In un post sulla propria pagina Facebook in cui affrontava il tema del caporalato, il presidente della Camera Roberto Fico il 7 agosto ha scritto: “L’agricoltura rappresenta per le mafie un giro d’affari di oltre 21 miliardi di euro, uno dei settori più floridi per la criminalità”.
Si tratta di un’affermazione corretta, secondo le stime disponibili.
Il giro d’affari delle mafie nell’agricoltura
Il quinto Rapporto
Agromafie 2017, elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, una fondazione di Coldiretti, riporta che nel 2016 “il volume d’affari complessivo annuale delle agromafie è salito a 21,8 miliardi di euro con un balzo del 30% nell’ultimo anno”.
Dunque il dato citato da Fico di “oltre 21 miliardi” è corretto. Si tratta – come si ricava dal terzo rapporto Agromafie, che è consultabile gratuitamente a differenza del quinto – del fatturato illegale delle mafie nel settore agricolo.
L’origine dei profitti illeciti è molto varia: si va dal condizionamento dei mercati all’ottenimento (illegale) di fondi Ue o comunque pubblici; dal controllo della filiera alimentare - dove vengono imposte aziende “amiche” nei vari passaggi che portano il prodotto dalla produzione alla distribuzione, e si ricicla denaro sporco - allo smaltimento di rifiuti tossici che riguardano terreni e coltivazioni, e via dicendo.
Tornando ai 21 miliardi abbondanti citati da Fico, secondo quanto riporta Coldiretti, “tale stima rimane – con tutta probabilità – ancora largamente approssimativa per difetto”, perché restano fuori una serie di operazioni e attività che sfuggono ai controlli.
“La filiera del cibo – scrive ancora Coldiretti – della sua produzione, trasporto, distribuzione e vendita, ha tutte le caratteristiche necessarie per attirare l’interesse di organizzazioni che via via abbandonano l’abito ‘militare’ per vestire il ‘doppiopetto’ e il ‘colletto bianco’”.
Un confronto con le attività illegali
È poi vero, come afferma Fico, che quello agricolo sia uno dei settori più floridi per la criminalità. Possiamo ad esempio fare un confronto con quanto profittano le attività tradizionalmente criminali, come lo spaccio di droga, la prostituzione e il contrabbando di sigarette.
Secondo il rapporto dell’Istat “L’economia non osservata nei conti nazionali 2012-2015”, pubblicata a ottobre 2017, le attività illegali hanno generato nel 2015 complessivamente 15,8 miliardi di euro di valore aggiunto, a fronte di 19 miliardi spesi dagli italiani per tali attività.
Lo spaccio di droga contribuisce per 11,8 miliardi di euro di valore aggiunto (14,3 miliardi di spesa degli italiani), la prostituzione per 3,6 miliardi di valore aggiunto (4 miliardi di spesa), il contrabbando di sigarette per 400 milioni di valore aggiunto (600 milioni di spesa).
Come evidente, dando per buono il dato Eurispes-Coldiretti, il giro di affari nell’agricoltura sarebbe nettamente superiore alla somma di queste tre attività illegali.
Conclusione
Fico cita correttamente il dato proveniente dal rapporto Eurispes-Coldiretti sulle agromafie e ha ragione nel sostenere che il settore dell’agricoltura sia uno dei più floridi per la criminalità. “Rende” infatti addirittura più dello spaccio di droga o dello sfruttamento della prostituzione.
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