Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, ospite di Aria Pulita su 7 Gold il 23 luglio, ha dichiarato (1h 13m 30s): “Siamo arrivati a circa un miliardo di euro di pensioni sociali erogate agli immigrati che sono arrivati qua coi ricongiungimenti familiari, sopra i 65 anni, senza aver mai pagato una lira di contributo”.
Salvini ha citato questa spesa tra gli “sprechi evidenti” che vorrebbe tagliare. Ma la cifra fornita da Salvini è sicuramente esagerata. Vediamo perché.
Cosa sono e come funzionano le pensioni sociali
La pensione sociale, o più precisamente l’“assegno sociale” come è chiamato dal 1996, è destinato ai residenti in Italia, italiani o stranieri, che si trovano in particolari condizioni d’età e di difficoltà economica.
I requisiti sono un’età minima di 66 anni e 7 mesi e un reddito inferiore a determinate soglie fissate ogni anno dalla legge. Non solo: bisogna dimostrare una residenza effettiva, stabile e continuativa per almeno dieci anni nel territorio italiano. Chi trascorre più di 30 giorni all’anno all’estero perde il diritto alla prestazione.
Possono chiedere l’assegno sociale cittadini italiani, stranieri comunitari iscritti all’anagrafe del comune di residenza e cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo.
Non tutti gli stranieri, dunque: e proprio le condizioni per avere il permesso di soggiorno di lungo periodo, come vedremo, mettono in dubbio le premesse di Salvini. Per ottenere quel tipo di permesso, infatti, il cittadino straniero deve aver avuto un permesso di soggiorno valido da almeno cinque anni e deve dimostrare la disponibilità di un reddito minimo non inferiore all’assegno sociale annuo.
Insomma: è impossibile ottenere, in partenza, il permesso di soggiorno di lungo periodo se si ha un reddito troppo basso. Il cittadino straniero potrebbe però ricevere l’assegno sociale se, dopo cinque anni (minimo) di reddito più alto e dopo dieci anni di residenza ininterrotta, il suo reddito cadesse sotto la soglia prevista dalla legge.
Salvini, tra l’altro, fa riferimento a una categoria più specifica: chi è arrivato in Italia in seguito al ricongiungimento familiare. Ma anche le regole per il ricongiungimento familiare tendono a ridurre il rischio che il nucleo familiare straniero che si va a creare in questo modo versi in condizioni di povertà tali da giustificare il diritto all’assegno sociale.
Lo straniero regolarmente soggiornante che richiede il ricongiungimento infatti, oltre ad avere una casa idonea, deve anche avere – di nuovo – un reddito superiore all’importo annuo dell’assegno sociale, aumentato della metà dell’importo dell'assegno sociale per ogni familiare che si vuole ricongiungere.
Per il 2018 l’importo dell’assegno sociale è pari a 453 euro per tredici mensilità. Dunque, per l’anno 2018, lo straniero regolare che desideri ricongiungersi con il coniuge e con un figlio deve possedere un reddito almeno pari ad almeno 11.778 € (5.889 + 2.944,50 + 2.944,50).
Perché Salvini ha torto
Abbiamo chiesto all’Inps quanti siano gli stranieri che ricevono l’assegno sociale, che non hanno mai versato contributi e che sono presenti in Italia grazie al ricongiungimento familiare. Non abbiamo ancora avuto risposta e non possiamo quindi essere certi che l’istituto nazionale di previdenza abbia dati aggregati secondo questi criteri.
In ogni caso, si può fare qualche osservazione a partire da alcuni dati demografici dell’Istat*. In Italia, al primo gennaio 2017, erano residenti 164.959 stranieri con 66 anni o più. Ma i 66enni, 20.741, andrebbero almeno dimezzati nel calcolo considerato il requisito dei 7 mesi aggiuntivi di età richiesti per l’assegno sociale: il totale scende così a circa 155 mila.
Se tutti questi stranieri regolarmente residenti ottenessero l’assegno sociale per intero, l’esborso per le casse dello Stato sarebbe pari a circa 910 milioni di euro. Poco meno del miliardo citato da Salvini.
Ma si tratta appunto di un’ipotesi del tutto irrealistica.
Perché Salvini abbia ragione, infatti, si dovrebbero verificare alcune condizioni: tutti i 155 mila stranieri over 66 dovrebbero essere molto poveri, ed esserlo diventati dopo rispetto a quando avevano ottenuto il permesso di soggiorno di lungo periodo (che è uno dei requisiti per l’assegno sociale, ma per ottenerlo bisogna avere un reddito non bassissimo). In secondo luogo, dovrebbero essere tutti residenti in Italia, senza interruzioni, da dieci anni o più (altrimenti non hanno diritto all’assegno).
In terzo luogo, non potrebbero essere neppure imparentati: infatti, se il reddito familiare supera l’importo annuo dell’assegno questo viene corrisposto in misura ridotta.
Non solo: in base alla dichiarazione di Salvini, questi 155 mila stranieri dovrebbero essere tutti qui a titolo di ricongiungimento familiare - mentre il permesso per famiglia, nel 2016, rappresentava il 45% delle motivazioni dei nuovi ingressi - e, soprattutto, dovrebbero non aver versato neanche “una lira” di contributi nei dieci anni che, come minimo, hanno trascorso regolarmente in Italia.
* Percorso: Popolazione e famiglie > Stranieri e immigrati > Stranieri residenti al primo gennaio 2017
Conclusione
In assenza di un numero preciso sul numero di stranieri che sono in Italia grazie al ricongiungimento familiare, che non hanno mai versato contributi e che hanno diritto a un assegno sociale – abbiamo visto i requisiti di età, povertà e residenza ininterrotta – possiamo comunque dire che il numero fornito da Salvini è poco realistico.
Per arrivare a un miliardo di spesa per lo Stato, l’intera popolazione straniera over 66 dovrebbe infatti essere poverissima, non aver mai versato neanche un euro di contributi ed essere in Italia grazie al ricongiungimento familiare da dieci anni o più.
https://www.sharethefacts.co/share/d14d53d1-af46-4c79-87a0-c2406057606e
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it