Università di Delft nei Paesi Bassi e condirettrice della Fondazione per la Robotica Responsabile, in un’intervista rilasciata a Quartz. La professoressa a luglio 2017 ha pubblicato un rapporto “Il nostro futuro sessuale con i robot” nel quale cerca di fare il punto sullo stato dell’industria dei sex robot e del loro futuro.
QUARTZ: Cosa esiste oggi in commercio e a che punto è la tecnologia per lo sviluppo di veri e propri sex robot?
AIMEE VAN WYNSBERGHE: “Oggi online si possono comprare delle bambole molto sofisticate e sceglierne le caratteristiche. Ma si tratta comunque di qualcosa con cui non è possibile interagire. A breve saranno, invece, saranno commercializzati dei veri e propri sex robot, che si muovono e con i quali si potrà parlare. Non si tratterà solo di immaginazione perché alcune cose potranno avvenire veramente. Ad esempio non ci sarà più bisogno di immaginare che la bambola stia parlando con te, perché lo farà realmente.
Tra i sex robot più famosi c’è Harmony e il suo creatore, Matt McMullen, è impegnato a dare gli ultimi tocchi al prodotto in un laboratorio della società da lui fondata e presieduta, la Abyss Creations, in California, prevede che sarà messa in vendita inizialmente a 15 mila dollari (circa 14 mila euro). Harmony sorride, sbatte le ciglia, parla, racconta barzellette, all’occorrenza cita Shakespeare e soprattutto interagisce: non si limita a reagire quando il suo compagno, o per essere più esatti il suo proprietario, preme un determinato pulsante, ma prende l’iniziativa elaborando dati, impara cosa procura piacere e cosa no, insomma si comporta in modo simile a un essere umano. Oltre a fare sesso, ovviamente, tutte le volte e in tutti i modi desiderati da chi se l’è portata a casa. Ha il corpo di una porno star e il cervello, bè, di un cervellone elettronico”.
Q: Si tratterà di un oggetto di nicchia?
AVW: “Lo sarà se verrà considerato un oggetto pornografico, utilizzato e dominato da questa industria. Molte persone potrebbero collegarlo ai concetti di sfruttamento e oggettivazione delle donne. Quando comunque uno strumento di questo tipo viene lanciato sul mercato è normale che ci sia un iniziale scetticismo a riguardo. E’ stato così anche per tutti gli altri sex toy".
Q: Qualcuno invece parla di benefici. In che senso?
AVW: “Per alcuni i sex robot potrebbero avere scopi terapeutici se utilizzati nel giusto modo. C’è chi sostiene che, insieme ad un adeguato sostegno psicologico, potrebbero aiutare la guarigione di coloro che hanno subito un trauma di natura sessuale o in casi di disfunzioni. Altri pensano che possiamo essere utili anche per i disabili e gli anziani”.
Q: Si è addirittura arrivati a dire che i sex robot potrebbero eliminare la prostituzione. Che ne pensi?
AVW: “Credo che sarebbe bello, ma per il momento non lo ritengo possibile. C’è anche chi spera in una riduzione del traffico di esseri umani e della pedofilia. Ma sono scettica al riguardo, anche perché è un fenomeno molto difficile da dimostrare. Servirebbero dei dati a dimostrazione di ciò e penso che sia molto difficile reperirli.
Purtroppo credo che una bambola, seppur tecnologicamente evoluta, non sia in grado di soddisfare tutte le perversioni degli uomini. E anche se, ragionando utopisticamente, i robot sostituissero gli esseri umani in queste forme di perversione, non possiamo fare finta che siano lecite”.
Q: Cosa ti entusiasma nel sapere che in un futuro prossimo in molti campi ci saranno i robot?
AVW: “Sono eccitata da alcuni tipi di robot e da alcune funzionalità che questi potranno avere. Sono però preoccupata per quello che potremmo perdere con il loro arrivo. Temo che confrontandoci troppo con delle macchine perdiamo l’abitudine di stare a contatto con i veri sentimenti e gli stati d’animo degli esseri umani. Potremmo perdere l’abitudine delle relazioni interpersonali reali. Dall’altra sono entusiasta dell’esistenza di droni che possono portare sangue e vaccini in luoghi difficili da raggiungere fisicamente, così come sono entusiasta dei robot che nel campo dell’assistenza sanitaria sono in grado di monitorare e raccogliere i segnali. Tutto questo lo trovo eccitante. Se utilizziamo i robot come un aiuto va bene, ma non dobbiamo pensare che questi possano risolvere dei problemi dell’essere umano”.
Q: Quindi chi dovrebbe decidere come si svilupperà l’industria?
AVW: “Uno degli obiettivi della Fondazione è proprio quello di costituire un ponte tra il pubblico e le imprese. Vogliamo creare delle norme, le stesse che ci sono per l’acquisto di qualsiasi altro prodotto.