Il glifosato è stato l’erbicida più diffuso nel mondo e il più utilizzato in Italia, secondo i dati resi noti dal nostro Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
Fino al 2001, anno di scadenza del brevetto, è stato prodotto e commercializzato esclusivamente dalla multinazionale Monsanto, con il prodotto Roundup.
Battaglia per la verità
Da tempo è in atto uno scontro internazionale delle massime autorità a tutela della salute e della sicurezza alimentare sulla sua possibile cancerogenicità, acuitosi nelle ultime settimane. Scontro che apre uno squarcio sull’uso dei pesticidi ed erbicidi in agricoltura e sul loro vero impatto sugli esseri umani e sull’ambiente e il conflitto di interesse tra industrie chimiche e ricerche scientifiche.In America la multinazionale Monsanto è stata messa sotto accusa dal New York Times, che da tempo conduce un’inchiesta sull’erbicida, per aver cercato di occultare le revisioni del prodotto e aver corrotto funzionari dell’EPA, Environmental Protection Agency, la massima autorità ambientale americana, proprio per depistare sui possibili effetti cancerogeni, determinati dall’esposizione al contaminante, che hanno portato all’osservazione di casi di linfoma non Hodgkins. Come? Scrivendo essa stessa gli studi scientifici per smentire la pericolosità del prodotto chimico e facendoli firmare da ricercatori indipendenti. A sostenere questa tesi è la Corte federale di San Francisco che porta come prove le mail che la multinazionale ha intrattenuto con l’Agenzia federale americana.
Per l'Europa non causa il cancro, ma...
Nel frattempo, mentre in America il glifosato è sul banco degli imputati, nel vecchio continente, l’ECHA, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, lo scorso 15 marzo, ha deciso che il glifosato non è cancerogeno e non provoca mutazioni genetiche, ma “solo” seri “danni agli occhi” ed è “tossico con effetti duraturi sulla vita in ambienti acquatici”.
Secondo i Medici per l’Ambiente (ISDE) il parere pubblicato dall’agenzia europea non è completo: “Questo parere, secondo quanto dichiarato dalla stessa agenzia, esclude la valutazione dei rischi da esposizione prolungata di esseri umani (agricoltori e consumatori), sui quali l’ECHA paradossalmente non si esprime. Ma è proprio l’esposizione sia professionale che residenziale o attraverso l’acqua e gli alimenti, che rappresenta un rischio per la salute delle persone, specie delle frange più vulnerabili quali donne in gravidanza e bambini” ha dichiarato l’oncologa Patrizia Gentilini.
E se, come dice l'Oms, non servissero per la sicurezza alimentare?
Il parere dell’ECHA si scontra anche con il rapporto monotematico curato dallo IARC (International Agency for Research on Cancer), già pubblicato a marzo 2015, che aveva classificato la sostanza come “probabile cancerogena per l'uomo". E con l’appello lanciato dai rapporteur dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità Hilal Elver e Baskut Tuncak, sugli effetti devastanti di pesticidi ed erbicidi, causa di morte per almeno 200mila persone, nel mondo, per avvelenamento.
“L’uso eccessivo di pesticidi è molto pericoloso per la salute umana e per l’ambiente, ed è fuorviante affermare che i pesticidi sono vitali per garantire la sicurezza alimentare” hanno affermato pochi giorni fa i massimi esperti dell’OMS.
Ma non è finita qui: già l’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, a novembre 2015 ne aveva aggiornato il profilo tossicologico e dichiarato che "è improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l'uomo" proponendo "nuovi livelli di sicurezza che renderanno più severo il controllo dei residui di glifosato negli alimenti".
La longa manus della Monsanto sugli studi
“Improbabilità” che ha scatenato le reazioni dell’opinione pubblica europea e dello stesso IARC che ha inviato una lettera aperta a Vytenis Andriukaitis, commissario UE per la salute e la sicurezza alimentare, sottoscritta da 96 scienziati, portando lo scontro in consiglio europeo. Per tutta risposta EFSA lo scorso dicembre ha reso pubblici i dati grezzi degli studi sotto accusa di essere, ancora una volta, guidati e influenzati sempre da Monsanto, come aveva già denunciato anche il Guardian.
E in Italia? Il glifosato è da tempo nella nostra catena alimentare, come abbiamo già raccontato, ma ha anche contaminato gravemente l’ambiente. Secondo Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, nel 2014 il glifosato è stato trovato nel 39,7% dei 302 punti di monitoraggio delle acque superficiali in cui è stato cercato, in 76 casi (25,2%) è responsabile del superamento degli standard di qualità ambientali.
L'Italia lo ha vietato, ma la mobilitazione non si ferma
Nelle acque sotterranee, invece, è risultato presente nel 4,3% dei 185 punti controllati, in 2 casi (1,1%) con valori superiori miti di legge. Ispra segnala anche la contaminazione dovuta all’AMPA (acido aminometilfosfonico), un metabolita che si forma nell’ambiente per degradazione del glifosato, presente nel 70,9% dei 289 punti di monitoraggio delle acque superficiali, in 151 casi (52,2%) con valori superiori ai limiti. Nelle acque sotterranee è presente nel 4% dei 177 punti di monitoraggio, in 4 casi (2,3%) con valori superiori ai limiti di legge.Intanto il pesticida è stato bandito in Italia dal 22 febbraio 2017, e proprio in questi giorni è partita la mobilitazione internazionale per dire #StopGlifosato, con l’obbiettivo di raccogliere un milione di firme in Europa.