Il 4 dicembre, la multinazionale dell’acciaio ArcelorMittal ha presentato al governo un nuovo piano industriale (2020-2024) per l’ex Ilva di Taranto, che nel 2023 potrebbe portare a 4.700 esuberi.
Inoltre, l’azienda ha promesso di portare la produzione di acciaio a 6 milioni di tonnellate nel 2021, rispetto agli attuali 4,5 milioni (previsti anche per il 2020). Lo Stato italiano – che si è però detto contrario al piano presentato – potrebbe intervenire per tutelare i livelli occupazionali e aiutare ad aumentare la produzione alle 8 milioni di tonnellate previste per il 2023 nel precedente piano industriale (2019-2023) di ArcelorMittal.
Ma che cosa ci dicono i dati più recenti sulla produzione di acciaio nel nostro Paese? Qual è la situazione in Europa e nel resto del mondo?
La produzione in Italia
Come ha spiegato in un approfondimento di novembre scorso il centro di ricerche Svimez, attualmente l’ex Ilva di Taranto ha una produzione annuale di acciaio stimata in circa 4,5 milioni di tonnellate.
In base ai dati della World Steel Association (un’associazione che rappresenta l’85 per cento dei produttori mondiali di acciaio, e di cui fa parte anche l’associazione di categoria italiana Federacciai), la produzione dell’ex Ilva corrisponde – in base ai dati del 2018 – a circa il 18,4 per cento di quella annuale italiana, che l’anno scorso ammontava a più di 24,5 milioni di tonnellate.
L’acciaio prodotto nel nostro Paese nel mese di ottobre – dati più aggiornati – ammontava a circa 2,25 milioni di tonnellate, in linea con i numeri di settembre scorso, ma in netta ripresa rispetto al calo particolarmente drastico di agosto 2019, quando le tonnellate prodotte erano state solo 885 mila.
In generale, nei primi 10 mesi del 2019 le tonnellate di acciaio prodotte in Italia ammontano a circa 19,8 milioni, una cifra più bassa rispetto alle circa 20,6 milioni di tonnellate dei primi dieci mesi del 2018.
Prima e dopo la crisi del 2008
Dal 2000 ad oggi, il picco massimo di produzione di acciaio in Italia è stato toccato nel 2006 (oltre 31,6 milioni di tonnellate), crollate a oltre 19,8 milioni nel 2009.
Negli anni successivi, c’è stata una rapida ripresa, con la produzione che è tornata nel 2011 intorno ai 28,7 milioni di tonnellate, per poi riscendere, toccando una minima di poco più di 22 milioni nel 2015.
Negli ultimi quattro anni, c’è stato comunque un lento aumento della produzione, ma viste le statistiche di questi primi 10 mesi del 2019 è possibile che l’anno in corso segni un nuovo calo.
L’Italia è comunque un’importatrice netta di prodotti semifiniti e finiti in acciaio: a fine 2018 le tonnellate esportate dal nostro Paese sono state quasi 18,2 milioni, un numero più basso di quelle importate (20,6 milioni).
Ma come si collocano questi numeri nel panorama europeo?
La situazione dell’acciaio in Europa
L’Italia è uno dei Paesi di primo piano nel nostro continente per quanto riguarda la produzione dell’acciaio. Secondo l’ultimo Rapporto annuale di Eurofer (l’associazione europea dei produttori di acciaio), nel 2018 l’industria siderurgica ha dato lavoro nel nostro Paese (pag. 8, del report qui scaricabile) a quasi 33.400 persone, il 10,12 per cento a livello europeo, seconda soltanto agli 84.230 posti di lavoro della Germania.
A livello produttivo, l’anno scorso le 24,5 milioni di tonnellate italiane hanno costituito oltre il 14,6 per cento della produzione europea, che ammontava a quasi 167,7 milioni di tonnellate, in calo rispetto ai 168,5 milioni del 2017. Nel 2009, la produzione europea di acciaio era consistita in una cifra comunque più bassa: poco meno di 139,5 milioni di tonnellate.
L’anno scorso, l’Italia è arrivata dietro alla Germania (42,4 milioni) per tonnellate prodotte, ma davanti a Paesi come Francia (15,4 milioni) e Spagna (14,3 milioni). Se si guarda a questi primi produttori di acciaio in Europa, si nota che anche per loro c’è stato un rallentamento nei primi 10 mesi del 2019, come per l’Italia.
Quest’anno, fino ad ottobre la Germania aveva prodotto oltre 33,8 milioni di tonnellate d’acciaio, rispetto alle oltre 35,4 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso. La Francia ha toccato quota oltre 12,3 milioni di tonnellate (tra gennaio e ottobre 2018 erano state quasi 12,9 milioni), mentre la Spagna per quest’anno è sugli 11,7 milioni di tonnellate prodotte (rispetto agli oltre 12 milioni di ottobre 2017).
"Il nostro ultimo Rapporto annuale mostra un quadro variegato del settore dell’acciaio", spiega Eurofer nel report European Steel in Figures 2019 (qui consultabile). "L’occupazione è tornata sui livelli del 2014, con la domanda del mercato domestico che è costantemente aumentata negli ultimi anni. Le importazioni sono cresciute ma l’aumentare della domanda è stata però interamente assorbita dall’offerta proveniente da Paesi esteri. Si stima che i consumi di acciaio caleranno dello 0,4 per cento nel 2019".
La produzione d’acciaio nel mondo
A livello mondiale, le tonnellate di acciaio prodotte sono in continuo aumento negli ultimi 10 anni. Secondo i dati più aggiornati della World Steel Association, la produzione è infatti passata dal quasi 1 miliardo e 238 milioni di tonnellate del 2009 all’1 miliardo e 816 milioni di tonnellate del 2018. Nel 2000, le tonnellate prodotte a livello mondiale erano circa 850 milioni.
L’aumento più consistente è stato quello della Cina, che nel 2009 produceva circa 577 milioni di tonnellate d’acciaio, saliti a oltre 928,2 milioni nel 2018. La Cina conta da sola per poco più della metà della produzione globale.
Al secondo posto c’è l’India (109,2 milioni) e il Giappone (104,3 milioni). L’anno scorso l’Italia era decima in classifica, in un serrato testa a testa con l’Iran (circa 24,5 milioni di tonnellate d’acciaio prodotte).
I problemi del settore
Uno dei problemi del mercato dell’acciaio resta quello dell’eccessiva capacità produttiva globale, quella che in gergo viene identificata con il termine inglese overcapacity.
A marzo scorso, la Steel Committee dell’Ocse (una speciale commissione dell’organizzazione che si occupa dei problemi dell’industria siderurgica) ha ricordato che a livello mondiale la differenza tra la capacità di produrre acciaio e la domanda è molto elevata ed è intorno alle 425,5 milioni di tonnellate. Un dato che è stato ricordato anche da Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity (società di consulenza sulle materie prime) in un’intervista all’Agi del 16 novembre scorso.
Anche a causa della guerra dei dazi con gli Stati Uniti, "tutti i principali produttori europei sono in crisi", ha riassunto Il Sole 24 Ore in un articolo dell’8 novembre scorso. "Nelle ultime trimestrali i gruppi quotati hanno segnalato perdite o profitti in calo e i titoli delle società da inizio anno perdono dal 10 al 20 per cento. Molti hanno deciso di tagliare la produzione".
Tra questi, c’è anche ArcelorMittal, come ha spiegato un articolo pubblicato su lavoce.info il 7 novembre, deve fronteggiare – non solo a Taranto – diversi fattori, tra cui «la contrazione della domanda, le pressioni competitive delle importazioni e il rialzo dei prezzi delle materie prime».
Conclusione
Da gennaio a ottobre 2019, la produzione di acciaio in Italia ha fatto registrare un calo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, anche se il nostro Paese rimane al secondo posto a livello europeo sia per tonnellate prodotte che per occupazione.
Una riduzione nella produzione negli ultimi mesi è riscontrabile a livello continentale, anche tra le altre grandi potenze siderurgiche, come Germania e Francia, mentre a livello mondiale la produzione continua a crescere, trainata soprattutto dalla Cina.
Diversi fattori però stanno concorrendo nel generare un momento negativo per il mercato, soprattutto nel contesto europeo, che già negli ultimi mesi ha dato il via a un processo di razionalizzazione in diversi stabilimenti siderurgici del nostro continente.