La capogruppo di Forza Italia alla Camera Maria Stella Gelmini ha dichiarato il 15 ottobre: “Fa sorridere poi chi parla di riformare i centri per l'impiego (che sono 556 in tutta Italia, con 8 mila dipendenti) in pochi mesi. Questi antichi strumenti di incontro tra offerta e domanda di lavoro non funzionano più ormai da tempo: su 2 milioni di persone che vi si rivolgono all'anno, solo 37 mila trovano lavoro, l’1,8%”.
Gelmini cita dati contenuti in un’inchiesta di Repubblica pubblicata lo stesso giorno della sua dichiarazione, che sono sostanzialmente corretti - pur con piccole differenze rispetto alle informazioni ufficiali più recenti disponibili.
L’inchiesta di Repubblica
Il quotidiano la Repubblica, il 15 ottobre, ha infatti pubblicato un’inchiesta sui centri per l’impiego a firma di Marco Ruffolo intitolata “Centri impiego flop – 2 milioni di richieste – 37 mila posti trovati” e con sottotitolo “Sono 556 con 8 mila dipendenti. E non sono pronti per l’assegno di cittadinanza”.
Già qui ritroviamo insomma tutti i dati citati da Gelmini, tranne la percentuale di quanti trovano lavoro, aggiunta dalla capogruppo e che risulta corretta (37 mila su 2 milioni è l’1,85%).
I dati del rapporto Anpal
Confrontiamo questi dati con un recente rapporto ufficiale.
Il rapporto “Monitoraggio sulla struttura e il funzionamento dei servizi per il lavoro 2017” dell’Anpal, chiuso a gennaio 2018, contiene alcuni dati diversi, altri simili a quelli sopra citati. L’Anpal è l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, istituita nel 2015 con lo scopo di coordinare la rete dei servizi per le politiche del lavoro.
Il numero di centri per l’impiego
Vediamo innanzitutto il numero di centri per l’impiego. Nel rapporto si legge che “nel complesso, la rete pubblica dei servizi per il lavoro è composta da 501 Cpi [Centri per l’impiego, n.d.R.] che definiamo ‘principali’ (…) da cui dipendono complessivamente 51 sedi secondarie e a cui si aggiungono 288 sedi distaccate o sportelli territoriali”.
Dunque le sedi principali e secondarie sommate sono 552, circa le 556 citate da Gelmini (e Repubblica).
Il numero di dipendenti dei centri per l’impiego
Il numero di dipendenti dei Cpi è poi sostanzialmente corretto. Secondo il rapporto sono 7.934 al 31 dicembre 2016. Arrotondando, sono gli 8 mila di cui parla l’ex ministro dell’Istruzione.
Il numero di richieste presentate ai centri per l’impiego
Sul numero complessivo di richieste presentate ai Cpi, il dato contenuto nel rapporto e quello riportato dalla Gelmini sono piuttosto distanti. Secondo quanto riporta l’Anpal infatti, nel 2016 hanno avuto almeno un contatto con un Cpi negli ultimi 12 mesi 2.849.086 persone. Siamo insomma più vicini ai 3 milioni che ai 2 milioni, almeno per l’anno 2016.
I dati dell’indagine Istat
Abbiamo un altro documento su cui controllare i dati sui centri per l’impiego. L’Istat ha infatti svolto una “Indagine conoscitiva sul funzionamento dei servizi pubblici per l’impiego in Italia e all’estero”, presentata dal suo presidente Giovanni Alleva il 18 luglio scorso in Senato.
Alleva ha affermato che i Cpi svolgono un “ruolo limitato (…) nell’attività di ricerca di un’occupazione” e nell’allegato statistico all’audizione erano contenuti anche alcuni dati.
Il numero di richieste presentate ai centri per l’impiego
Sul numero di richieste presentate ai Cpi, l’Istat fornisce un numero più vicino a quello citato dalla Gelmini: risulta infatti che, nel 2017, sono 1,91 milioni le persone che in Italia hanno contattato un centro per l’impiego.
Di queste, 1,234 milioni sono disoccupati e 676 mila sono forze di lavoro potenziali, cioè persone che non hanno cercato un lavoro di recente – e quindi risultano inattivi – ma sarebbero disposti a iniziare subito a lavorare.
La differenza di quasi un milione di persone tra il 2016 (dati Anpal) e il 2017 (dati Istat) è comunque macroscopica: abbiamo contattato l’Istat che ci ha spiegato le ragioni di questa discrepanza. Mentre l’indagine dell’Istituto di statistica “si riferisce ai soli disoccupati + forze lavoro potenziali”, nel report di Anpal “non c'è questo filtro e quindi è inclusa tutta la platea che ha contattato il Cpi (quindi anche gli occupati e gli inattivi non disponibili)”.
Possiamo quindi dire che, parlando genericamente di “persone che si rivolgono” ai Cpi, il dato Anpal sia più esaustivo.
Ma quanti trovano lavoro grazie ai centri per l’impiego?
Secondo l’Istat “il ricorso al Cpi è stato ritenuto utile solamente dal 2,4% degli intervistati”. Se facciamo la proporzione sugli 1,91 milioni di persone che hanno fatto richiesta nell’arco del 2017, risulterebbe un numero di circa 45.840 persone.
Un numero leggermente diverso da quello di 37 mila citato dalla Gelmini, per cui – al di fuori dell’inchiesta di Repubblica – non abbiamo trovato riscontri.
Il presidente dell’Anpal, Maurizio Del Conte, intervistato dalla Stampa l’11 giugno aveva dichiarato che i Cpi trovano lavoro “a meno del 3%” delle persone che fanno richiesta. Una percentuale simile a quella riportata dall’Istat ma leggermente diversa, anche se sostanzialmente in linea, da quella citata dalla Gelmini.
Conclusione
I dati citati da Gelmini sembrano provenire da un’inchiesta di Repubblica. Sono confermati dalle indagini di Anpal e Istat, anche se ci sono alcune discrepanze.
È vero che al momento i centri per l’impiego siano circa 550, con circa 8 mila dipendenti, e riescano a trovare lavoro a una percentuale molto bassa – sicuramente inferiore al 3% – delle persone che a loro si rivolgono. Sul numero di persone che hanno contattato i Cpi il numero più completo, se riferito genericamente alle “persone”, è quello di Anpal di circa 3 milioni. Anche la cifra di 2 milioni, riportata dalla Gelmini, ha comunque fondamento in un’indagine Istat, che tuttavia non comprende la totalità di chi si è rivolto ai centri per l’impiego.
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