Il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, intervistato dal Messaggero l’11 novembre, ha affermato che “vanno portate a termine tutte le grandi opere cominciate. Vedo che gli amici 5 stelle vogliono fermare la Pedemontana, ma sarebbe un’assurdità. Il 4 dicembre aprono i primi dieci chilometri di questa infrastruttura cruciale. E dovremmo dire no grazie, smantelliamo tutto? La stessa cosa vale per il Mose di Venezia. Manca soltanto il 5 per cento per terminare l’opera e dovremmo smontare le dighe? Suvvia”.
Verifichiamo quindi a che punto siano le due grandi opere di cui parla il leader della Lega, la Pedemontana e il Mose.
La Pedemontana veneta
Quanto parla di Pedemontana, Salvini fa riferimento a quella veneta, e non a quella lombarda già in parte in funzione. È infatti sulla superstrada che dovrebbe collegare Treviso a Vicenza che, ancora di recente, si sono registrate frizioni all’interno della maggioranza. Luigi Di Maio ha infatti parlato di “forti perplessità” da parte dei ministri Toninelli (Trasporti) e Costa (Ambiente) nei confronti dell’opera.
Come si legge sul suo sito, la Superstrada Pedemontana Veneta (Spv) “è una strada a pagamento di 162,9 chilometri nella Regione Veneto nel Nord Italia. È progettata per incrementare l’accessibilità delle cittadine dell’area e per migliorare le condizioni del traffico nazionale, regionale e locale. La strada a pagamento collega 34 cittadine così come le principali aree industriali di Treviso e Vicenza”.
Non abbiamo trovato riscontro sui documenti ufficiali della data del 4 dicembre citata da Salvini per l’inaugurazione di un tratto iniziale di 10 chilometri.
L’ufficio stampa della Regione Veneto ci ha comunicato che anche a loro non risulta sia stata fissata ufficialmente un’inaugurazione quel giorno, ma che quella di Salvini è una previsione realistica: il tratto da inaugurare dovrebbe avere in effetti una lunghezza di circa 10 chilometri e se la data ufficiale non sarà proprio il 4 dicembre sarà comunque poco dopo.
Il Mose
Il Mose (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico) è una complessa opera ingegneristica che separa la laguna di Venezia dal Mare Adriatico scongiurando alluvioni durante l’alta marea. Una volta ultimato, dovrebbe essere composto complessivamente da 78 paratoie mobili installate nelle tre bocche di porto lagunari: Lido, Malamocco e Chioggia.
I lavori per la sua realizzazione sono cominciati nel 2003, quando era presidente del Consiglio Berlusconi. Nel 2014, il Consorzio Venezia Nuova (Cvn) – concessionario del ministero delle Infrastrutture per la realizzazione dei lavori – è stato commissariato dallo Stato, visto che vari suoi membri erano stati coinvolti dalle indagini della magistratura per aver ricevuto fondi illeciti e avevano patteggiato la pena. Da allora si sono succeduti diversi commissari, ma torniamo alla dichiarazione del ministro dell’Interno.
Come ci ha comunicato l’ufficio stampa del Cnv, la percentuale del 95 per cento di lavori completati citata da Salvini è corretta.
Già durante l’audizione alla Camera del 26 luglio 2018 l’ingegner Francesco Ossola, amministratore straordinario del Cnv, aveva fornito una percentuale simile. All’epoca, Ossola aveva infatti dichiarato (min. 01:01) che “ad oggi, sono completate le opere per una percentuale del 93 per cento”.
Conclusione
Salvini, pur con qualche margine di incertezza e imprecisione, ha sostanzialmente ragione. I primi chilometri della Pedemontana veneta – circa una decina – dovrebbero essere inaugurati a inizio dicembre, mentre per completare il Mose di Venezia dovrebbe mancare circa il 5 per cento dei lavori (a luglio, in base a quanto dichiarato nel corso di un’audizione alla Camera, ne mancava il 7 per cento).
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