di Francesco Russo @cicciorusso_agi
Roma - Le tecnologie della stampa 3D, indispensabili per ogni FabLab, hanno dominato il padiglione 8 della Maker Faire, che si conclude oggi alla Fiera di Roma. Lo stand che forse ha catturato la maggiore attenzione è quello che ospitava una riproduzione di Amatrice, la città simbolo del devastante sisma che lo scorso 24 agosto ha sconvolto il Centro Italia, com'era prima della distruzione. Dietro il plastico, realizzato grazie alla tecnologia 3D, un pannello dove, nell'ambito dell'iniziativa "Vicini con un segno", i visitatori possono lasciare un messaggio di incoraggiamento agli abitanti dei territori colpiti dal terremoto, appello colto da tantissime persone, tra cui numerosi bambini. La Rome University of Fine Arts raccoglierà le migliaia di messaggi dei visitatori della Fiera e li porterà direttamente dove vivono ora le famiglie sfollate.
La riproduzione, in scala 1:500, ha una precisione incredibile. Vengono riprodotte porte, finestre, balconi. Maggiore dettaglio è stato dato agli elementi più caratterizzanti, quali la Chiesa di Sant'Agostino, il complesso del Santissimo Crocifisso,la Chiesa di San Francesco e Santa Maria di Porta e piazza Cacciatori del Tevere. Un omaggio, un documento, un aiuto alla memoria per far rivivere quello che in parte purtroppo non c'è più, nonche' occasione di dimostrare quanto queste nuove tecnologie in futuro siano destinate a contribuire alla salvaguardia del nostro patrimonio culturale.
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"La stampa 3D può essere immediatamente utilizzata per il recupero e la ricostruzione, per il ritorno al fisico di reperti che hanno subito dei danneggiamenti", spiega all'Agi Tommaso Diana, Chief Technology Officer di iPrint 3D, "oggi c'è la possibilità di ricostruire anche da fotografie parti di statue o architetture andate incontro a problematiche relative allo stato di conservazione; la stampante 3D riesce con una precisione prima difficile da raggiungere a ricomporre e a riprodurre quelle parti mancanti che oggi possono essere replicate". "Noi facciamo esattamente questo: integrare le tecnologie 3D nel settore dei beni culturali", prosegue Diana, "abbiamo portato avanti dei progetti di notevole importanza a Roma, in particolare la ricostruzione del mausoleo di Marco Nonio Macrino, ovvero la tomba del Gladiatore che, grazie a un lavoro certosino prima di ricostruzione virtuale e poi di stampa 3D, siamo riusciti, partendo solo dalle rovine, a ricreare come doveva effettivamente essere".
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"In Italia nella stampa 3D siamo ancora indietro di dieci anni", avverte però Valter Bartolini, fondatore di Optimus 3DPrinter, un imprenditore della vecchia scuola finito nel settore per necessità aziendali, una capacità di sapersi reinventare tutta italiana: "Nasciamo come azienda di carpenteria metallica, non come costruttori di macchine tridimensionali, la macchina tridimensionale è stata un'esigenza aziendale, facevamo manutenzione e, scontrandoci tutti i giorni con pezzi di ricambio che non trovavamo, ci siamo costruiti la nostra macchina personalizzata; poi c'è stato chiesto di riprodurla da cinque anni andiamo avanti per cercare di costruire macchine sempre migliori". Secondo Bartolini, il mercato si svilupperà sui service: un'azienda medio grande potrà avere figure addestrate per sviluppare ma rischia di far crescere una figura che poi va per conto suo".
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(AGI)