Il 3 dicembre, il presidente della Regione Lazio e candidato alla segreteria del Pd Nicola Zingaretti ha accusato il governo di fare “come lo sceriffo di Nottingham” in quanto “ha proposto con un emendamento alla manovra di confermare l’accisa aggiuntiva per i cittadini della Liguria per finanziare la ricostruzione del Ponte Morandi”.
Al di là dei toni utilizzati, si tratta di un’affermazione in sostanza corretta. Vediamo cos’è successo.
L’emendamento del governo
Come risulta dal resoconto della seduta del 2 dicembre della commissione Bilancio della Camera, i relatori di maggioranza della legge di bilancio per il 2019 hanno approvato un emendamento all’articolo 79 che stabilisce: “Per il solo anno 2019 la Regione Liguria ha la facoltà di rideterminare in aumento l’aliquota dell’imposta regionale [sulla benzina, n.d.R.] (…) in misura non eccedente 5 centesimi al litro della misura massima consentita”.
Si tratta dunque di una “facoltà” che lo Stato lascia alla Regione Liguria. Non è però un nuovo, possibile aumento, ma una “conferma”. Rinunciarvi avrebbe come conseguenza, per l’ente guidato da Giovanni Toti (Forza Italia), una riduzione delle entrate rispetto al livello degli ultimi anni.
Non c’è poi un vincolo di destinazione dei fondi così raccolti: o meglio, questi possono essere destinati non solo per le conseguenze del crollo del ponte Morandi, ma in generale per le calamità.
Vediamo meglio i dettagli.
Perché è una conferma
Il governatore Toti ha sostenuto che “le accise sui carburanti per pagare situazioni di Protezione civile e contro il dissesto idrogeologico sono state introdotte dal Pd nel 2011”.
In realtà è stato il governo Berlusconi, nel 2010, a introdurre la possibilità di questo aumento di 5 centesimi (con il decreto-legge n. 225, art. 2 co. 2 quater), in caso di “calamità naturali o connesse all’attività dell’uomo” (art. 2 l. 225/1992).
Alla luce di questa norma, che già dava la possibilità ai governatori di aumentare di 5 centesimi le accise sulla benzina in caso di calamità, non è immediatamente chiaro perché il governo abbia voluto emanare un apposito emendamento per la Liguria. Abbiamo chiesto informazioni sia alla Regione Liguria sia ai rappresentanti della maggioranza alla Camera e siamo ancora in attesa di chiarimenti.
Ma in ogni caso è vero che si tratti di una tassa già esistente da anni e che quella del governo sia una “conferma”.
Come riporta la redazione politica del Corriere della Sera, “l’accise è sempre stata confermata anche negli anni successivi [al 2010 n.d.r.], d’accordo con chi governava la Regione (prima il centrosinistra, ora il centrodestra)”. Dunque quella del governo Lega-M5S è solo l’ennesimo rinnovo.
La Regione Liguria, quindi, per non vedere una riduzione delle proprie risorse, ha già detto che l’accisa di 5 centesimi verrà rinnovata, ma che questo non comporta un aumento ma un semplice mantenimento del livello di tassazione attuale sui carburanti.
È una retromarcia del governo?
La conferma di questa accisa da parte del governo è finita al centro delle polemiche perché, fino a poco tempo fa, il governo sosteneva di voler fare il contrario.
In particolare il viceministro dei Trasporti, il genovese Edoardo Rixi (Lega), ancora il 28 ottobre aveva scritto sulla sua pagina Facebook: “Dal 2019 non solo non aumenteranno le accise sulla benzina per i liguri, ma il prezzo del carburante diminuirà di 5 centesimi al litro. I liguri e i genovesi, in particolare, hanno già subito importanti disagi ed extracosti collegati al crollo del viadotto Morandi”.
Se è vero che le accise non sono aumentate, è falso che il prezzo del carburante sia diminuito di 5 centesimi al litro. Come abbiamo visto, l’emendamento approvato dai relatori di maggioranza della legge di stabilità per il 2019 va nel senso opposto.
Conclusione
Zingaretti ha ragione nel sostenere che il governo – per la precisione, la maggioranza parlamentare – abbia proposto con un emendamento alla legge di bilancio per il 2019 di confermare l’accisa aggiuntiva di 5 centesimi per la Liguria, legata alle calamità naturali o causate dall’uomo (non specificamente al crollo del ponte Morandi). Come abbiamo visto, questa è una retromarcia rispetto a quanto promesso ancora poche settimane fa da esponenti del governo Lega-M5S.
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