Il segretario della Lega, Matteo Salvini, in un video pubblicato su Facebook lo scorso 24 maggio tra le altre cose ha affermato (min 8.20): “Gli sbarchi sono diminuiti nell’ultimo anno (…) ma non basta, occorre aumentare le espulsioni: non si possono espellere solo settemila clandestini in un anno”.
Si tratta di un’affermazione sostanzialmente corretta.
Il calo degli sbarchi
Come abbiamo già verificato in varie occasioni qui e qui, ad esempio) è vero che nel 2017 gli sbarchi siano calati. In particolare da luglio in poi: cioè da quando il governo Gentiloni ha trovato un accordo con le tribù libiche perché fermassero il flusso migratorio nel Nord Africa, impedendo le partenze, i numeri degli arrivi via mare sono diminuiti drasticamente.
Al 24 maggio 2018 in Italia sono sbarcati 10.816 migranti, mentre nei primi cinque mesi del 2017 erano stati 50.547, quasi il quintuplo.
Le espulsioni
Veniamo al punto di quante siano state le espulsioni. Dai dati 2017, forniti dalla Polizia di Stato, risulta che lo scorso anno “gli Uffici Immigrazione delle Questure hanno complessivamente eseguito 21.555 rimpatri di cittadini stranieri [19.958 n.d.r.] e comunitari [1.597, di cui 1.262 “eseguiti autonomamente dall’interessato” n.d.r.] espulsi o allontanati dall’Italia”.
Di questi 21.555 rimpatri, scrive ancora la Polizia di Stato, “sono 6.849 gli stranieri espulsi (o respinti dai Questori) e i cittadini comunitari allontanati con esecuzione forzata”.
Probabilmente si tratta dei “settemila clandestini” citati da Salvini (ma “clandestino” è un termine da evitare, come avevamo spiegato qui). Di questi 6.849, poi, 3.694 sono stati scortati nei Paesi di destinazione dalle forze di polizia italiane.
Dunque Salvini ha ragione se, parlando di “espulsi”, non si tiene conto degli immigrati irregolari “respinti alla frontiera”, che nel 2017 risultano essere 11.805.
I respingimenti
I migranti “respinti alla frontiera”, in particolare, sono quegli stranieri che si presentano ai valichi di frontiera senza avere i requisiti necessari per l’ingresso nel territorio nazionale e vengono dunque respinti direttamente dalla polizia di frontiera. In quel caso viene emanato un provvedimento scritto e motivato di “respingimento immediato”.
Non sono, con ogni probabilità, immigrati arrivati via mare in Italia: nel 2017 molti dei respinti alla frontiera, ad esempio, sono stati cittadini albanesi. Per chi sbarca, infatti, il respingimento – quando disposto – è quasi sempre “differito” e operato per ordine del Questore. E infatti, come abbiamo visto, la Polizia di Stato inserisce i “respinti dai Questori” tra quei 6.849 espulsi e allontanati con esecuzione forzata.
Il respingimento differito viene disposto quando lo straniero irregolare ha bisogno di soccorso (come capita spesso per i migranti che affrontano la traversata del Mediterraneo sui barconi) oppure se è riuscito a evitare i controlli di frontiera e viene fermato successivamente (in “quasi flagranza”) nelle sue vicinanze.
Un trend in crescita
Nel 2016 i numeri degli espulsi o allontanati è stato un po’ inferiore a quelli dell’anno scorso, anche se il numero di arrivi via mare era stato superiore181.436 nel 2016 e 119.310 nel 2017).
Secondo la Polizia di Stato, quell’anno furono infatti rimpatriate 20.392 persone, di cui 6.200 con esecuzione forzata (e di questi 2.748 con la scorta delle forze dell’ordine italiane). Gli stranieri respinti alla frontiera nel 2016 furono poi 10.218.
Conclusione
Salvini ha ragione, in sostanza: l’anno scorso c’è stato un calo negli arrivi via mare in Italia, e le “espulsioni” (o “respingimenti differiti”) sono circa settemila, in aumento rispetto al 2016.
Il numero di 21.555 rimpatri – che comprende anche 1.597 cittadini europei – è infatti aumentato da quasi 12 mila “respingimenti immediati”, che però non riguardano tanto i migranti sbarcati, quanto quelli arrivati alle frontiere terrestri (molti di loro nel 2017, ad esempio, sono stati cittadini albanesi).
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it