Intervistato su Radio Capital, nel corso del programma “Circo Massimo”, lo scorso 21 febbraio Matteo Renzi ha dichiarato (1h 10m 50s): “Quando l’Italia aveva -2% di Pil, gli altri avevano il segno più. Oggi questo differenziale si è molto ridotto, c’erano due punti di distanza rispetto agli altri Paesi europei, oggi ci sono appena alcuni decimali”.
Si tratta di un’affermazione errata.
La situazione nel 2013
Con l’espressione “quando l’Italia aveva -2% di Pil”, Renzi si riferisce al 2013. Già in passato infatti l’ex presidente del Consiglio ha arrotondato il dato di quell’anno (-1,7%) alla cifra tonda.
Vediamo dunque i dati relativi al 2013 sull’andamento del Pil nei vari Stati europei secondo Eurostat, il servizio statistico della Commissione europea. Oltre all’Italia (appunto -1,7%) avevano il segno meno ben dieci Paesi:
Cipro | -6% |
Grecia | -3,2% |
Spagna | -1,7% |
Italia | -1,7% |
Portogallo | -1,1% |
Croazia | -1,1% |
Slovenia | -1,1% |
Finlandia | -0,8% |
Repubblica Ceca | -0,5% |
Olanda | -0,2% |
Belgio | -0,1% |
Dunque anche Paesi di grandi dimensioni, come la Spagna, o caratterizzati da un’economia tradizionalmente forte, come la Finlandia e l’Olanda, avevano il segno meno davanti al Pil nel 2013. L’affermazione di Renzi è dunque sbagliata.
La distanza dagli altri Paesi europei
Quanto alla “distanza” dagli altri Paesi europei, nel 2013 la media di crescita del Pil nei 28 Stati dell’Unione era +0,2%. Dunque è vero che, rispetto al -1,7% dell’Italia, la distanza fosse allora di quasi due punti.
Nel 2017 – sempre secondo Eurostat – la media della crescita del Pil nei 28 Stati, considerando dunque anche il Regno Unito, è stata del 2,4%. Il Pil italiano quell’anno è invece cresciuto dell’1,5%. Dunque la distanza è di quasi un punto, più degli “alcuni decimali” citati da Renzi.
Conclusione
Renzi sbaglia a sostenere che quando l’Italia era in recessione nel 2013, col Pil a -1,7% (-2% nelle parole del segretario democratico), gli altri Paesi avessero il segno più: molti Stati erano infatti in una situazione simile a quella italiana.
Esagera poi la riduzione del divario dal resto d’Europa, che pure c’è stata nel corso degli ultimi cinque anni. Non siamo passati, come sostiene Renzi, da “due punti ad alcuni decimali”, bensì da “quasi due punti a quasi un punto”. Si può dire che abbiamo dimezzato la distanza, ma non che l’abbiamo quasi annullata.
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