Luigi Marattin, deputato del Pd, in un video diffuso sulla propria pagina Facebook il 10 aprile afferma (min. 1.30): «il governo ha scritto [nel Def] che l’aumento dell’Iva ci sarà, l’ha scritto chiaramente al di là delle chiacchiere che si dicono».
Siamo andati a controllare quel che c’è scritto nel Def, il Documento di economia e finanza approvato dal Consiglio dei ministri del 9 aprile, e l’affermazione di Marattin risulta formalmente corretta. Nella sostanza è invece, almeno in parte, una forzatura.
Che cosa c’è scritto nel Def
Nel Def, nella sezione dedicata allo «Scenario macroeconomico e finanza pubblica tendenziali», si legge testualmente: «La lettura della previsione tendenziale deve tenere conto del fatto che la legislazione vigente, come modificata dalla Legge di Bilancio 2019, prevede un aumento delle aliquote Iva a gennaio 2020 e a gennaio 2021, nonché un lieve rialzo delle accise sui carburanti a gennaio 2020».
Dunque è vero, come afferma Marattin, che nel Def si parli apertamente di un aumento dell’Iva nel 2020 e nel 2021 (oltre ad un aumento delle accise nel 2020). Tuttavia, come si legge sempre nel Def, la previsione tendenziale viene fatta in base alla legislazione vigente.
Al momento è in vigore la legge di Bilancio per il 2019, che prevede un aumento nel 2020 dell’Iva agevolata dal 10% al 13% nel 2020 e dell’Iva ordinaria dal 22% al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021. In compenso le norme che potrebbero sterilizzare questi aumenti non sono ancora state varate e dunque era impossibile, nello scenario tendenziale, non tenere in considerazione l’aumento dell’Iva previsto dalla legge di Bilancio per il 2019.
Ma allora Marattin ha, diciamo, fatto il furbo?
Non proprio. Oltre a contenere lo scenario tendenziale, che appunto deve essere redatto in base alla normativa vigente, il Def contiene anche lo scenario programmatico.
Qui vengono prese in considerazione le misure che il governo deve ancora approvare definitivamente e se ne valuta l’impatto.
Ad esempio, rispetto allo scenario tendenziale dove nel Def si stima che la crescita del Pil nel 2019 sarà dello 0,1%, nello scenario programmatico si afferma che l’impatto complessivo dei decreti, approvati ma ancora non convertiti in legge, “Crescita” e “Sblocca cantieri” «viene prudenzialmente stimato in 0,1 punti percentuali di crescita aggiuntiva del Pil reale nel 2019. La crescita del Pil nello scenario programmatico risulta pertanto pari allo 0,2 per cento in termini reali».
Allo stesso modo nello scenario programmatico si parla di «maggiori investimenti pubblici in confronto al tendenziale», ancora non stabiliti, così come di «aumenti aggiuntivi delle entrate nel 2021 e nel 2022, che deriverebbero principalmente da misure volte a rafforzare il contrasto all’evasione fiscale».
Ebbene, nonostante nello scenario programmatico si mettano in conto eventi futuri e incerti - come l’aumento delle entrate grazie ad un miglior contrasto dell’evasione fiscale -, non si parla mai esplicitamente di sterilizzazione delle clausole di salvaguardia che prevedono un aumento dell’Iva.
Anzi. Nello scenario programmatico quel che si legge in proposito è che «La legislazione vigente in materia fiscale viene confermata nell’attesa di definire misure alternative nel corso dei prossimi mesi, in preparazione della Legge di Bilancio 2020».
Dunque al momento l’aumento dell’Iva è confermato, in attesa che si trovino i miliardi necessari (23,1 miliardi nel 2020 28,8 nel 2021) per scongiurarlo.
Per capire se questo atteggiamento del governo sia in qualche modo anomalo, possiamo fare un confronto con il Def 2017, quando il governo Gentiloni era alle prese con un’altra clausola di salvaguardia per il 2018 (non consideriamo il Def 2018, scritto dal governo Gentiloni uscente, e quindi con la certezza di non poter attuare propri indirizzi programmatici).
Che cosa c’era scritto nel Def 2017?
Nel Def 2017, nello scenario tendenziale si leggeva: «Tra i fenomeni di maggior rilievo che, a partire dal 2018, insistono sull’evoluzione del saldo appena delineata si segnalano gli incrementi delle aliquote Iva e delle accise sugli oli minerali - che determinano un effetto migliorativo sugli incassi».
Fin qua dunque non si registra alcuna significativa differenza tra il Def 2019 e il Def 2017: parlando di scenario tendenziale si deve guardare alla legislazione vigente, e in entrambi i casi erano previsti aumenti dell’Iva come clausole di salvaguardia.
Ma il Def 2017, a differenza del Def 2019, affrontava immediatamente la questione delle clausole di salvaguardia, dando indicazioni precise sull’intenzione di disattivare gli aumenti dell’Iva previsti.
Già nella “Premessa” del Def 2017 infatti era scritto: «In merito alle clausole di salvaguardia tuttora previste in termini di aumento delle aliquote Iva e delle accise, il Governo intende sostituirle con misure sul lato della spesa e delle entrate, comprensive di ulteriori interventi di contrasto all’evasione».
Nel Def 2019, una presa di posizione programmatica altrettanto chiara non c’è.
Conclusione
Marattin ha formalmente ragione nel dire che il governo ha scritto nel Def che l’Iva aumenterà nel 2020. Ma la parte del Def in cui è previsto questo aumento è quella dedicata allo scenario tendenziale, dove si fanno i calcoli a legislazione vigente, e dunque non sarebbe potuto essere altrimenti.
Marattin ha però sostanzialmente ragione nell’accusare il governo di un possibile aumento dell’Iva, perché nello scenario programmatico il Def non dice esplicitamente che le clausole di salvaguardia verranno disattivate. Si limita a dire che per ora sono confermate.
Molto diverso era, in proposito, il Def 2017, quando - accanto a quanto necessariamente scritto nello scenario tendenziale - già nella premessa il governo aveva scritto che le clausole di salvaguardia allora previste sarebbero state sostituite.
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