Lo scorso 24 gennaio il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, parlando a Davos alla riunione del World Economic Forum, ha dichiarato: “Un anno fa il Fondo Monetario Internazionale dava la crescita italiana a un magro 0,7% per il 2017. Poi è stata dell’1,6%, il doppio secondo lo stesso FMI”.
Si tratta di un’affermazione corretta.
Le stime del FMI
Le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale per il 2017, contenute nel World Economic Outlook di gennaio 2017, attribuivano all’Italia una crescita stimata del Pil dello 0,7% per quell’anno (e dello 0,8% per il 2018).
Nell’ultimo World Economic Outlook del FMI, diffuso lo scorso 22 gennaio proprio in occasione del vertice di Davos, il dato relativo al 2017 è effettivamente dell’1,6%, più del doppio di quanto pronosticato un anno prima dal Fondo Monetario Internazionale stesso. Anche per il 2018 le stime sono state riviste al rialzo, portando la crescita prevista del Pil all’1,4%.
Dunque Gentiloni ha ragione.
Un confronto
Nel rapporto del FMI, in particolare, si legge che “l tassi di crescita per molte economie dell’area euro sono state riviste al rialzo, in particolare per Germania, Italia e Olanda, il che deriva da una fase di domanda interna più forte e domanda esterna più elevata”.
Per la Germania le previsioni sono passate, dal gennaio 2017 al gennaio 2018, da una crescita prevista del Pil per l’anno da poco concluso dell’1,5% al 2,5%.
Per l’Olanda, che non fa parte dei Paesi europei i cui dati vengono analizzati specificamente dal rapporto del FMI di gennaio, possiamo confrontare il database di ottobre 2016 con quello di ottobre 2017: risulta che la crescita prevista per il 2017 è passata dall’1,6% al 3%, poco meno che raddoppiata.
Quindi anche tra i tre Paesi dell’area euro citati come quelli la cui crescita è andata particolarmente al di là delle previsioni, l’Italia è quello che ha avuto un aumento maggiore in termini relativi, più che raddoppiando la crescita del Pil rispetto ai pronostici del FMI (l’Olanda ha poco meno che raddoppiato e la Germania ha visto un aumento rispetto alle stime di un anno fa del 66,6%).
La classifica europea
Nonostante queste buone prestazioni, l’Italia resta comunque nelle ultime posizioni in Europa in quanto a crescita del Pil.
Secondo le previsioni di autunno 2017 della Commissione europea l’Italia nel 2017 sarebbe cresciuta dell’1,5% (lo 0,1% in meno di quanto da ultimo previsto dal FMI). Questo colloca Roma all’ultima posizione, insieme al Regno Unito, subito dietro a Francia (+1,6%), Grecia (+1,6%) e Belgio (+1,7%).
Tutti gli altri Paesi stanno sopra il 2% (tra cui la Germania, all’epoca stimata al 2,2%). La media della crescita del Pil nella Ue a 28 è del 2,3% e nell’area euro del 2,2%.
Il quadro è sostanzialmente lo stesso – pur con alcune lievi divergenze – se guardiamo ai dati completi del FMI di ottobre 2017: l’Italia è sempre in ultima posizione.
Le preoccupazioni
L’Italia viene poi citata ancora nell’ultimo rapporto del FMI quando, tra i fattori di incertezza “non economici”, si parla delle prossime elezioni in una serie di Paesi.
Nel rapporto si legge: “le previsioni globali di medio periodo sono rese incerte da tensioni geopolitiche, in particolare in Asia orientale e in Medio Oriente. L’incertezza politica è poi un altro fattore di rischio per l’implementazione delle riforme o per il ri-orientamento delle agende politiche, alla luce delle imminenti elezioni in diversi Paesi (quali Brasile, Colombia, Italia e Messico)”.
Conclusione
Gentiloni fa un’affermazione esatta: il Fondo Monetario Internazionale esattamente un anno fa attribuiva all’Italia una crescita del Pil per quell’anno dello 0,7%. Dodici mesi dopo lo stesso rapporto del FMI segna invece per il Paese una crescita dell’1,6%, più del doppio.
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