In questi primi giorni di luglio sono iniziati i saldi estivi, quel periodo dell’anno in cui il settore commerciale dell’abbigliamento decide di vendere i propri prodotti a prezzi scontati. Ma che effetti hanno questi saldi sui consumi delle famiglie e le vendite dei negozi? Secondo l’associazione dei consumatori Codacons, per esempio, "non si registrerà alcuna impennata delle vendite".
Vediamo di capire meglio qual è la situazione.
Come funzionano i saldi
Le vendite di fine stagione – meglio conosciute come “saldi” – sono disciplinate dall’articolo 15 del decreto legislativo n. 114 del 1998, dal cosiddetto “Codice del consumo” (decreto legislativo n. 206 del 2005) che elenca una serie di garanzie per il consumatore, e dalle singoli leggi regionali in materia di commercio.
La data esatta di partenza dei saldi cambia così da regione a regione: per esempio, quelli estivi di quest’anno sono iniziati il 1° luglio in Sicilia e il 2 luglio in Basilicata, mentre dal 6 luglio saranno attivi in quasi tutte le altre Regioni italiane.
Ricordiamo che i negozi devono rispettare alcune regole: il prezzo pre-saldo deve essere indicato al consumatore in modo chiaro, mentre i prodotti scontati devono essere collocati separatamente da quelli a prezzo pieno.
Quanto spendono le famiglie in abbigliamento
Prima di capire che effetti hanno i saldi sulle vendite, guardiamo quanto spendono ogni anno le famiglie italiane per l’abbigliamento in generale.
Secondo i dati dell’Istat (che annualmente pubblica il report Spese per consumi delle famiglie), nel 2018 la stima della spesa media delle famiglie residenti in Italia è stata di 2.571 euro, di cui 119 euro (il 4,6 per cento) sono stati spesi per la voce “Abbigliamento e calzature”.
Due anni fa la spesa media mensile era stata di 2.564 euro, e anche allora per l’abbigliamento le famiglie italiane aveva speso ogni mese 119 euro. Nel 2016, questa voce specifica mensile era stata del 4,7 per cento nel 2016 e del 4,6 per cento nel 2015.
Insomma, i dati degli ultimi quattro anni sembrano mostrare una certa stabilità nella spesa per l’abbigliamento.
Ma andiamo a vedere che impatto hanno, se ce l’hanno, i saldi.
Che cosa dicono i dati sulle vendite
Non esistono rapporti specifici dell’Istat che quantificano l’effetto dei saldi sulle vendite, e neppure studi scientifici dedicati in particolare all’Italia.
Un’indicazione ci può venire però dai dati Istat sulle vendite al dettaglio alla fine dei mesi di partenza dei saldi. Un aumento in questo ambito potrebbe infatti indicare un effetto dovuto ai prezzi ribassati, anche se non abbiamo a disposizione lo scenario controfattuale, ossia che cosa sarebbe successo senza saldi.
Vediamo qual è stato l’andamento negli ultimi anni.
Nel 2018
Secondo l’Istat, a luglio 2018 – ossia dopo il primo mese di saldi estivi dell’anno scorso – le vendite al dettaglio sono calate rispetto al mese precedente dello 0,1 per cento in valore.
Nello specifico, il settore “Abbigliamento e pellicceria” ha perso il 2,3 per cento, mentre “Calzature, cuoio e articoli da viaggio” l’1,6 per cento.
Il discorso cambia se si prende in considerazione anche il mese di agosto 2018, anch’esso interessato dai saldi nella maggior parte delle regioni italiane.
Secondo Istat, rispetto al mese prima, ad agosto 2018 le vendite al dettaglio sono aumentate dello 0,7 per cento, con un +2,8 per cento nell’abbigliamento e un +2,7 per cento nelle calzature.
Nel 2017
A luglio 2017 – quando i saldi erano iniziati ovunque il primo del mese – l’Istat aveva registrato un calo dello 0,2 per cento del valore per le vendite al dettaglio: -0,5 per cento per le calzature, ma un +0,2 per cento nell’abbigliamento.
Nel mese successivo, il calo delle vendite in termini di valore è stato dello 0,3 per cento, con un -2 per cento nell’abbigliamento (in controtendenza rispetto a luglio 2017) e -1,8 per cento nelle calzature.
Nel 2016
L’andamento non cambia di molto se si va indietro a tre anni fa, quando le vendite scontate erano iniziate ovunque (tranne che in Sicilia) il 2 luglio. A fine di quel mese, la diminuzione era stata in termini di valore dello 0,3 per cento, con -o,2 per cento per l’abbigliamento e -0,3 per cento per le calzature.
Ad agosto 2016 – con un -0,1 per cento delle vendite rispetto al mese prima – entrambi questi due settori hanno patito un calo, rispettivamente dell’1 per cento e dello 0,5 per cento.
Tiriamo le fila
Riassumendo: se si guarda ai dati Istat riferiti ai mesi dove sono stati validi gli sconti estivi, negli ultimi tre anni si è generalmente assistito a un calo, e non a un aumento delle vendite al dettaglio.
Questo, ovviamente, non significa di per sè che i saldi non funzionino o abbiano addirittura un effetto controproducente. Considerato che luglio e agosto sono i mesi in cui gli italiani concentrano maggiormente le proprie ferie, è possibile in teoria che senza i saldi le vendite al dettaglio subirebbero una flessione anche più marcata.
Quali sono le previsioni di spesa
Il problema principale è che le decisioni dei consumatori sono influenzate da diversi fattori, non solo dal prezzo dei prodotti.
Secondo il Codacons, associazione di consumatori, la data di inizio dei saldi estivi in concomitanza con l’inizio delle vacanze e la fiducia dei consumatori in discesa (secondo Istat già a giugno 2019 è calata rispetto al mese prima) fanno presagire uno scarso effetto degli sconti anche per quest’anno.
Lo scontrino medio italiano si aggirerà, sempre secondo il Codacons, attorno ai 65 euro procapite, sostanzialmente in linea con i dati registrati nel 2018.
Conclusione
Dal 6 luglio, tutte le Regioni d’Italia avranno dato inizio ai saldi estivi. Che effetti avranno sugli acquisti delle famiglie? È difficile dirlo con certezza. Secondo le associazioni dei consumatori, i prezzi ribassati non aumenteranno le vendite.
Questa ipotesi sembra essere confermata se si guardano i dati Istat degli ultimi anni: tra i mesi di luglio e agosto, si è infatti sempre registrato di fatto un leggero calo delle vendite rispetto ai mesi precedenti, sia in generale che nei settori dell’abbigliamento e delle calzature.
Questo però non significa necessariamente che i saldi estivi non funzionino. In loro assenza potrebbe anche darsi che il calo rispetto ai mesi precedenti, complici le vacanze che si concentrano a luglio e agosto, sarebbe più accentuato.