Il 24 aprile, il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda ha scritto su Twitter: “Il M5S a Bruxelles ha provato oggi a far passare una risoluzione che chiedeva la chiusura immediata dell’ILVA e la sua riconversione su “energie rinnovabili”?! Al di là dei pezzi di carta e dei tatticismi sulle cose vere restano distanze siderali”.
Dal 2012, l’acciaieria Ilva di Taranto torna spesso al centro della cronaca nazionale: quell’anno la magistratura aveva disposto il suo sequestro e l’arresto di alcuni dirigenti, accusati di aver perseguito un’attività nociva per l’ambiente ben oltre i limiti di legge. Nel 2014, lo stabilimento siderurgico era stato commissariato e ancora oggi non è chiaro quale sarà il suo futuro e quello dei suoi 14 mila dipendenti.
Il ministro, che segue da tempo la vicenda, ha ribadito con il suo messaggio sull’ILVA anche, indirettamente, la sua presa di posizione contro un’eventuale alleanza di governo (“distanze siderali”) tra il Movimento Cinque Stelle e il Partito Democratico, al quale si era iscritto lo scorso marzo. Secondo Calenda, i programmi delle due forze politiche sono troppo diversi per consentire un accordo a livello nazionale.
Ma ha ragione Calenda a dire che il M5S ha proposto in sede europea la chiusura immediata dello stabilimento siderurgico di Taranto e una sua riconversione alle rinnovabili? Siamo andati a verificare.
Cosa è successo a Bruxelles
Il 25 aprile, il Blog delle Stelle ha pubblicato un articolo intitolato "L'Ilva nuoce gravemente alla salute, ma non può essere riconvertita. Parola di Parlamento europeo", firmato da Rosa d'Amato, parlamentare europea del M5s. L'articolo sembra confermare le parole di Calenda. L'autrice scrive infatti che "con un voto beffa è stata bocciata la riconversione industriale immediata dello stabilimento", e che "gli stessi europarlamentari di Peti (Commissione per le petizioni) hanno bocciato gli emendamenti che avevamo presentato. Quest'ultimi prevedevano il blocco dell'attività industriale inquinante".
Prima precisazione: non stiamo parlando di un voto dell'aula dell'Europarlamento, ma di una delle sue commissioni. D'Amato fa infatti riferimento a un voto del 24 aprile in Commissione per le petizioni (Peti). Quest'ultima ha competenza sulle petizioni firmate dai cittadini e residenti europei; se necessario, può organizzare audizioni e missioni per approfondire le richieste. In questa sede, all'ordine del giorno del 24 aprile c'era anche la votazione per approvare le raccomandazioni contenute nel resoconto della missione conoscitiva avvenuta all'Ilva di Taranto il 18 e 19 luglio 2017.
La missione era stata autorizzata il 15 maggio 2017 dall'ufficio di Presidenza del parlamento europeo. Il suo obiettivo era "incontrare gli autori delle petizioni, i cittadini locali e le Ong che le sostengono, le autorità nazionali, regionali e locali" e "i responsabili amministrativi e tecnici d'Ilva ed Eni".
Tra i cinque partecipanti alla missione, c'erano anche la presidente della Commissione petizioni Cecilia Wikstrom, l'europarlamentare del Pd Andrea Cozzolino e l'europarlamentare del M5s Eleonora Evi. La delegazione ha pubblicato il 31 gennaio 2018 un resoconto che conteneva 14 raccomandazioni per la Commissione europea e per le autorità nazionali, regionali e locali. Oggetto della votazione del 24 aprile sono stati appunto gli emendamenti proposti dai membri della Commissione Peti sulle raccomandazioni del resoconto e la successiva approvazione del documento modificato.
Come è andata la votazione e cosa aveva proposto il M5s
l "Progetto di resoconto di missione e raccomandazioni" è stato approvato con 25 voti favorevoli e due contrari, quelli delle due europarlamentari del M5s Eleonora Evi e Rosa D'Amato (qui, dal minuto 21:10, è disponibile il video della votazione). Quest'ultime avevano presentato nove dei 21 emendamenti presentati alle raccomandazioni contenute nel testo. Quali sono quelli che fanno riferimento alla chiusura dell'Ilva e alla sua riconversione sulle energie rinnovabili?
L'emendamento numero 2 chiedeva di modificare la raccomandazione 3, che sottolineava "la necessità urgente e tassativa di ottemperare a tutte le prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale". Per il M5s, questa proposta andava modificata con l'introduzione della frase: "Bloccando la prosecuzione dell'attività industriale inquinante dell'Ilva", ossia la sua chiusura momentanea. L'emendamento numero 15, invece, suggeriva di introdurre nella raccomandazione 10 che l'Ilva abbandonasse "immediatamente i modelli industriali inquinanti operanti nell'area tarantina, realizzando un piano di riconversione industriale incentrato sulla produzione e l'uso delle energie rinnovabili".
Entrambi i due emendamenti sono stati respinti.
Che cosa dice il rapporto
In sostanza, il rapporto definitivo stabilisce che la salute dei residenti della zona resterebbe a rischio su livelli inaccettabili anche se si rispettassero gli standard di tutela ambientale definiti dai provvedimenti del ministero dell'Ambiente (AIA 2011 e 2012 ) e dal Piano approvato dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri il 14 marzo 2014.
Conclusione
Carlo Calenda riporta correttamente le proposte fatte dal M5s in una commissione del Parlamento europeo per quanto riguarda lo stabilimento siderurgico di Taranto: l'interruzione delle sue attività e un progetto di riconversione centrato sulle energie rinnovabili. I due emendamenti, che riguardano le raccomandazioni da allegare alla relazione di una visita di alcuni europarlamentari allo stabilimento parecchi mesi fa, sono stati respinti dalla Commissione petizioni dell'Europarlamento il 24 aprile.
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