Uno dei provvedimenti più discussi del disegno di legge di Bilancio per il 2020 presentato dal governo Conte-bis riguarda la regolamentazione fiscale delle auto aziendali. Stiamo davvero parlando dell’introduzione di una nuova tassa, come suggeriscono alcuni, oppure no? E quali sono le norme per questo settore negli altri Paesi Ocse?
Abbiamo provato a fare un po’ di chiarezza.
Di che cosa stiamo parlando
Tra le misure che i datori di lavoro concedono a favore dei dipendenti rientrano i cosiddetti fringe benefit. Questo termine (tradotto in italiano con “benefici marginali” o “accessori”) indica quei benefici non strettamente monetari – come i buoni pasto o i viaggi premio – che i datori di lavoro concedono ai propri dipendenti, in aggiunta allo stipendio base, per motivarli o fidelizzarli. Tra questi rientrano anche le auto per uso aziendale.
Sebbene non siano trasferimenti monetari veri e propri, i fringe benefit come le auto aziendali – spiega l’Ocse – costituiscono una parte del valore che viene erogato ai dipendenti per l’attività lavorativa svolta. Per questa ragione, anche i fringe benefit rientrano nel computo del reddito da lavoro su cui bisogna pagare le tasse.
La maggioranza non sta quindi dibattendo su come aumentare la tassazione della auto aziendali, ma su che percentuale di questo benefit debba essere soggetta a tassazione. In ogni caso, sebbene un’eventuale modifica della normativa in vigore non costituirebbe di per sé una nuova tassa, le imposte pagate dai lavoratori con un’auto aziendale aumenterebbero.
Qual è la situazione attuale
Come spiega un approfondimento di Confindustria del 2016, intitolato “Fiscalità delle auto aziendali”, il 30 per cento dell’utilizzo delle auto concesse in uso promiscuo (cioè sia ad uso lavorativo sia ad uso personale) è considerato essere per scopi personali. Questa percentuale del valore del benefit è quindi inclusa nel calcolo della busta paga – come verrebbe incluso un reddito – ed è tassata con le stesse aliquote applicabili al reddito da lavoro.
Questo avviene perché il lavoratore beneficia di un’auto anche per scopi personali, senza però che debba pagare i costi di carburante e manutenzione (coperti dal datore di lavoro) che sosterrebbe se fosse il proprietario della macchina. A quanto ammonta in concreto questo 30 per cento per uso personale?
Le norme dispongono che ogni anno l’Automobile club d’Italia (Aci) calcoli un costo chilometrico per ogni veicolo, sulla base di una stima convenzionale di 15 mila chilometri percorsi ogni anno. La stima del costo chilometrico viene effettuata per ciascun modello di veicolo in commercio e deve essere comunicata entro il 30 novembre di ogni anno al Ministero dell’Economia e delle Finanze, che la pubblica entro il 31 dicembre (qui è consultabile quella per il 2019).
Il valore del benefit è quindi calcolato in maniera forfetaria, e prescinde, tra le altre cose, dal numero di chilometri effettivamente percorsi per uso personale.
Che cosa vuole fare il governo Conte-bis
L’articolo 78 del disegno di legge di Bilancio per il 2020 – che ha appena iniziato il suo iter parlamentare al Senato – vuole aumentare la percentuale del 30 per cento, considerata a uso personale, a seconda delle emissioni del veicolo e del tipo di attività svolta dal lavoratore.
In base al ddl presentato dalla maggioranza giallorossa, la percentuale passerebbe al 60 per cento per i veicoli con emissioni di CO2 fino a 160 grammi per chilometro e al 100 per cento per quelli oltre a questa soglia. Sono invece esclusi da queste regole i veicoli a trazione elettrica, quelli a trazione ibrida termoelettrica e quelli concessi agli agenti e rappresentanti di commercio addetti alla vendita.
In sostanza, se questa modifica sarà approvata dal Parlamento, una parte maggiore del valore del fringe benefit sarebbe tassata e di conseguenza lo stipendio netto dei beneficiari di alcuni tipi di auto aziendali si ridurrebbe.
I dati Ocse
Quello dell’auto aziendale è un fringe benefit comune a diverse economie sviluppate. Come riporta uno studio dell’Ocse del 2014, 27 Paesi dell’organizzazione – di cui 18 Stati membri dell’Unione europea – prevedono una tassazione speciale sulle auto aziendali.
La maggior parte dei Paesi considerano (pag. 6), in media, il 50 per cento del valore dell’auto aziendale come tassabile. Allo stesso tempo, i Paesi Ocse differiscono in maniera consistente per il metodo in cui questa percentuale viene calcolata, rendendo particolarmente difficili i paragoni. La maggior parte dei Paesi – tra cui Francia, Spagna, Stati Uniti e Germania – calcola la parte di benefit che deve essere tassata sulla base del valore del veicolo. Il valore viene determinato tenendo conto del prezzo di acquisto – è il caso di Spagna e Francia – o di quello di listino – come, ad esempio, la Germania.
Altri Paesi calcolano invece questa percentuale in base ai chilometri percorsi. L’Italia è però l’unico Paese, tra quelli che utilizzano questo metodo, a basarsi su una stima dei chilometri effettuati. Infatti, negli altri Paesi viene stabilito che i possessori delle auto aziendali segnigno la strada percorsa – per motivi personali o lavorativi – in appositi registri.
A prescindere dal metodo utilizzato per considerarla nel reddito dei dipendenti, l’Ocse sottolinea poi che i costi sociali della politica delle auto aziendali sembrano superare i benefici per i cittadini in generale. Da una parte, nonostante il veicolo venga concesso per il lavoro, l’Ocse riporta che l’utilizzo personale dell’auto supera quello per motivi lavorativi.
Dall’altra, l’Ocse ha stimato che nel 2012 il costo sociale per i Paesi membri in termini di inquinamento ed incidenti fosse pari a 116,3 miliardi di euro, contro i 26,8 miliardi di euro di benefici per i possessori delle auto aziendali.
In conclusione
Il disegno di legge di Bilancio per il 2020 approdato al Senato vuole modificare le norme che regolano il regime fiscale (e non introdurre una nuova tassa) per i beneficiari di auto aziendali ad uso sia lavorativo che personale. Ad oggi, la percentuale per cui si calcolano le tasse sul benefit auto aziendale è del 30 per cento, pari a quello che lo Stato ritiene essere legato a scopi personali. Il ddl proposto dalla maggioranza giallorossa vuole aumentare questa soglia tra il 60 e il 100 per cento a seconda delle emissioni dei veicoli.
Secondo i dati Ocse, sono 27 i Paesi che prevedono una tassazione speciale sulle auto aziendali. La maggior parte degli Stati, in media, considera il 50 per cento del valore dell’auto aziendale come tassabile. Esistono comunque consistenti differenze di Paese in Paese per il metodo con cui questa percentuale viene calcolata, rendendo particolarmente difficili i paragoni a livello normativo e fiscale.