In un tweet del 2 maggio, l’ex responsabile Economia del Pd e ora membro di LeU Stefano Fassina ha sostenuto che “dal 2014, Pil e occupazione in Italia crescono la metà della media dell’Eurozona".
Si tratta di un’affermazione imprecisa, soprattutto per quanto riguarda gli anni più recenti.
La crescita del Pil
Il Pil italiano – secondo i dati più recenti diffusi dalla Commissione europea nel Winter 2018 Economic Forecast – è cresciuto dello 0,1% nel 2014, dell’1% nel 2015, dello 0,9% nel 2016 e dell’1,5% nel 2017.
Negli stessi anni, la crescita media del Pil nell’Eurozona (i 19 Stati membri dell’Ue che hanno adottato l’euro) è stata dell’1,3% nel 2014, del 2,1% nel 2015, dell’1,8% nel 2016 e del 2,4% nel 2017.
Dunque si può dire che la crescita del Pil italiano sia stata addirittura meno di un decimo della media dell’Eurozona nel 2014, la metà scarsa nel 2015, la metà precisa nel 2016 e circa i due terzi nel 2017. Un gap che dunque è andato riducendosi in questi ultimi quattro anni.
Anche nel 2018, secondo le previsioni della Commissione, il Pil dell’Italia dovrebbe avere una crescita pari a circa i due terzi di quella dell’Eurozona, attestandosi ancora all’1,5% contro il 2,3% di media dei 19 Stati dell’Euro.
Se guardiamo al miglioramento del dato sulla crescita, il passaggio dallo 0,1% del 2014 all’1,5% del 2017/2018 del Pil italiano è maggiore rispetto al passaggio della media europea dall’1,3% del 2014 al 2,4%/2,3% del 2017/2018. Mentre l’Unione nel suo insieme ha aumentato la crescita di un punto circa, l’Italia ha recuperato un punto e mezzo.
Se poi guardiamo al Pil a valori concatenati (fatto 100 il Pil del 2010), è vero che la crescita di quello italiano negli ultimi quattro anni sia stata la metà (scarsa) della crescita del Pil dell’Eurozona. Il Pil italiano era infatti a 96,2 punti nel 2014 e 99,4 nel 2017, con una crescita di 3,2 punti; il Pil medio dell’Eurozona era 101,8 punti nel 2014 e 108,3 nel 2017, con una crescita di 7,5 punti.
In ogni caso la crescita del Pil italiano resta la più bassa in tutta l’Unione Europea nel 2017, e nel 2018 dovrebbe fare peggio di noi – secondo le previsioni – solo il Regno Unito (+1,4%).
La crescita dell’occupazione
Passiamo al tasso di occupazione. Nella fascia di età 20-64 anni, secondo Eurostat, in Italia la cifra è rimasta negli ultimi anni intorno al 60 per cento: si attestava al 59,9% nel 2014, al 60,5% nel 2015, al 61,6% nel 2016 e al 62,3% nel 2017.
Se guardiamo agli aumenti annuali, il valore è cresciuto dello 0,6% nel 2015 rispetto all’anno precedente, dell’1,1% nel 2016 e dello 0,7% nel 2017.
Nel frattempo, il tasso medio di occupazione nell’Eurozona è stato sempre quasi di dieci punti maggiore: del 68,2% nel 2014, del 69% nel 2015, del 70% nel 2016 e del 71% nel 2017.
Ma se guardiamo ai valori di crescita, la situazione europea non è così lontana: il tasso di occupazione è aumentato dello 0,8% nel 2015 rispetto all’anno precedente e dell’1% sia nel 2016 che nel 2017.
Cioè il tasso italiano è stato tre quarti di quello medio dell’Eurozona nel 2014, il 10% in più nel 2015 e i due terzi abbondanti nel 2017.
Il miglioramento complessivo del tasso di occupazione italiano, cioè il passaggio dal 59,9% del 2014 al 62,3% del 2017 (+2,4 punti percentuali) è leggermente inferiore – di un sesto – rispetto al passaggio della media europea dal 68,2% del 2014 al 71% del 2017 (+2,8 punti percentuali).
Il dato italiano è poi il più basso di tutta l’Unione europea, a parte la Grecia, che nel 2017 aveva un tasso di occupazione pari al 57,8% (pur in sensibile crescita rispetto al 53,3% del 2014).
Conclusione
Nel complesso, la dichiarazione di Fassina è sostanzialmente corretta per quanto riguarda il Pil, mentre sul fronte occupazionale le cose stanno un po’ meglio. È vero infatti che il Pil italiano ha avuto una percentuale di crescita pari alla metà della media dell’Eurozona nel 2015 e nel 2016 e che nel 2014 la situazione era decisamente peggiore (il rapporto era di uno a 13); ma nel 2017 e nel 2018 la crescita del Pil italiano dovrebbe essere pari ai due terzi di quella del Pil medio dell’Eurozona.
Il tasso di occupazione medio dell’Eurozona, poi, è migliorato nell’arco dei quattro anni presi in considerazione più di quello dell’Italia, ma il rapporto non è di due a uno. Anzi, nel 2016 addirittura il miglioramento del tasso di occupazione in Italia è stato superiore a quello del tasso medio dell’Eurozona.
In ogni caso, l’Italia resta ultima in tutta l’Unione europea per crescita del Pil nel 2017 (e nel 2018 dovrebbe essere penultima, davanti al solo Regno Unito), e penultima per tasso di occupazione nel 2017 davanti alla sola Grecia.
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