Nonostante il numero di sbarchi in Italia sia ormai arrivato a livelli minimi (appena 873 gli arrivi via mare registrati dall’inizio dell’anno al 10 maggio), la politica e di conseguenza i media danno ancora grande risalto al fenomeno. Matteo Salvini, commentando il salvataggio di 36 migranti da parte della nave militare italiana Cigala Fulgosi, è tornato a parlare di se stesso come del "ministro dell’Interno che chiude i porti".
Cerchiamo di fare chiarezza una volta per tutte su questa questione: i porti italiani non sono “chiusi” in senso stretto, e quello di Salvini è più che altro uno slogan che sintetizza la sua politica restrittiva nei confronti dell’immigrazione. Andiamo a vedere i dettagli.
Chi decide?
In primo luogo chiariamo che l’eventuale chiusura dei porti non può essere disposta dal Viminale, ma semmai dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit). Lo stabilisce l’articolo 83 del Codice della navigazione, secondo cui è appunto il ministro dei Trasporti che "può limitare o vietare il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale, per motivi di ordine pubblico, di sicurezza della navigazione (...) determinando le zone alle quali il divieto si estende".
In secondo luogo, come verificato dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) tramite varie richieste di accesso civico agli atti – note anche come Foia (Freedom of information act) –, il Ministero dell’Interno e soprattutto il Mit non hanno adottato alcun provvedimento formale di chiusura dei porti.
Quindi da un punto di vista giuridico, non è vero che i porti italiani siano chiusi. Il ministero competente – quello dei Trasporti – non ha emanato alcun provvedimento che vada in questa direzione, e nemmeno lo ha fatto il Ministero dell’Interno guidato da Salvini.
E in pratica?
Ma, al di là della questione giuridica, i porti italiani non risultano chiusi nemmeno se si guarda alla situazione in concreto.
Gli sbarchi registrati, pur pochissimi come detto, lo dimostrano. I casi di cronaca di navi a cui è stato impedito – peraltro di solito solo temporaneamente – lo sbarco, sono appunto solo casi di cronaca. Le poche centinaia di migranti arrivati in Italia nel 2019 sono state fatte sbarcare in porti italiani dopo essere stati soccorsi in mare da navi delle autorità italiane, come nel caso Diciotti, o delle Ong, come nel caso della Sea Watch, non diversamente da come avveniva anche in passato.
Ma allora cosa intende dire Salvini quando parla di “porti chiusi”?
I porti chiusi secondo Salvini
Intervistato a Mattino 5 su Mediaset il 22 gennaio, il ministro dell’Interno aveva spiegato cosa intendesse lui con l’espressione “porti chiusi”.
Al giornalista che gli chiedeva se i porti fossero effettivamente chiusi o meno, e se lui o Toninelli avessero firmato qualche documento che disponesse tale chiusura, Salvini aveva risposto (min 4.15): «Molto semplicemente, barchini e barconi devono chiedere l’autorizzazione ad attraccare a un porto italiano, e quell’autorizzazione la dà il Ministero dell’Interno e quell’autorizzazione il ministro dell’Interno non la firma».
Il ministro dell’Interno può in effetti legittimamente negare l’autorizzazione allo sbarco di una nave, in base al diritto internazionale e in particolare all’articolo 19 della Convenzione di Montego Bay del 1982, se il passaggio di questa «arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero».
Parlando di immigrazione, in particolare, secondo la Convenzione il pregiudizio può derivare dal «carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero».
Al di là di questo, quando Salvini sostiene che i porti «sono chiusi» sta quindi in realtà dicendo che lui, in qualità di ministro dell’Interno, non dà l’autorizzazione a sbarcare alle navi che trasportano migranti.
Questo oltretutto è un indirizzo generale che vuole dare Salvini ma che, come abbiamo detto e come dimostra il fatto che gli sbarchi registrati dal Viminale non si sono interrotti, conosce diverse eccezioni. Da ultimo proprio per il caso della nave militare Cigala Fulgosi o, volendo citare il caso di una nave delle Ong, della nave Sea Watch.
Conclusione
Da un punto di vista giuridico non è vero che i porti italiani siano chiusi ai migranti. Non c’è infatti alcun atto ufficiale che lo preveda. Da un punto di vista pratico è poi vero che gli sbarchi sono diminuiti, e molto, ma non sono cessati: i porti non sono insomma sempre chiusi per tutti.
Quello di Salvini sui “porti chiusi” è quindi più che altro uno slogan che sintetizza la sua politica ostile all’accoglienza. Questa politica in particolare si concretizza col negare quanto più spesso possibile – ma non sempre, come visto – l’autorizzazione a sbarcare alle navi che trasportano i migranti.
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