La presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ospite il 23 marzo di Stasera Italia su Rete4, ha dichiarato che "lo ius soli (…) non esiste quasi da nessuna parte al mondo".
È un’affermazione più o meno imprecisa, a seconda della definizione di ius soli che si adotta. Vediamo qual è la situazione.
Che cos’è lo ius soli in senso stretto
Lo ius soli in senso stretto è il metodo di acquisizione della cittadinanza in base al quale chiunque nasca sul territorio di un determinato Stato diviene cittadino di quello Stato.
Dove vige lo ius soli “puro”
Secondo uno studio accademico comparativo pubblicato nel 2018 dal Global Citizenship Observatory (un gruppo di ricercatori che si occupa di cittadinanza, all’interno di un programma comunitario dell’Istituto universitario europeo), lo ius soli è molto diffuso nel Nord, Sud e Centroamerica, dove viene utilizzato dall’83 per cento degli Stati. Lo hanno ad esempio – affiancato da altre possibilità, legate di solito alla cittadinanza dei genitori – gli Stati Uniti, il Canada, il Messico, l’Argentina e il Brasile, per limitarci ai Paesi principali.
Al di fuori delle Americhe, pochi Paesi adottano lo ius soli in senso stretto, tra i quali si può citare il Pakistan.
In Europa, nessun Paese ha questo sistema. L’unico che lo aveva, fino al 2004, era l’Irlanda, ma dopo una storica sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea (Zhu and Chen vs Secretary of State for the Home Department) il Paese ha cambiato la propria Costituzione adottando uno ius soli temperato, o condizionato, espressione usata per descrivere sistemi che sono diffusi anche nel resto d’Europa.
Che cos’è lo ius soli temperato o condizionato
Lo ius soli temperato è un metodo di acquisizione della cittadinanza per cui è necessario essere nati in un determinato Stato per ottenerne la cittadinanza, ma questo non basta. Vengono poste infatti altre condizioni, come ad esempio la regolare residenza dei genitori per un certo periodo di tempo, o la nascita anche dei genitori nel Paese (doppio ius soli).
Dove c’è lo ius soli temperato o condizionato
Sistemi di questo genere sono in vigore in molti Paesi dell’Europa occidentale. Hanno ad esempio uno ius soli condizionato alla regolare residenza di almeno uno dei genitori per un certo periodo di tempo la Germania, il Regno Unito, l’Irlanda, il Portogallo e il Belgio.
In Germania, in particolare, ha la cittadinanza tedesca chi nasce nel Paese da genitori stranieri regolarmente residenti da almeno 8 anni. Poi, nell’età compresa tra i 18 e i 23 anni, il cittadino dovrà decidere se mantenere la cittadinanza tedesca oppure se optare per quella dei genitori.
Hanno poi un doppio ius soli la Spagna, la Francia, l’Olanda e il Lussemburgo. Alcuni di questi, come ad esempio il Portogallo, prevedono sia lo ius soli condizionato che il doppio ius soli: cioè è possibile sia che un bambino nato in Portogallo diventi cittadino portoghese se uno dei suoi genitori è a sua volta nato in Portogallo, sia che diventi cittadino portoghese se i suoi genitori sono regolarmente residenti nel Paese da un certo numero di anni.
In Italia non c’è lo ius soli ma lo ius sanguinis
In Italia non esiste lo ius soli. Il bambino che nasce da genitori stranieri in Italia deve, al pari di chi è arrivato nel Paese dopo essere nato e vissuto in un altro Stato, maturare i requisiti stabiliti dalla legge n. 91 del 5 febbraio 1992.
Cioè, come spiega il ministero dell’Interno, “La cittadinanza può essere richiesta anche dagli stranieri che risiedono in Italia da almeno dieci anni e sono in possesso di determinati requisiti”.
Tra questi ci sono l’avere un reddito sufficiente al sostentamento, non avere precedenti penali e non rappresentare un pericolo per la sicurezza della Repubblica.
La cittadinanza è quindi normalmente regolata dallo ius sanguinis, per cui si è cittadini italiani se si è discendenti di cittadini italiani.
Quando si è parlato, e in che termini, di ius soli in Italia
In Italia, nella scorsa legislatura, si è parlato di una possibile riforma della cittadinanza, che prevedeva l’introduzione di uno ius soli temperato. Almeno uno dei genitori infatti doveva essere titolare del diritto di soggiorno permanente (per i cittadini Ue che risiedono regolarmente da almeno 5 anni) o in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo (per i cittadini extra-Ue regolarmente residenti da almeno 5 anni).
Accanto a questa ipotesi era poi prevista quella del cosiddetto ius culturae, per i minori stranieri che avessero compiuto i propri studi – per minimo 5 anni – in Italia e qui fossero regolarmente residenti.
La proposta di legge che conteneva queste misure fu approvata alla Camera ma non venne poi approvata al Senato.
Tiriamo le fila
Secondo uno studio accademico comparativo pubblicato nel 2018, il 45 per cento degli Stati nel mondo adotta un qualche tipo di sistema di ius soli (incondizionato, condizionato o limitato).
L’affermazione di Giorgia Meloni è sbagliata anche adottando una definizione molto restrittiva di ius soli: un intero continente, quello americano, adotta in prevalenza questo sistema.
Guardando alla sola Europa, nessuno adotta lo ius soli incondizionato, mentre circa il 30 per cento fa uso della sua versione temperata.
Conclusione
La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni dice dunque una cosa falsa: non è vero che “lo ius soli (...) non esiste in quasi nessuna parte del mondo”.
Lo ius soli in senso stretto è infatti molto diffuso in Nord e Sud America: anche adottando una definizione restrittiva, l’affermazione di Giorgia Meloni è sbagliata.
Considerato poi che quando in Italia si è discusso di ius soli si parlava di ipotesi condizionate ad altri requisiti – in particolare la regolare residenza –, se prendiamo questa definizione più larga si vede come sistemi di questo genere siano ampiamente diffusi anche in Europa, in particolare in quella occidentale, e nel resto del mondo.
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