Il segretario della Cgil Maurizio Landini il primo maggio ha dichiarato che "stanno esplodendo" i morti sul lavoro e che "ci sono 2,5 incidenti mortali al giorno: un dato senza precedenti".
Questa affermazione è però falsa: nel passato recente gli incidenti mortali erano di più; in quello remoto, addirittura clamorosamente di più.
Ma andiamo a vedere cosa dicono i dati.
Gli incidenti mortali denunciati all’Inail
I dati più recenti
Al momento della dichiarazione di Landini, i dati più recenti dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail) fanno riferimento al 1° trimestre del 2019.
Tra il 1° gennaio e il 31 marzo di quest’anno, le denunce di incidenti mortali sono state 212. Dunque la media – considerando anche i giorni festivi – è di poco inferiore a 2,4 al giorno, cifra non distante dai 2,5 al giorno di cui parla Landini.
Ma, come si legge sempre nel bollettino Inail, si tratta dello stesso identico numero di denunce di incidenti mortali che si era registrato nel medesimo periodo del 2018. Quindi se guardiamo al 1° trimestre del 2019, è errato parlare di "esplosione" dei morti sul lavoro.
Cerchiamo poi di capire se i dati più recenti rappresentino un record storico, come lasciato intendere dal segretario della Cgil.
I dati dell’ultimo decennio
Per fare un confronto annuale dobbiamo prendere in considerazione, come i più recenti, i dati riferiti al 2018.
L’anno scorso, scrive l’Inail, le denunce di infortunio con esito mortale erano state 1.133, "104 in più rispetto alle 1.029 denunciate tra gennaio e dicembre del 2017 (+10,1%) e 39 in meno rispetto ai 1.172 decessi del 2015, che insieme al 2018 si caratterizza per un’inversione di tendenza del trend, comunque decrescente, registrato negli ultimi anni nel nostro Paese".
Il tasso di denunce di incidenti mortali al giorno nel 2018 è dunque stato pari a 3,1, numero superiore a quello di cui parla Landini (2,5) che fa riferimento al 1° trimestre del 2019 e che aveva caratterizzato anche il 1° trimestre del 2018.
Ma negli anni precedenti la situazione è spesso stata peggiore, come ha sottolineato anche l’Inail, e a livello generale il trend è quello di una diminuzione tendenziale. Nel 2015, come abbiamo visto, le denunce di incidenti mortali erano state 1.172, quindi 3,2 al giorno, e andando più indietro nel tempo la situazione era ancor più drammatica.
Nel 2012, per esempio, come risulta dalle serie storiche dell’Inail (qui scaricabili), le denunce di infortuni mortali erano state 1.336, nel 2011 1.361, nel 2010 1.464. Molte di più di quelle registrate nel 2018.
I dati degli anni ancora precedenti
Se poi guardiamo ancora più indietro nel tempo – considerato che Landini parla di "dato senza precedenti" – si scopre che la situazione in Italia nel Novecento era ancora più drammatica di quella attuale.
Negli anni Ottanta – sempre in base a quanto riportano le serie storiche dell’Inail, che vanno dal 1951 al 2012 – si è spesso stati sopra l’asticella delle 2 mila denunce di incidenti mortali annuali. Negli anni Settanta, in diverse occasioni si è sfondato il tetto delle 3 mila denunce e negli anni Sessanta addirittura quello delle 4 mila.
Il 1963 contiene il dato peggiore delle serie storiche: allora le morti denunciate erano state 4.644, cioè quasi 13 al giorno. Un dato oltre quattro volte maggiore rispetto a quello del 2018.
Conclusione
Landini dà un dato impreciso ma sostanzialmente corretto sul numero di incidenti mortali nel periodo più recente: il segretario della Cgil parla di 2,5 al giorno, quando in realtà sono un po’ meno di 2,4.
Ma l’errore macroscopico che fa Landini è di parlare di "un dato senza precedenti". Nell’intero 2018 il tasso di denunce di incidenti mortali era di 3,1 al giorno, e nel primo trimestre di meno di 2,4 al giorno (identico a quello attuale). Già così si vede come almeno un precedente ci sia.
Ma anche negli anni precedenti si sono spesso registrati numeri più alti di quelli attuali: nel 2015 ad esempio ci sono stati più denunce di incidenti mortali che nel 2018 - e dunque anche un tasso giornaliero superiore - , così come nei primi anni del decennio (2010, 2011 e 2012).
Se poi si analizza qual era la situazione nel Novecento, quasi sempre i dati sono stati peggiori rispetto a quelli più recenti, con picchi particolarmente drammatici negli anni Sessanta e Settanta.
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