Due sparatorie negli Stati Uniti, durante il weekend del 3-4 agosto, hanno causato diverse vittime. A El Paso, in Texas, un estremista di destra è entrato in un centro commerciale e ha sparato con un kalashnikov prendendo di mira gli immigrati ispanici: i morti sono ad ora 20. Poche ore dopo a Dayton, in Ohio, un altro attentatore - anche in questo caso un giovane bianco, di cui non si conoscono al momento le motivazioni - ha fatto una carneficina in un locale, uccidendo 7 persone.
Come riporta Gun Violence Archive, gruppo di ricerca no profit che tiene traccia delle “sparatorie di massa”, intese come sparatorie con 10 o più vittime tra morti e feriti, con questi due attacchi sale a 251 il totale nel solo 2019.
Questi fatti di cronaca hanno riacceso il dibattito sulle armi negli Stati Uniti. Nel Paese il loro possesso è un diritto costituzionale (sancito dal secondo emendamento), ma c’è discussione sui limiti che questo diritto possa e debba incontrare.
Vediamo quali sono i numeri delle vittime di armi da fuoco negli Stati Uniti.
Quanti morti fanno le armi negli Usa?
Secondo il Centers for Disease Control and Prevention, che fa parte del Dipartimento della Salute statunitense, nel 2017 i morti per armi da fuoco sono stati 39.773, con un trend in crescita negli ultimi vent’anni.
Di questi, più della metà sono stati suicidi (23.854), mentre gli omicidi sono stati 14.542, le morti accidentali 486 e i morti in guerra o per intervento armato legittimo 553.
Soffermiamoci sugli omicidi: nel 2017 sono stati in totale 19.510 nel Paese, dunque quelli commessi con armi da fuoco (14.542) rappresentano la grande maggioranza, i tre quarti del totale.
Un confronto con l’Italia
Giusto per dare un’idea delle dimensioni del fenomeno, negli Stati Uniti risiedono circa 330 milioni di persone, in Italia circa 60 milioni: cinque volte e mezzo di più. In compenso, gli omicidi nel 2017 sono stati circa cinquantacinque volte di più (19.510 negli Usa e 357 in Italia). Detto in altre parole, gli omicidi negli Usa - normalizzando il dato della popolazione - sono dieci volte più frequenti che in Italia, dove il possesso di armi da fuoco è regolato dalla legge in senso restrittivo.
A questo proposito, è utile guardare anche al tasso di omicidi ogni 100 mila persone. Secondo quanto riporta l’Unodc, l'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, nel 2016 (i dati sono qui scaricabili) il tasso per gli Usa è stato di 5,4, mentre per l’Italia di 0,7. Un rapporto di quasi 8 a 1.
Se poi guardiamo in particolare agli omicidi commessi con armi da fuoco, qui i dati relativi all’Italia dell’Unodc si fermano al 2014, quando ci furono 475 omicidi, di cui 175 con armi da fuoco. Negli Usa invece ci furono 14.164 omicidi di cui 8.342 con armi da fuoco. I tassi ogni 100 mila abitanti sono quindi rispettivamente dello 0,3 e del 2,6.
Dunque anche in un anno, il 2014, in cui gli omicidi erano di più in Italia che nei tempi più recenti, e meno negli Usa rispetto agli ultimi anni (oltretutto con un’incidenza delle armi da fuoco inferiore), il tasso americano è stato quasi 9 volte superiore a quello italiano.
Due confronti: gli incidenti d’auto e le guerre
Facciamo un altro confronto, quello con le vittime di incidenti stradali. In Italia negli ultimi anni sono state circa 3.500 ogni dodici mesi (3.378 nel 2017) e, come abbiamo verificato di recente, rappresentano la prima causa di morte tra i giovani. Rispetto ai morti per omicidio, sono in rapporto quasi di 1 a 10 (357 a 3.378).
Negli Stati Uniti la situazione è molto diversa. I morti per incidenti stradale in tempi recenti sono stati - secondo quanto riporta il National Safety Council - circa 40 mila all’anno (40.231 nel 2017). Più o meno lo stesso numero dei morti per armi da fuoco, includendo anche i suicidi. Rispetto ai morti per omicidio, sono in rapporto di 1 a 2 (19.510 a 40.231).
Il numero dei morti per armi da fuoco è ancora più impressionante se poi consideriamo che nel corso dei conflitti combattuti dagli Usa dal 2001 in poi - in Iraq e Afghanistan, ma non solo - sono morti in azione meno di 5.500 soldati (in particolare 3.490 in Iraq e 1.847 in Afghanistan).
In un periodo equivalente (1999-2017) sono morte per armi da fuoco 612.310 persone (se togliamo i suicidi, 251.877): un numero di due ordini di grandezza superiore.
Il numero dei caduti in guerra è meno della metà degli americani che si sono uccisi per sbaglio con armi da fuoco (11.914) nel medesimo periodo di tempo.
Conclusione
Negli Stati Uniti è altrettanto probabile morire in un incidente d’auto che morire uccisi da un proiettile. Nel 2017 le vittime di queste due categorie di eventi sono state in entrambi i casi circa 40 mila.
Le armi da fuoco libere fanno poi nettamente più morti (americani) che le guerre condotte da Washington negli ultimi 18 anni. Basti pensare che i soli morti “accidentali” per armi da fuoco tra il 1999 e il 2017 sono più del doppio dei soldati uccisi in missione dal 2001 al 2019 (le vittime di armi da fuoco, nel complesso, sono più di 100 volte tanto).
Rispetto all’Italia, i morti per omicidio negli Usa sono 55 volte tanto. In un Paese come gli Stati Uniti che ha una popolazione 5,5 volte maggiore a quella italiana, significa comunque un rapporto di 1 a 10.
Il rapporto tra le vittime stradali e le vittime di omicidio negli Usa è poi di 2 a 1. In Italia è di quasi 10 a 1. Insomma, negli Usa è nettamente più facile essere uccisi che in Italia, e nei tre quarti dei casi l’omicidio negli Stati Uniti avviene con un’arma da fuoco.
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