Il ministro dell’Interno Matteo Salvini l’8 luglio su Twitter ha scritto: “Giovedì porterò al tavolo europeo di Innsbruck la richiesta di BLOCCARE l’arrivo nei porti italiani delle navi delle missioni internazionali”.
Proviamo a dare contesto a queste dichiarazioni e a verificare se un ministro dell’Interno possa avanzare una simile richiesta.
Il caso della Samuel Beckett
Le parole di Salvini hanno fatto seguito a uno specifico caso di cronaca. Dopo aver preso alcune decisioni per contrastare l’operato delle Ong nel Mediterraneo, su tutte il caso dell’Aquarius, il ministro dell’Interno ha rivolto la sua attenzione sulle operazioni che si svolgono all’interno di missioni internazionali.
Il caso di cronaca è quello della nave militare irlandese Samuel Beckett, che agisce all’interno della missione dell’Unione europea Eunavfor Med (o “Operazione Sophia”). La nave è approdata sabato 7 luglio nel porto di Messina con a bordo 106 migranti.
Questo ha scatenato la presa di posizione da parte di Matteo Salvini.
Il tavolo europeo di Innsbruck
L’incontro di Innsbruck a cui fa riferimento Salvini è l’incontro informale, previsto per giovedì 12 luglio, dei ministri dell’Interno dei Paesi Ue organizzato dall’Austria, che il primo luglio ha iniziato il semestre di presidenza dell’Unione europea.
Si tratta appunto di un incontro informale e non di un Consiglio dell’Unione europea vero e proprio.
Le missioni internazionali
L’operazione Eunavfor Med era stata prevista, inizialmente, dal Consiglio europeo (cioè l’organo Ue che riunisce i capi di Stato e di governo e che dà gli indirizzi di politica generale) riunito in via straordinaria il 23 aprile 2015.
Il 18 maggio 2015 successivo un diverso organo europeo - nonostante la quasi identità del nome - e cioè il Consiglio dell’Ue nella composizione dei ministri degli Esteri ha adottato una Decisione che prevedeva specificamente la nascita dell’operazione Eunavfor Med (il Consiglio dell’Ue è l’organo politico e legislativo dell’Unione, insieme al Parlamento europeo).
L’operazione è stata poi avviata ufficialmente il 22 giugno seguente. Eunavfor Med è stata in seguito rinominata “Operazione Sophia”, dal nome dato alla bambina nata su una nave dell’operazione, che aveva salvato la madre il 22 agosto 2015 al largo delle coste libiche.
Scopo della missione, spiega una pagina istituzionale del il ministero della Difesa, non è in primo luogo il salvataggio dei migranti, ma il contrasto agli scafisti e ai trafficanti di esseri umani. Ha infatti carattere principalmente militare. Ma l’attività di salvataggio avviene spesso comunque perché “pur non rientrando nel mandato assegnato alla missione, è un obbligo ineludibile per il diritto internazionale”.
In base al diritto internazionale marittimo qualsiasi nave è obbligata a soccorrere naufraghi o imbarcazioni in difficoltà. Il luogo dello sbarco poi è una questione più sfumata, ma l’Italia è spesso la destinazione finale a causa della sua posizione geografica e della situazione di instabilità politica in Libia e in generale nel Nord Africa, che la rendono il “porto sicuro più vicino”. Non solo: influiscono anche alcune decisioni in sede di politica internazionale, cha hanno portato a un ruolo più defilato di Malta.
Periodicamente, negli anni 2016, 2017 e 2018, il Consiglio dell’Ue nella formazione Affari Esteri - ovvero la riunione dei ministri degli Esteri degli stati membri dell’Ue - ha poi esteso i compiti dell’operazione Eunavfor Med. Ad esempio sono ora compresi “l’addestramento della Guardia Costiera e della Marina libica”, “il contributo alle operazioni di embargo alle armi”, le indagini sul traffico illecito delle esportazioni di petrolio dalla Libia e il miglioramento dello scambio di informazioni sulla tratta di esseri umani.
Secondo quanto deciso dal Consiglio dell’Ue a luglio 2017, il mandato dell’operazione è stato esteso fino a fine 2018, quando andrà poi rinnovato.
All’operazione Sophia partecipano tutti gli Stati dell’Ue tranne la Danimarca. Il comando delle operazioni è dell’Italia: l’ammiraglio Enrico Credendino dal 18 maggio 2015 è a capo delle operazioni.
Salvini può bloccare questa operazione?
Alle parole di Matteo Salvini hanno risposto dal ministero della Difesa, facendo filtrare una dichiarazione ripresa da tutte le maggiori testate italiane secondo cui:
“Eunavfor Med è una missione europea ai livelli Esteri e Difesa, non Interni. Quel che vanno cambiate sono le regole di ingaggio della missione e per farlo occorre farlo nelle sedi competenti, non a Innsbruck”.
In effetti le conclusioni del Consiglio europeo del 23 aprile invitano esplicitamente l’Alto rappresentante Ue per la Politica estera e di sicurezza comune (PESC), attualmente Federica Mogherini, a “iniziare i preparativi per un’operazione di PSDC”, cioè di Politica di sicurezza e difesa comune.
Questa è “uno strumento della politica estera dell'Unione” e “riguarda tutti i settori della politica estera e tutte le questioni relative alla sicurezza dell’Unione”.
Insomma, è chiara la collocazione di questa missione all’interno della politica estera, non interna.
La Decisione dell’Unione europea del 18 maggio 2015, che prevede la nascita dell’Eunavfor Med, è poi qualificata come “Decisione PESC”, cioè relativa alla Politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea. È stata adottata dal Consiglio Ue nella composizione dei ministri degli Esteri dei vari Stati membri.
Dunque eventuali modifiche ai principi generali della missione, o una sua cancellazione per mancato rinnovo, dovrebbero probabilmente passare per un altro Consiglio europeo - dove presenzierebbe il presidente del consiglio Conte, non Salvini - o come minimo per un Consiglio dell’Ue nella composizione dei ministri degli Esteri - dove presenzierebbe Moavero Milanesi, non Salvini.
Anche una modifica degli aspetti operativi – come le “regole di ingaggio” – che fosse di un qualche impatto dovrebbe probabilmente passare da un Consiglio dell’Unione europea nella composizione dei ministri degli Esteri.
Inoltre l’articolo 1 della Decisione, “Missione”, recita: “L'Unione conduce un'operazione di gestione militare della crisi che contribuisce a smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani nel Mediterraneo centromeridionale”.
La gestione militare, dunque, coinvolge i ministri della Difesa, per l’Italia il ministro Trenta, oltre a quelli degli Esteri. Non è invece coinvolto ad alcun titolo il ministro dell’Interno.
Cosa può fare il ministro dell’Interno?
Il ministro dell’Interno può al massimo intervenire nella decisione, che spetta formalmente al ministro dei Trasporti (art. 83 Codice della Navigazione), di negare lo sbarco a una singola nave.
Come abbiamo verificato in passato può farlo solo se, in base alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 (art. 19), il passaggio della nave nelle nostre acque territoriali è considerabile offensivo. Uno dei motivi previsti di possibile offesa è “il carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero”.
Ma il ministro dell’Interno non può trattare con altri ministri dell’Interno degli Stati Ue la disapplicazione, o anche solo la modifica, di Decisioni europee che coinvolgono come minimo i ministri degli Esteri e della Difesa dell’Unione, e al massimo i capi di Stato e di governo.
Salvini, che pure è vicepremier, a Innsbruck parlerebbe insomma con persone non competenti ad accogliere le sue eventuali richieste, da un punto di vista formale. Anche se rimarrebbe naturalmente la valenza politica e simbolica del gesto.
Conclusioni
Salvini sostiene di voler portare all’incontro informale dei ministri dell’Interno dell’Unione europea una richiesta per bloccare la missione Eunavfor Med, comandata dall’Italia.
Tale missione tuttavia è stata istituita, a seguito delle conclusioni del Consiglio europeo (composto dai capi di Stato e di governo), da una decisione del Consiglio dell’Unione europea nella formazione Affari Esteri, dove siedono appunti i ministri degli Esteri. Inoltre, essendo una missione militare, è coinvolta la Difesa.
Insomma, della questione se ne dovrebbero occupare Conte, Moavero Milanesi e Trenta – riuniti insieme ai propri omologhi europei – e non Salvini. Se anche lo facesse in qualità di vicepremier, la sede di Innsbruck, dove sono riuniti gli altri ministri dell’Interno europei, non sarebbe quella adatta a portare concrete modifiche alla missione.
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