Nel corso della conferenza stampa del 3 giugno, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato: "A distanza di quasi un anno dall’inizio del governo, i cittadini italiani confermano e anzi rafforzano, seppur di poco, la fiducia verso questa esperienza di governo".
L’affermazione di Conte è un’interpretazione dell’esito delle elezioni europee che parte da un dato corretto ma ne fa derivare una conseguenza invece discutibile. Vediamo meglio qual è la situazione.
Il confronto tra Politiche 2018 ed Europee 2019
Conte parte da un confronto tra il risultato delle elezioni europee con quelle politiche di un anno prima.
Alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 il M5s ottenne, alla Camera, il 32,68% dei voti e la Lega il 17,35%. Sommate, le due forze che andarono a creare la maggioranza parlamentare che poi espresse il governo avevano dunque il 50,03% dei consensi.
Ma già qui bisogna fare un chiarimento: i consensi dati ai due partiti, che si erano presentati come rivali alle elezioni - il M5s in solitaria, la Lega in coalizione con Forza Italia e Fdi - non si trasformano automaticamente in fiducia nel governo. Il consenso del governo può infatti essere inferiore - se, ad esempio, una gran parte degli elettori di entrambi i partiti fossero stati contrari all’alleanza - o superiore alla somma delle percentuali ottenute dalle due formazioni politiche.
Con il governo Conte ricadiamo nel secondo caso: una settimana dopo la sua nascita, avvenuta il primo giugno 2018, l’esecutivo godeva della fiducia del 58% degli italiani, secondo un sondaggio Swg diffuso dal Messaggero. Quasi otto punti in più rispetto alla somma delle percentuali prese da Lega e M5s.
Premesso questo, vediamo come sono andate le elezioni europee. Nelle votazioni del 26 maggio le percentuali si sono praticamente invertite rispetto all’anno precedente, con la Lega al 34,33% e il M5s al 17,07%. La somma dà dunque un totale pari al 51,4%, quasi un punto e mezzo in più rispetto a marzo 2018. Un leggero rafforzamento, come afferma Conte.
Ma, come vedremo, è di nuovo fuorviante considerare automaticamente i voti dati ai partiti che compongono la maggioranza come fiducia data al governo.
La fiducia nel governo
La “fiducia nel governo” viene spesso misurata dagli istituti di statistica come una voce a se stante, rispetto ai consensi che raccolgono le singole forze politiche. Può infatti accadere che un governo goda di più o meno consensi, per le caratteristiche dei ministri che lo compongono e del suo presidente del Consiglio, rispetto alla somma delle forze politiche che fanno parte della maggioranza parlamentare.
Il governo Conte - come ha scritto Roberto Weber, co-fondatore e presidente dell’istituto Ixè, sull’Huffington Post a inizio maggio - «nel giugno 2018 raccoglieva il 59% di fiducia dagli italiani» (una percentuale simile a quella che gli attribuiva Swg, come visto sopra), mentre a maggio 2019 si attesta al 43%. Weber parla di una «fisiologica china» dei consensi e, riferendosi all’attuale 43%, di «un livello decisamente positivo».
Tuttavia è innegabile un calo di 16 punti, che dunque smentirebbe l’interpretazione data da Conte al voto europeo, per cui si sarebbe rafforzata la fiducia dei cittadini italiani verso questo esperimento di governo.
Numeri simili a quelli di Ixè vengono dati anche dal sondaggio Winpol Srls, commissionato dal Sole 24 Ore e diffuso il 10 maggio, secondo cui il 56% degli italiani ha poca o nessuna fiducia nel governo Conte.
Conclusione
Conte fa un calcolo corretto: la somma delle percentuali ottenute da Lega e M5s alle elezioni europee del 2019 è superiore alla somma di quelle ottenute alle politiche del 2018.
Ma far discendere da questo calcolo che i cittadini italiani abbiano rafforzato la fiducia nel governo è fuorviante. Il consenso per i partiti che compongono la maggioranza e la fiducia nel governo sono due cose distinte, seppure collegate.
Infatti i sondaggi, che rilevano separatamente le intenzioni di voto per i partiti e la fiducia nell’esecutivo, attestano una perdita di fiducia da parte dell’esecutivo di circa 16 punti dalla sua nascita.
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