Secondo fonti stampa, dal 7 novembre i Carabinieri di Milano garantiscono la scorta alla senatrice a vita Liliana Segre nei suoi spostamenti pubblici.
Nelle ultime settimane, Segre – sopravvissuta alla deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau – è stata vittima di minacce e insulti. Il caso più recente riguarda uno striscione di Forza Nuova appeso lo scorso 5 novembre fuori dal Municipio 6 di Milano, dove la senatrice a vita ha tenuto una conferenza.
Ma quali sono i numeri delle scorte in Italia? E quante forze dell’ordine sono impiegate? Vediamo che cosa ci dicono i numeri ufficiali.
Chi decide sulle scorte
Innanzitutto, chi ha la responsabilità sulla gestione delle scorte in Italia?
A maggio 2002, a seguito dell’assassinio dell’economista Marco Biagi a opera delle “Nuove Brigate Rosse”, l’allora governo Berlusconi istituì con il decreto-legge n. 83 (art. 2) l’Ufficio centrale interforze per la sicurezza (Ucis).
Come spiega il sito ufficiale del Ministero dell’Interno, «la legge rimette al ministro dell'Interno la competenza a adottare i provvedimenti e impartire le direttive per la tutela e la protezione delle persone esposte a particolari situazioni di rischio di natura terroristica o correlate al crimine organizzato».
L’Ucis – che fa parte del Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale – ha i compiti di gestione dell’apparato di protezione, attraverso la raccolta e l’analisi coordinata delle informazioni relative alle situazioni personali di rischio.
In sostanza, questo Ufficio aiuta il ministro dell’Interno nella sua funzione di autorità nazionale di pubblica sicurezza.
L’organizzazione interna dell’Ucis prevede la suddivisione in quattro uffici: ufficio analisi; ufficio servizi di protezione e vigilanza; ufficio formazione e aggiornamento del personale; ufficio per l’efficienza dei mezzi e degli strumenti speciali. La prima di queste sezioni – su indicazione delle forze dell’ordine – analizza tutte le informazioni relative a «situazioni personali a rischio». Il secondo ufficio, invece, cura la pianificazione operativa e delle risorse, e individua le modalità di attuazione dei servizi di protezione.
È compito dell’Ucis – e non direttamente del ministro dell’Interno – decidere se revocare una scorta assegnata, sulla base delle informazioni analizzate e rispettando le direttive del capo della Polizia Franco Gabrielli.
Un po’ di numeri
Quante persone hanno la scorta in Italia? Le cifre ufficiali più aggiornate sono state fornite dal Ministero dell’Interno l’8 luglio 2019.
Al 1° giugno 2019, le misure di protezione erano in totale 569. La regione prima in classifica è il Lazio (con 173 tutele), seguita dalla Sicilia (124).
Le categorie maggiormente tutelate – scrive il Viminale – riguardano «magistrati, imprenditori e diplomatici, oltre a politici, giornalisti e alti dirigenti dello Stato». Il numero dei magistrati sotto protezione, al 1° giugno 2019, era di 274, i politici erano 82, gli imprenditori 45 e i diplomatici 28.
In generale, rispetto al 1° giugno 2018 – data di insediamento del governo Conte I – c’è stata una riduzione del numero di tutele in Italia.
Oltre un anno fa, le misure di protezione erano 618 (+8 per cento, rispetto al 2019), con 274 magistrati protetti, 82 politici, 45 imprenditori e 28 diplomatici.
Il precedente ministro dell’Interno, Matteo Salvini, all’epoca aveva rivendicato questo calo, frutto secondo il leader della Lega di un migliore utilizzo delle risorse statali. L’annuncio dei dati era avvenuto a luglio 2019, quando Salvini aveva presentato una nuova direttiva per «razionalizzare le misure di protezione esistenti e a fornire criteri più stringenti per un’analisi rigorosa delle situazioni che richiedono le tutele personali».
Guardando i dati del passato, al 31 dicembre 2017 le persone sotto scorta in Italia erano in totale 589; nel 2016 574; nel 2015 569; nel 2014 543; nel 2013 545.
I dati più aggiornati – anche se si riferiscono alle rilevazioni di metà anno – mostrano dunque per il 2019 un’inversione del trend di crescita nell’assegnazione delle scorte nel nostro Paese.
Le forze dell’ordine impiegate
A livello operativo, i servizi di protezione e vigilanza sono assicurati dagli agenti specializzati tra i Carabinieri, la polizia di Stato e la Guardia di finanza. Possono essere assegnati compiti limitati anche alla Polizia penitenziaria.
Secondo il Viminale, al 1° giugno 2019 le 569 misure di protezione personale erano garantite da 2.015 unità delle forze dell’ordine impiegate, oltre a 211 unità per le vigilanze fisse, 404 vetture blindate e 234 vetture non specializzate.
Anche in questo ambito, i dati sono in calo rispetto al 1° giugno 2018. A quella data, per le scorte erano impiegati, scrive il Ministero dell’Interno, «2.218 donne e uomini delle forze di polizia, oltre a circa 230 agenti utilizzati per le cosiddette vigilanze fisse ad abitazioni e luoghi di lavoro, 434 le auto blindate fornite, 266 le vetture non specializzate».
Livelli e motivi delle minacce
Le misure di protezione si distinguono poi a seconda del livello di minaccia a cui le persone interessate sono sottoposte e a seconda delle ragioni per cui le scorte sono state garantite.
Per quanto riguarda il primo punto, possono essere assegnati quattro livelli di tutela stabiliti in base alla gravità della minaccia: dal più basso (livello 4), che prevede un’auto non blindata e due agenti – quella che secondo fonti stampa riguarda Segre, per esempio – al più alto (livello 1), che prevede l’assegnazione di tre auto blindate con tre agenti.
Secondo gli ultimi dati disponibili più dettagliati sul tema, al 31 dicembre 2017, 21 delle allora 589 persone sotto scorta erano considerate a grave rischio (livello 1), mentre quasi l’87 per cento degli individui sotto protezione dello Stato era considerato a basso rischio (249 individui a livello 4 e 263 a livello 3).
Per quanto riguarda invece il motivo di assegnazione della scorta, l’Ucis riporta che, sempre nel 2017, quasi il 58 per cento degli individui (340 su 589) era sotto protezione per un possibile attacco da parte della criminalità organizzata. Con il 38 per cento, seguivano le persone a rischio attentato terroristico (224) e quelle soggette ad altri tipi di minaccia (25, ossia circa il 4 per cento del totale).
In conclusione
È notizia del 7 novembre che la senatrice a vita Liliana Segre è sotto scorta, negli spostamenti pubblici, per le minacce e gli insulti ricevuti nelle ultime settimane.
Secondo i dati più aggiornati del Ministero dell’Interno, al 1° giugno 2019 le persone sotto scorta in Italia erano 569, in calo rispetto alle 618 nella stessa data del 2018. Le categorie più protette sono i magistrati, seguiti dai politici e dagli imprenditori.
Anche il numero delle forze dell’ordine impiegate è diminuito, passando dalle oltre 2.500 unità al 1° giugno 2018 alle quasi 2.230 di un anno dopo.