Il deputato ed ex ministro di Forza Italia Renato Brunetta ha scritto lo scorso 15 maggio su Twitter: “Le 3 proposte economiche principali di Lega-M5s (Reddito di cittadinanza, Flat Tax al 15% e abolizione della Fornero) costerebbero circa 100 miliardi di euro all’anno, pari al 5,5% Pil italiano. Queste politiche, se adottate, porterebbero ad un drammatico deterioramento deficit pubblico”.
Brunetta cita come fonte Oxford Economics, prestigiosa società di ricerca che elabora previsioni economiche, talvolta anche per i governi. Abbiamo verificato e si tratta di stime attendibili.
La previsione di Oxford Economics
Già nell’introduzione al report – scaricabile per gli iscritti al portale –, redatto dall’economista Nicola Nobile - ritroviamo le cifre e alcune espressioni riprese letteralmente da Brunetta.
Scrive infatti Oxford Economics: “I due partiti [Lega e M5S n.d.r.] sono d’accordo su tre proposte economiche principali: un cambiamento nel sistema di protezione sociale [il reddito di cittadinanza n.d.r.], un taglio radicale alla tassazione sul reddito e una revisione della riforma pensionistica del 2011 [la riforma Fornero n.d.r.]. Queste misure hanno un costo di circa 100 miliardi di euro all’anno (5,5% del Pil). Se attuate porterebbero a un drammatico deterioramento del deficit”.
Ma, ancora secondo Oxford Economics, “è improbabile che i mercati e la Commissione europea apprezzino simili proposte, quindi ci aspettiamo che vengano annacquate per rispettare il limite [del rapporto deficit/Pil n.d.r.] del 3%”.
Le stime di Carlo Cottarelli
Possiamo affiancare alle stime di Oxford Economics quelle di Carlo Cottarelli, economista e già commissario alla spending review nel governo Letta, e del suo Osservatorio sui conti pubblici italiani istituito presso l’università Cattolica.
Secondo l’Osservatorio CPI, il reddito di cittadinanza avrebbe un costo stimato pari a 14,9 miliardi. Il numero proviene dall’Istat, ma bisogna dire che l’Inps ha una stima diversa e maggiore, come avevamo spiegato qui.
La flat tax voluta dal centrodestra – cioè con aliquota unica al 23% e no tax area fino a 12 mila euro - è una proposta diversa da quella della sola Lega, che vorrebbe un’aliquota unica al 15%, e che sarebbe dunque più costosa. Cottarelli dà una stima del costo solo della prima versione, che ammonterebbe a 64 miliardi di euro. Secondo una stima riportata in un articolo del Sole 24 Ore nel gennaio 2018, a firma di Gianni Trovati, il costo di una flat tax al 15% sarebbe di 102 miliardi di euro l’anno.
L’abolizione della riforma Fornero, infine, avrebbe un costo di 21 miliardi di euro all’anno. Una stima, questa, che avevamo verificato anche noi in passato e trovato corretta.
Il costo totale delle tre proposte dipende da alcune variabili: se consideriamo la flat tax al 15% e le stime Inps sul reddito di cittadinanza, arriviamo a circa 160 miliardi di euro. Se invece consideriamo la flat tax nella sua versione al 23% e le stime Istat sul reddito di cittadinanza, arriviamo a 90 miliardi. Siamo comunque vicini alle stime di Oxford Economics.
Le stime di Roberto Perotti
Anche un altro economista italiano, ed ex consigliere economico di Matteo Renzi tra il 2014 e il 2015, Roberto Perotti, ha elaborato per Repubblica delle stime sul costo delle promesse elettorali dei partiti.
Secondo i calcoli di Perotti la “stima realistica” del costo del reddito di cittadinanza è di 29 miliardi di euro all’anno.
La flat tax costerebbe poi tra i 50 e i 72 miliardi di euro all’anno in minori entrate, e l’azzeramento della riforma Fornero tra gli 11 e i 15 miliardi di euro all’anno.
Dunque il costo totale delle tre proposte, secondo Perotti, oscilla da un minimo di 90 miliardi di euro a un massimo di 116 miliardi di euro. Di nuovo grandezze compatibili con le stime di Oxford Economics.
Conclusione
Brunetta cita correttamente le stime di Oxford Economics sul costo delle tre principali proposte economiche di Lega e Movimento 5 Stelle: circa 100 miliardi di euro all’anno.
Sono stime oltretutto sostanzialmente in linea con quanto già pronosticato negli ultimi mesi da diversi altri esperti, in particolare dall’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli e Roberto Perotti.
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