La capogruppo di Forza Italia al Senato Anna Maria Bernini, ha dichiarato il 14 marzo: «per portare il salario minimo sopra i 9 euro servirebbero infatti più di tre miliardi. Ciò con una riduzione dell’1,2% del margine operativo lordo per le aziende (...). Inoltre, il livello di 9 euro sarebbe tra i più elevati dei Paesi Ocse».
L’affermazione della Bernini è sostanzialmente corretta. Vediamo la questione punto per punto.
La spesa necessaria per introdurre il salario minimo
Il 13 marzo, davanti alla commissione Lavoro del Senato - dove è in discussione il disegno di legge sul salario minimo a prima firma Catalfo (M5s) - sono intervenuti rappresentanti dell’Istat, dell’Inapp e dell’Ocse, e hanno presentato le proprie relazioni sul tema.
Per l’Istituto di statistica è stato ascoltato Roberto Monducci, direttore del Dipartimento per la produzione statistica. Nella sua relazione, Monducci ha affermato che «I lavoratori per i quali l’innalzamento della retribuzione oraria minima a 9 euro [lordi n.d.r.] comporterebbe un incremento della retribuzione annuale sono 2,9 milioni ovvero circa il 21% del totale dei lavoratori (2,4 milioni [circa il 17% dei lavoratori, n.d.r.] se si escludono gli apprendisti). Per questi lavoratori l’incremento medio annuale sarebbe pari a circa €1.073 pro-capite, con un incremento complessivo del monte salari stimato in circa 3,2 miliardi di euro».
Ritroviamo qui, dunque, i «più di tre miliardi» citati dalla Bernini. In questo caso, lo precisiamo, la “spesa” non sarebbe dello Stato ma dei privati.
I dati forniti da Stefano Sacchi, presidente dell’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche), sono leggermente diversi. Qui infatti i beneficiari sono stimati nel 15% circa (e non nel 21% come dall’Istat, anche se scontando gli apprendisti si scende a un più vicino 17%) e il costo per un salario minimo di 9 euro lordi è di 4,1 miliardi.
Se poi i 9 euro di salario minimo fossero netti, i beneficiari aumenterebbero a più della metà degli occupati e il costo sarebbe di 34,1 miliardi di euro.
La riduzione del margine operativo lordo
Il “margine operativo lordo”, semplificando, misura il reddito che rimane all’azienda dopo che, ai ricavi, vengono sottratti i costi operativi (es. il prezzo delle materie prime, le spese e gli stipendi dei lavoratori).
Secondo quanto riferito da Monducci (Istat) in audizione al Senato il 13 marzo, «l’analisi dell’impatto dell’incremento retributivo medio annuo stimato sugli
aggregati economici delle imprese con dipendenti (circa 1,5 milioni) consente di evidenziare un aggravio di costo che, se non trasferito sui prezzi, porterebbe a una compressione di circa l’1,6% del margine operativo lordo».
Specifichiamo che l’Istat considera come imprese anche quelle individuali, i lavoratori autonomi e i liberi professionisti: in Italia ce ne sono in totale (dati 2016) 4,18 milioni.
Dunque la riduzione del margine operativo lordo sarebbe, secondo questo calcolo dell’Istat, anche superiore a quanto riportato dalla Bernini (1,2%). A condizione, ovviamente, che questo maggior costo non si trasmetta al prezzo finale.
Un confronto con gli altri Paesi europei
Per il confronto con gli altri Paesi europei, l’Istat cita i dati di Eurofound, l’agenzia europea per il miglioramento degli standard lavorativi nell’Ue.
Secondo la tabella di Eurofound i Paesi che danno un salario minimo garantito superiore ai 9 euro, nel 2019, sono sei (su 22 che prevedono la misura: Germania (9,19€), Olanda (9,33€), Belgio (9,41€), Irlanda (9,80€), Francia (10,03€) e Lussemburgo (11,97€).
Il rappresentante dell’Ocse - Stefano Scarpetta, direttore del Dipartimento occupazione, lavoro e affari sociali - ha presentato invece dati diversi, il 13 marzo in Senato
Secondo Scarpetta, infatti, un salario minimo «a 9 euro lordi all’ora sarebbe il più elevato tra i paesi Ocse».
I dati che riportano i documenti allegati alla sua audizione sono riferiti al 2017, ma su Eurofound anche per quell’anno erano riportati Paesi con salari minimi superiori ai 9 euro. La differenza potrebbe essere dovuta a un errore o a questioni metodologiche: abbiamo contattato il dottor Scarpetta siamo in attesa di risposta.
In ogni caso sembra comunque corretto affermare, come fa Anna Maria Bernini, che un salario minimo di 9 euro lordi all’ora ci collocherebbe nella parte alta della classifica, con i Paesi che prevedono i livelli di retribuzione minima obbligatoria più elevati.
Conclusione
Anna Maria Bernini ha citato, in sostanza in modo corretto, dati che sono stati evidenziati da rappresentanti dell’Istat, dell’Inapp e dell’Ocse in audizione al Senato il 13 marzo.
Il costo dell’introduzione del salario minimo a 9 euro lordi all’ora oscilla, a seconda delle stime, tra i 3,2 e 4,1 miliardi di euro. In questo caso il margine operativo lordo delle imprese verrebbe ridotto dell’1,6% e, con una misura di questa entità, ci troveremmo tra i Paesi che garantiscono la retribuzione minima più alta in Europa.
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