Il ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini il 14 ottobre ha scritto su Twitter: "Ma quelli del Pd che parlano di 'deportazioni' sanno che l’indagine sulle gravi irregolarità di Riace, e del suo arrestato sindaco, erano state avviate da Minniti, mio predecessore al Viminale e oggi possibile segretario del loro partito? Lo dice anche ‘La Repubblica’...".
Allegato al tweet si vede un brano di un articolo di Repubblica del 13 ottobre (https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2018/10/13/news/retroscena_riace_lettera_su_trasferimenti_bloccata_al_ministero-208894339/), dove si legge che "l’indagine amministrativa sulle spese per il circuito di seconda accoglienza (…) era stata avviata nell’estate del 2017, quando il ministro dell’Interno era Marco Minniti".
Salvini ha sostanzialmente ragione, nel senso che alcune indagini erano in effetti state avviate mentre il ministro dell’Interno era Minniti. Vediamo meglio i dettagli di questa vicenda.
Le ispezioni avviate dal ministero quando c’era Minniti
Un ministro non ha il potere di avviare le indagini della magistratura, che è un potere indipendente dello Stato. È però possibile che vengano avviate quelle che la stampa a volte chiama “indagini amministrative” da parte di un ministero, con l’invio di ispettori incaricati di raccogliere dati e informazioni. Sulla base di queste può eventualmente attivarsi la magistratura, che comunque decide in completa autonomia. Questo è il caso di Riace.
Il prefetto Mario Morcone, che è stato direttore del Dipartimento del Ministero dell’Interno che si occupa dei rifugiati e capo gabinetto durante il mandato di Minniti, ha raccontato quanto accaduto in un’intervista al Corriere della Sera del 15 ottobre.
Morcone ha dichiarato: “È vero che un paio di anni fa l’Anci, l’associazione dei comuni da cui dipendono i progetti Sprar [Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, n.d.R.], aveva rilevato che molte cose non andavano nella gestione da parte di Lucano [il sindaco di Riace, n.d.R.]”.
Abbiamo contattato l’Anci per chiarimenti e ci hanno spiegato che l’attività di monitoraggio da loro condotta, che non sono vere e proprie ispezioni, è fatta con regolarità su tutti i comuni che aderiscono allo Sprar, per verificare come vengono spesi i fondi assegnati. Oltretutto l’organo che gestisce lo Sprar, cioè il Servizio Centrale, fa capo sia ad Anci che al Ministero dell’Interno.
In ogni caso, anche il Comune di Riace era stato controllato nel corso dell’attività ordinaria di monitoraggio e a fine 2015 erano in effetti emerse delle problematiche con la rendicontazione dei costi, che non sono state sanate nemmeno nel 2016 e 2017.
Tornando all’intervista di Morcone, dopo queste rilevazioni da parte da parte dell’Anci, “è stata attivata la prefettura di Reggio Calabria che ha avviato una nuova ispezione. Per noi era un’attività di routine sui rilievi amministrativi”.
Dall’ispezione della prefettura è quindi emersa la possibilità di “un rilievo penale” di quanto accertato, “e – dice ancora Morcone – per questo si è deciso di mandare la relazione finale alla Procura”.
Insomma, sintetizzando, durante i controlli di routine dell’Anci sono emersi dei problemi col Comune di Riace già a fine 2015, che non sono stati sanati negli anni successivi. A quel punto la prefettura – che dipende dal Ministero dell’Interno – ha compiuto le ispezioni, le “indagini amministrative” di cui parla la Repubblica.
Al termine di queste, visto che era emersa la possibilità che le condotte prese in esame avessero anche ricadute penali, la prefettura ha deciso di trasmettere il fascicolo contenente l’esito delle ispezioni alla magistratura. All’epoca era ministro dell’Interno Marco Minniti.
L’indagine della magistratura
La magistratura, in modo come abbiamo detto del tutto indipendente dal Ministero, ha avviato le indagini vere e proprie in seguito a questa segnalazione della prefettura e, nell’ottobre 2017, il sindaco di Riace Mimmo Lucano è stato iscritto nel registro degli indagati con accuse molto gravi, come truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Ue, concussione e abuso d’ufficio.
Un anno dopo, nell’ottobre 2018, Lucano è quindi stato arrestato e messo agli arresti domiciliari, come misura cautelare. Il giudice delle indagini preliminari (Gip) ha però valutato non fondate diverse accuse mosse dalla procura di Locri, ad esempio circa la concussione e la truffa. I reati attualmente contestati a Lucano sono infatti solo il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e l’irregolarità nei bandi per la raccolta dei rifiuti.
I pubblici ministeri della procura di Locri, secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano avrebbero comunque già annunciato l’intenzione di fare ricorso al Tribunale del Riesame contro la decisione del Gip di non procedere per i reati più gravi.
Conclusione
Salvini ha sostanzialmente ragione. Le ispezioni della Prefettura, che dipende dal Ministero dell’Interno, furono avviate in seguito ai controlli dell’Anci quando era ministro Marco Minniti e, sempre durante il mandato di quest’ultimo, il fascicolo contenente l’esito di tali ispezioni fu inviato alla magistratura.
Quanto fatto successivamente dalla magistratura, inquirente e giudicante, è del tutto indipendente dalle azioni del Ministero e quindi non è corretto attribuire la responsabilità a questo o quel ministro.
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